Chi minaccia i musei d’Europa?

I recenti furti in Francia hanno richiamato l'attenzione sull'attività dei ladri di opere d'arte, che riescono quasi sempre a rimanere nell'ombra.

Pubblicato il 27 Agosto 2010 alle 14:42

Lo spettacolare furto con scasso al Museo di arte moderna di Parigi che a maggio ha fruttato un bottino del valore di cento milioni di euro, e il processo di tre uomini a giugno per l’audace furto nell’appartamento di una nipote di Picasso sulla Rive Gauche hanno dimostrato quanto i grandi capolavori siano vulnerabili ai ladri.

L’identità dei responsabili è restata in entrambi i casi ignota – il processo ai tre infatti riguardava soltanto il reato di ricettazione – e al mondo dell’arte non resta altro che continuare a fare ipotesi sui furti e cercare le risposte a sconcertanti domande: chi c’è dietro la ventina di furti d’arte che si verificano ogni anno nei musei francesi? Come sperano i ladri di farla franca e di piazzare senza problemi opere facilmente riconoscibili di illustri artisti? E, cosa più importante, i tanto decantati musei non saranno coinvolti in qualche accordo con i delinquenti di professione?

Nell'oscuro mercato globale delle opere d’arte rubate, i molteplici musei francesi sono al primo posto come territorio di caccia: anche se il numero dei furti commessi è sceso rispetto al picco di ben 47 avvenuti nel 1998, la media dei furti commessi negli ultimi 15 anni nei musei è fissa sui 35 l’anno.

I furti hanno scatenato una ridda di teorie contrastanti che, in genere, puntano il dito contro il mutevole sottobosco di delinquenti che operano in gruppi fluidi e in costante evoluzione, condividono le informazioni sui possibili acquirenti e le opere disponibili in vendita, e studiano meticolosamente i musei prima di colpire.

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"I direttori dei musei si scervellano ogni giorno", ha detto Christophe Girard, vicesindaco di Parigi addetto alla cultura. "Si rendono conto che i colpi messi a segno sono opera di professionisti, e il valore delle opere d’arte prese di mira ormai è altissimo".

I più famosi musei di tutto il mondo, da Boston all’Egitto, sono tutti in allerta per i loro sistemi di sicurezza. Ma secondo l’Interpol – la polizia internazionale con sede a Lione, che nei propri database creati l’anno scorso ha oltre 35mila opere d’arte rubate – i due paesi più esposti alle razzie dei ladri sono la Francia e l’Italia, particolarmente ricche di tesori artistici.

Karl Heinz Kind, capo della divisione Opere d’arte rubate dell’Interpol, si fa beffe della teoria romantica alimentata da film come L’Affare Thomas Crown, in cui dietro i furti d’arte ci sono i ricchi collezionisti, e chiosa: “Pura fantasia”.

Al contrario – come starebbero a indicare sia il furto commesso al Museo di arte moderna di Parigi, sia quello nell’appartamento della nipote di Picasso – l’organizzazione pare essere un punto d’orgoglio per coloro che rubano opere d’arte. È quanto dichiara Robert Wittmann, ex agente dell’Fbi infiltratosi in una banda di delinquenti nel sud della Francia, fingendosi un ricco esperto d’arte di Filadelfia, che ha contribuito al recupero di un Monet e altri dipinti rubati a Nizza nel 2007.

Wittmann sostiene che alcuni ladri di opere d’arte abbiano legami con Brise de Mer, una gang corsa di delinquenti ormai decimata da una serie di sanguinosi regolamenti di conti, ma ritiene che in genere gli autori dei furti siano ladri di varia origine che vogliono soltanto impadronirsi di qualcosa di prezioso da rivendere. "Sono organizzati in modo approssimativo" dice Wittmann, autore del libro Priceless ("Senza prezzo"), nel quale descrive il suo lavoro sotto copertura. "Hanno cellule in tutto il paese e ognuna sa ciò che fanno le altre. Se un gruppo di Marsiglia trova un acquirente lo notifica anche alle altre. Nessuno è specializzato in qualcosa di particolare. Si tratta di ladri, niente di più".

Il difficile è vendere

Sono questi i responsabili del furto al Museo di arte moderna di Parigi? Charles Hill, ex detective di Scotland Yard specializzato in furti di opere d’arte, ha recuperato “L’urlo” di Munch dopo che la famosa tela era stata rubata nel 1994 dalla Galleria Nazionale di Oslo e un Vermeer sottratto da malviventi irlandesi in una villa inglese.

"Questi gruppi sono come una sequenza di Dna: sono tutti collegati tra loro e hanno rapporti stretti con i malviventi di altri paesi, come Belgio e Paesi Bassi, specializzati nella gestione e ricettazione di opere d’arte rubate". La polizia francese e gli inquirenti sono stati particolarmente reticenti e non hanno aperto bocca sulle indagini in corso a Parigi, ma hanno smentito il coinvolgimento di Brise de Mer.

A detta degli esperti, rubare un'opera d’arte è relativamente semplice. Decisamente più difficile è venderla, perché ciò richiede grande organizzazione. Di solito, secondo Wittmann, è al momento della vendita che i ladri cadono nella rete.

Un caso avvenuto di recente in Germania illustra i rischi legati alla commercializzazione delle opere rubate: quattro uomini, due dei quali avvocati, sono appena stati arrestati mentre cercavano di negoziare una ricompensa per la riconsegna di otto dipinti rubati da una banca privata di Düsseldorf, la Bankhaus Lampe, per un valore complessivo di 900mila euro. Quando nel 2008 hanno commesso il furto, i ladri non hanno lasciato traccia alcuna: nessuna irruzione con scasso, nessuna immagine video, porte sprangate come al solito.

A tutt’oggi – dice Girard del comune di Parigi – non è stata avanzata ancora nessuna richiesta di riscatto e il Museo di arte moderna cerca di ritornare alla sua routine di sempre. La sua spaziosa Galleria della scuola di Parigi – dove fu rubata la “Donna col ventaglio” di Modigliani – è stata ridipinta e le cornici sono state risistemate.

Benché da allora Parigi abbia rafforzato la sicurezza, in Francia qualcosa è rimasto immutato: a prescindere da ciò che hanno rubato, i ladri messi dietro le sbarre non rischiano mai una condanna superiore ai cinque anni di detenzione, standard variabile in tutta Europa.

Se a settembre al processo ci saranno delle condanne, dice Baratelli, l’avvocato che cura gli interessi della famiglia Picasso, i sospetti molto probabilmente dovranno scontare poco più di due anni di carcere. (traduzione di Anna Bissanti)

Schiele

Gli amanti ricongiunti

"Egon e Wally di nuovo insieme", titola Le Monde. Lunedì 23 agosto il ritratto di Wally Neuzil, modella e amante di Egon Schiele, ha raggiunto l'Autoritratto del pittore austriaco al museo Leopold di Vienna. Così termina "una delle più famose storie di opere d'arte trafugate dai nazisti". Il collezionista Rudolf Leopold si era dato da fare per recuperare il prezioso quadro, rubato nel 1938 dal mercante d'arte di Salisburgo Friedrich Welz, ma il MoMa lo aveva fatto sequestrare nel 1998 dopo una mostra. Si è dovuto attendere la morte dell'ottantenne Leopold e il versamento di 15 milioni di euro agli eredi della proprietaria originale perché il quadro potesse riattraversare l'Atlantico.

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