La seconda puntata della nostra rassegna stampa arriva dopo la morte del direttore del Centro internazionale per il cambiamento climatico e lo sviluppo (ICCCAD), Saleemul Huq, lo scorso 29 ottobre. Professore in Bangladesh, uno dei Paesi più vulnerabili del mondo, Huq si è letteralmente battuto per le nazioni povere e le comunità più colpite, e questo fino alla fine della sua vita. Lo ha fatto anche partecipando a tutte le 27 conferenze sul clima delle Nazioni Unite. In una recente conversazione con gli scienziati del Climate Crisis Advisory Group, Huq ha detto: "Dobbiamo agire insieme e dare ai giovani la possibilità non solo di essere sostenitori, ma anche di agire".
Spero che la selezione che segue serva ad avvicinarvi a questi temi e a chi ha seguito l’esempio di Huq.
I temi più rilevanti, per noi
Un sondaggio, commissionato dal gruppo ambientalista "Pour un réveil écologique", dice che il 70 per cento dei giovani francesi tra i 18 e i 30 anni è disposto a rifiutare un'offerta di lavoro se l’azienda non dà priorità alle questioni ambientali: un aumento del 5 per cento rispetto al precedente sondaggio del marzo 2022, scrive il media francese Reporterre.
Questa tendenza riflette il messaggio di Huq: un gruppo chiamato "Vous n'êtes pas seuls" ("Non siete soli") ha lanciato una campagna di sabotaggio interno alle aziende coinvolte nel mega progetto petrolifero Eacop in Africa orientale. La campagna incoraggia i dipendenti a disertare queste aziende o a sabotare dall'interno, compromettendo le operazioni delle grandi compagnie petrolifere. Sempre in Francia, Olivier Monod scrive per Libération (paywall) che l'udienza del tribunale per il gruppo "Scientifiques en rébellion" (Scienziati in rivolta), prevista per il 5 ottobre, è stata rinviata al 30 novembre per un problema procedurale. Il direttore della galleria di paleontologia del Museo di Storia Naturale di Parigi aveva sporto denuncia per un'azione nell'aprile dello scorso anno: durante la prima protesta al museo, circa 30 scienziati erano rimasti all'interno dello stabile dopo l'orario di chiusura, esponendo uno striscione con la scritta "Dire la vérité n'est pas un crime" (Dire la verità non è un crimine) e tenendo discorsi sulla biodiversità.
Sul quotidiano britannico The Guardian, Gianluca Grimalda racconta di come l'Istituto per l'economia mondiale di Kiel (Germania) lo abbia licenziato perché si è rifiutato di tornare in Germania da Bougainville, in Papua Nuova Guinea. Grimalda era sul posto da sei mesi per studiare gli impatti del cambiamento climatico, e si era impegnato a ridurre al minimo le emissioni di carbonio per il viaggio di ritorno, ma gli è stato dato un breve preavviso per tornare. Grimalda, che non vola da oltre dieci anni, ha rifiutato di prendere l’aereo e alla fine ha perso il lavoro. L'istituto di ricerca ha difeso la sua politica e ha ribadito di essere impegnato a viaggiare nel rispetto del clima.
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Le piattaforme petrolifere e del gas dismesse inquinano il Mare del Nord
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