Abbiamo evitato il peggio — per ora

All’indomani del voto che ha sancito la vittoria dei partiti “pro-memorandum”, la stampa europea tira un sospiro di sollievo: per il momento l’ipotesi di un’uscita della Grecia dall’eurozona sembra essere scartata. Ma la crisi che attanaglia la moneta unica è ben lontana dall’essere risolta.

Pubblicato il 18 Giugno 2012 alle 15:07

Secondo Jornal de Negócios le elezioni hanno contribuito alla “disperazione dell’Europa”, e le posizioni dei principali partiti sembrano talmente inconciliabili che “non si escludono nuove elezioni”. “Più tempo passa senza che riusciamo a vincere la crisi che ha colpito l’unione monetaria e più è probabile che ci ritroveremo in una situazione traumatica”, scrive il quotidiano, secondo cui

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La soluzione si trova da qualche parte tra chi difende i greci e chi difende i tedeschi. Ma una soluzione alla crisi che rispetti i valori europei non sembra più praticabile. L’Europa si è spaccata tra le società con valori ‘giusti’, ovvero quelle del nord, e le società con valori ‘sbagliati’, vale a dire quelle del sud. In questo modo non può esistere una soluzione tecnica per salvare il progetto europeo.

La Frankfurter Rundschau si rammarica del fatto che i greci non abbiano ancora avuto la possibilità di decidere la loro sorte. Durante la campagna elettorale né i partiti politici greci né l’Unione europea hanno osato mettere i cittadini davanti al prezzo da pagare per la loro scelta:

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Il vincitore Antonis Samaras non ha nulla da festeggiare. In men che non si dica dovrà formare un governo che avrà una missione impossibile. Già entro giugno lo stato greco dovrà trovare miliardi di euro per pagare salari e pensioni, e al più tardi in agosto i creditori internazionali chiederanno di essere rimborsati. La triste verità è che i greci, fino a ieri animati da una disperata fierezza contro il diktat di austerity imposto dall’Europa, oggi si presentano come mendicanti. […] L’Ue non lascerà loro molto margine di manovra. Abbiamo sprecato la grande opportunità che ci offrivano queste elezioni: la possibilità di ottenere una legittimità politica per la direzione che prenderà la Grecia nella crisi del debito.

“La Grecia si aggrappa all’euro; la Spagna respira”, titola La Vanguardia. Sul quotidiano di Barcellona l’editorialista Enric Juliana afferma che

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si è imposta la logica profonda del sistema di potere europeo, un impero blando e bizzarro con capitale Berlino. […] In occasione di elezioni che hanno rimesso in causa il concetto classico di sovranità nazionale, la società greca ha votato per i sacrifici senza liberarsi della sua collera. […] I sospiri di sollievo di ieri sono stati particolarmente profondi in Spagna e Italia, i due paesi più vicini all’abisso del debito pubblico. Questa settimana si annunciano due elementi di stabilità: il voto della Grecia a favore dell’euro e la pubblicazione degli audit esterni sulle banche spagnole e italiane, che potrebbero contribuire a una riduzione sostanziale dell’incertezza.

“Il messaggio che arriva da Atene, come quello partito da Dublino [in occasione del referendum del 31 maggio sul patto di bilancio], apre uno spiraglio di speranza nel grande dibattito sulla contrapposizione tra democrazia e mercati che fa da sfondo alle convulsioni europee”, scrive la Repubblica. “Grecia: resteremo nell’euro”, titola il quotidiano romano, sottolineando che

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Dopo aver assistito alla crescita esponenziale delle pulsioni populiste e nazionaliste alimentate dalla crisi economica, l’Europa può cominciare a sperare che la democrazia sia in grado di dare risposte adeguate anche a sfide complesse e difficili come è quella della crisi dei debiti sovrani. Di fronte alle sirene del populismo e della rabbia, i greci hanno scelto la strada più in salita, ma anche l’unica che mantiene aperte le speranze di un futuro diverso e migliore. Non era affatto scontato. E certamente una larga parte dell’establishment finanziario mondiale aveva scommesso su un esito diverso e più ‘facile’, speculando sul possibile contagio alla Spagna e all’Italia che una uscita della Grecia dall’euro avrebbe innescato. […] L’unico vero pericolo che può venire dal responso delle urne greche è che Berlino si illuda di aver superato un’ennesima emergenza e creda di poter ancora prendere tempo. Il tempo è scaduto. Ieri lo hanno spiegato gli elettori greci. Oggi lo spiegheranno i capi di governo del G20, americani in testa. Al prossimo vertice del 28 giugno toccherà a Draghi, Monti e Hollande farlo capire alla Cancelliera. Non sarà facile, ma non possono permettersi di fallire.

I risultati delle elezioni greche mettono nuovamente a nudo una profonda divisione, scrive Koen Vidal, caporedattore della sezione esteri di De Morgen. Vidal sottolinea che appena terminato il voto, gli investitori hanno cominciato a speculare sulla possibilità di nuove elezioni:

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Forse uno dei più grandi problemi della crisi greca è proprio questo: va avanti in un clima di confronto ed esplosività. Sono in molti a temere tensioni ed episodi di violenza tra greci. […] Ma si fa sentire anche l’antagonismo tra Grecia e resto d’Europa […] Questa atmosfera di opposizione e tensione ha come risultato un clima emotivo in cui i politici, gli investitori e i cittadini sono facilmente tentati da azioni stupide. […] Per uscire da questa crisi bisognerebbe mettere fine a questo scenario. Lasciare raffreddare la situazione, anche se non è affatto facile.

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