Commissione europea

Dal Dalligate all’“Olafgate”

Pubblicato il 29 Aprile 2013 alle 13:43

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Il presunto caso di corruzione che è costato la poltrona all’ex commissario europeo alla sanità e alla protezione dei consumatori John Dalli si sta rivoltando contro l’Ufficio anti frode della Commissione europea (Olaf), che aveva indagato sul caso. 
Secondo il Times of Malta l’indagine dell’Olaf è ora messa in discussione dalla Commissione di sorveglianza dell’Ufficio, e il rapporto della Commissione, visionato brevemente dal quotidiano maltese, “è conservato in una cassaforte del Parlamento europeo”. A questo punto “sembra che il personale dell’Olaf abbia agito illegalmente durante l’interrogatorio di Zimmer e che abbia oltrepassato le sue competenze”, per esempio “chiedendo alle autorità maltesi le registrazioni delle conversazioni telefoniche tra i sospetti”. 
Il dossier dell’Olaf “si basa proprio sulle conversazioni telefoniche”, spiega il quotidiano. Secondo il Times of Malta, infatti, oltre che “dalle divergenze tra ciò che Dalli ha raccontato agli inquirenti e i fatti emersi”, le “prove chiare e circostanziali” alla base delle accuse di traffico di influenza formulate dall’Olaf contro Dalli emergono da una serie di telefonate tra il commissario, l’uomo d’affari Silvio Zammit e il suo socio Gayle Kimberley, registrate “subito prima, subito dopo o il giorno stesso delle riunioni tra i tre”.
Il commissario è stato costretto a dimettersi in ottobre, quando l’Olaf ha scoperto che Zammit (vicino a Dalli) ha proposto a un produttore di tabacco svedese di intercedere in suo favore presso il commissario in cambio di una grossa somma di denaro. 
Tuttavia secondo il quotidiano il rapporto dell’Olaf, in parte pubblicato ieri da Malta Today, 

non presenta prove schiaccianti del fatto che l’ex commissario fosse al corrente delle tangenti chieste ai lobbisti del tabacco.

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