"Nella guerra silenziosa tra Unione europea e Russia per il controllo del transito del gas dall'Asia centrale verso l'Europa, Mosca ha riportato un altro successo", scrive La Tribune. La Wintershall, una filiale tedesca del gigante chimico Basf, è pronta a entrare nel progetto del gasdotto South Stream. "Si tratta un un altro duro colpo per Nabucco, il progetto concorrente sostenuto dall'Unione europea che dovrebbe far arrivare il gas dall'Asia centrale aggirando la Russia". Secondo il quotidiano "l'ingresso di una società tedesca accrediterà il progetto di oltre 18 miliardi di euro". Lanciato dal gigante russo Gazprom, South Stream è sostenuto dall'italiana Eni. Le due società si sono impegnate a cedere ciascuna il 10 per cento della loro quota alla francese Edf. Nabucco invece convince sempre meno, prosegue il quotidiano, anche per l'assenza di riserve di gas sufficienti a giustificarne la costruzione. Gazprom avrebbe infatti "metodicamente prosciugato le riserve dell'Asia centrale, moltiplicando i contratti d'acquisto a lungo termine nella regione e riducendo così il volume di gas che potrebbe transitare per Nabucco". "Annunciando la costruzione del gasdotto prima ancora di essersi assicurata della consistenza delle riserve, Bruxelles ha condannato il progetto", spiega al quotidiano Pierre Noël, specialista di questioni energetiche all'Università di Cambridge.
Anche South Stream però ha i suoi problemi. Secondo Euobserver Koen Minne, capo del gruppo belga Enex, dovrebbe infatti siglare a novembre un contratto per il gas naturale compresso (Gnc) con il Turkmenistan. Secondo l'accordo Enex e un consorzio di imprese europee dovrebbero indirizzare ogni anno verso l'Europa dai tre ai quattro miliardi di metri cubi di gas turkmeno, che attraverserebbe il Mar Caspio su navi cisterna, passando per l'Azerbaigian per essere infine incanalato nel gasdotto azero-turco Baku-Tbilisi-Erzurum.