Bruxelles libera gli ogm?

La Commissione vuole dare agli stati l'autorità di bandire autonomamente gli ogm. L'obiettivo è ottenere in cambio la fine dell'ostruzionismo a livello comunitario.

Pubblicato il 10 Giugno 2010 alle 14:13

Forse la Commissione europea ha trovato il modo di sbloccare l'annosa questione degli ogm. Il vecchio continente, piuttosto reticente ad accettare le colture geneticamente modificate, ne coltiva solo 100mila ettari rispetto ai 134 milioni del resto del mondo. E il presidente della Commissione José Manuel Barroso non ha mai nascosto di voler mettere fine a questa eccezione.

Bruxelles esamina la possibilità di dare maggiore libertà agli stati, offrendo loro la possibilità di vietare in modo autonomo le coltivazioni di sementi ogm, anche se sono autorizzate a livello europeo. In cambio, i paesi ostili alle biotecnologie dovranno smettere di bloccare l'approvazione di nuove varietà transgeniche. Una proposta più concreta sarà fatta in luglio dal commissario per la salute, John Dalli. La proposta dovrà in seguito essere approvata dal Consiglio e dal Parlamento europeo. Ma la Francia ha chiesto che l'argomento sia affrontato già venerdì 11 giugno, in occasione di un consiglio sull'ambiente che si terrà a Lussemburgo.

Ma di cosa si tratta esattamente? Dalli vuole modificare la legislazione attuale in modo da permettere agli stati di vietare gli ogm senza essere obbligati a prevedere clausole di salvaguardia. Una clausola derogatoria ("opt-out") dovrebbe essere introdotta e i governi potranno invocarla senza una giustificazione particolare per vietare questa o quella coltivazione. L'obiettivo è chiaro: preservare l'attuale sistema europeo di autorizzazione degli ogm, dando comunque la possibilità agli stati membri di avere maggiore autonomia, soprattutto politica. A questo livello le clausole di salvaguardia devono infatti essere motivata per ragioni sanitarie o ambientali. E quando non lo sono, l'Unione europea si espone alle denunce presso l'Organizzazione mondiale del commercio (Wto).

In marzo il collegio dei commissari europei aveva messo fine al blocco, approvando la coltivazione della patata Amflora, la seconda autorizzazione in Europa dopo quella del mais Mon 810 della Monsanto. Un via libera molto criticato dagli ambientalisti. In quell'occasione Dalli aveva promesso di precisare entro l'estate il suo punto di vista sul dispositivo europeo. Gli eurocrati osservano che il quadro attuale non ha impedito a otto paesi, tra cui Francia, Austria, Germania e Ungheria, di opporsi alla coltivazione di ogm sul loro territorio attraverso una clausola di salvaguardia. In quattro casi la Commissione ha cercato di ottenere la fine dei divieti, la cui validità scientifica è contestata dall'Autorità europea di sicurezza alimentare (Efsa), ma gli stati hanno respinto queste proposte.

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Battaglia sulla clausola

Il nuovo approccio mira a combinare la modifica del quadro legislativo attuale con una nuova raccomandazione sulla coesistenza delle coltivazioni ogm e non. La Commissione cerca inoltre di ridurre l'impatto di questa riforma sul mercato interno: la commercializzazione e gli scambi di prodotti ogm non dovrebbero subire limitazioni poiché l'"opt-out" riguarda solo le coltivazioni. "Lo scambio di semi ogm autorizzati [...] deve rimanere libero nel quadro del mercato interno", indicano i documenti della Commissione, che non prevede di ristrutturare l'Efsa, il cui funzionamento aveva sollevato numerose critiche. Parigi per esempio vuole che queste nuove proposte non ostacolino la tabella di marcia adottata all'unanimità dagli stati membri sotto la presidenza francese dell'Unione alla fine del 2008 per rivedere più in profondità il processo di autorizzazione e di funzionamento dell'Efsa.

Il ministero dell'agricoltura francese è contrario all'introduzione del principio sussidiarietà sulla coltivazione di ogm, che potrebbe introdurre delle distorsioni alla concorrenza. Al ministero dell'ecologia si insiste invece sull'obiettivo della clausola di salvaguardia: essere sicuri di poter coltivare senza rischi di contaminazione.

Arnaud Apoteker di Greenpeace Francia ritiene che dietro il loro aspetto "seducente" queste proposte rappresentino una trappola: "Il testo esprime chiaramente l'intenzione di accelerare le autorizzazioni. Ma attualmente la valutazione degli ogm non è fatta in modo soddisfacente". Per James Borel, vicepresidente esecutivo del gruppo agrochimico americani DuPont, la proposta di Bruxelles rappresenta "un grande passo avanti", anche se non è "perfetta". Tre richieste di autorizzazione sono già sul tavolo del commissario Dalli per il mais Bt 11 del gruppo svizzero Syngenta, Bt 1507 del gruppo americano Pioneer (filiale della DuPont) e Mon 810 dell'americana Monsanto, per il rinnovo della sua autorizzazione. (adr)

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