Analisi L'Italia a destra?

Giorgia Meloni al potere in Italia: una vittoria tanto straordinaria quanto banale

I partiti e le idee di estrema destra sono da anni parte integrante della politica europea: per questo l’ascesa al potere in Italia della postfascista Giorgia Meloni in Italia non condizionerà la politica estera ed economica dell’Ue, ritiene il politologo Cas Mudde.

Pubblicato il 30 Settembre 2022 alle 08:00

Il primo capo di governo di estrema destra nell’Europa occidentale del Dopoguerra sarà una donna: Giorgia Meloni. Alle elezioni del 25 settembre scorso la coalizione da lei guidata ha ottenuto circa il 44 per cento dei voti. A causa di un sistema elettorale che distribuisce i seggi in modo non proporzionale al numero di voti, e per via della mancata alleanza elettorale tra il Partito democratico e il Movimento 5 stelle, la destra avrà una netta maggioranza in parlamento.

Il cambiamento più importante di questo scrutinio riguarda le dinamiche di potere interne al blocco di destra. Fino al 2018 la coalizione era dominata da Silvio Berlusconi, personaggio sicuramente problematico da diversi punti di vista, ma certamente non un politico di estrema destra. Nel 2018 la Lega di Matteo Salvini ha superato il partito di Silvio Berlusconi, Forza Italia. 

Oggi, invece, sono i post-fascisti di Fratelli d’Italia a dominare la coalizione.

Questa  vittoria netta della destra alimenterà la frenesia dei mezzi d’informazione, che insistono sul leitmotiv dell’ascesa dell’estrema destra in Europa. Si tratta, pertanto, di analisi non corrette e, in parte, antistoriche. 

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In primo luogo, queste analisi ignorano le tante sconfitte elettorali dei partiti di estrema destra alle elezioni recenti di alcuni paesi, tra cui Germania, Norvegia e Slovenia. In secondo luogo, va detto che i partiti di estrema destra si sono affermati nella politica europea già all’inizio del secolo, in alcuni casi andando al governo.

Se c’è qualcosa degno di nota nelle vittorie recenti di FdI e dei Democratici svedesi, è che entrambi i partiti hanno le loro radici ideologiche e organizzative nel (neo)fascismo. Ma, ancora, non si tratta certo di un caso unico: era così anche per Alleanza nazionale, il predecessore di FdI, che ha fatto parte dei primi governi di Berlusconi, prima di fondersi con Forza Italia.

E, cosa più importante, dal punto di vista ideologico il partito di Meloni e i Democratici svedesi non sono né più radicali né più moderati di altri partiti populisti di destra, come il Partito della libertà austriaco o il Rassemblement national in Francia.

Allo stesso modo, le teorie di chi sostiene che il nuovo governo italiano di estrema destra influenzerà in maniera significativa l’Ue, o addirittura che possa  rappresentare una vittoria per il presidente russo Vladimir Putin, non solo sono esagerate, sono chiaramente sbagliate. 


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È vero, Meloni e Salvini hanno a lungo sostenuto Vladimir Putin. Entrambi, pero’, hanno rivisto al ribasso la loro opinione da quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Cosa più importante: la coalizione è dominata da FdI, che al Parlamento Ue fa parte dei Conservatori e riformisti europei, un gruppo politico dominato dal partito polacco Diritto e giustizia, molto critico nei confronti di Putin.

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