Draghi cambia la partita

L’acquisto di obbligazioni annunciato dal presidente della Bce ha compensato l’immobilismo dei leader europei. Ancora una volta è toccato a lui cambiare le regole del gioco.

Pubblicato il 7 Settembre 2012 alle 15:34

Da qualche tempo si sente dire che l'unica soluzione per la zona euro sarebbe un compromesso fra chi esige una rigorosa disciplina di bilancio e chi chiede un aiuto o una garanzia comune per il debito. Per più di tre anni la burocrazia europea si è mostrata incapace di proporre delle soluzioni in grado di arrivare a questo equilibrio. Nel frattempo la Banca centrale europea ha svolto il ruolo controverso di prestatore di ultima istanza nelle situazioni di maggiore tensione. Ogni volta che la Bce effettuava un'immissione straordinaria di liquidità l’Europa guadagnava tempo, ma questo non le ha impedito di ricadere nell'inazione, minacciando la stabilità stessa della moneta unica. In questa situazione è arrivato Mario Draghi e ha cambiato le regole del gioco.

Il presidente della Bce si è prima di tutto affrettato a garantire che se erano necessarie delle agevolazioni di tesoreria le avrebbe fornite come nessuno prima di lui. Così ha lanciato nel dicembre 2011 e nel febbraio 2012 due programmi di rifinanziamento a lungo termine estremamente ambiziosi. Ma quando si è visto che i dirigenti europei non reagivano di conseguenza, la Bce ha cominciato a cambiare discorso. In primavera e soprattutto in estate l'autorità monetaria europea ha imposto nuove regole. Da un lato l'autorità monetaria ha ricordato in numerose occasioni che non spetta a lei risolvere la crisi del debito e arrivare all'auspicato equilibrio fra rigore di bilancio e solidarietà finanziaria; dall'altro la Bce ha finito per fare un furbo passo avanti, imponendo alla zona euro un ordine del giorno che i suoi dirigenti stentavano ad adottare.

Già in estate Draghi aveva dato l'esempio diventando il game changer di cui l'euro aveva bisogno. Il 6 settembre la Bce ha fatto una scommessa rischiosa, ma più coerente di quello che molti si accaniscono a fare. Alcuni continuano a ricordare che all'inizio dell'estate Draghi aveva affermato che avrebbe fatto tutto il necessario per l'euro. E lo ha fatto. Prima di tutto perché ha obbligato i più recalcitranti ad accettare l'idea che nella zona euro senza solidarietà finanziaria c’è futuro per nessuno. Da questo punto di vista il nome del programma di riacquisto del debito - Outright Monetary Transactions [transazioni monetarie dirette] - è molto eloquente, e pone le basi per quella che inizialmente sembra un'intesa impossibile fra nord e sud nella zona euro. La Bce propone un aiuto "illimitato" o "senza riserva" (outright), qualcosa che non bisogna sottovalutare.

Inoltre la Bce continua a mostrarsi molto prudente dal punto di vista monetario, poiché vuole evitare una semplice monetizzazione del debito [la Bce ritirerà dal sistema monetario l'equivalente del denaro posto sul mercato del debito]. Un aiuto sottoposto a determinate condizioni: quello che si cercava di fare da molti mesi senza successo. La natura dello scambio è chiara: un salvataggio prudente o "moderato" (con delle condizioni probabilmente più dure di quelle previste dalla Spagna, ma molto più leggere di quelle sopportate dall'Irlanda e dalla Grecia) come tappa indispensabile per un futuro migliore.

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Se le cose si svolgeranno come previsto ci si dovrà aspettare un sostegno credibile all'euro e al tempo stesso un'eventuale riduzione del costo di finanziamento per i paesi vulnerabili, condizioni necessarie ma ancora insufficienti per permettere a paesi come la Spagna di ritrovare la fiducia degli investitori. In primo luogo infatti è necessario che questa offerta non fallisca. La Spagna deve sollecitare questo salvataggio in modo responsabile. Con questa decisione gravida di conseguenze, il nostro paese permetterà involontariamente di ricompattare la zona euro, dato che gli speculatori affermano che il futuro della zona euro è minacciato nei paesi del Sud. In seguito sarà la volta dell'Italia, che non potrà sfuggire al salvataggio e che a sua volta dovrà assumersi le sue responsabilità.

Tutto ciò prenderà del tempo, ma anche se può sembrare ottimista siamo forse all'inizio della fine dell'agonia.

Dall’Italia

Il coraggio di Draghi

Il Sole 24 Ore, che aveva più volte caldeggiato un intervento simile a quello deciso il 6 settembre dalla Bce,non risparmia le lodi al suo presidente. Mario Draghi ha dimostrato di avere “il coraggio di essere indipendente” e di tenere fede alla sua promessa di fare “ tutto quello che è necessario per salvaguardare l'euro”:

il grande tecnico di Francoforte ha fatto il suo dovere, mostrando indipendenza e un coraggio politico che, in questi tempi di crisi e di elezioni a getto continuo, purtroppo non si incontrano molto in giro per l'Europa. Draghi non ha esitato a sfidare l'opposizione conclamata della Bundesbank e, forse ancora peggio, della pubblica opinione tedesca. [...] Non solo ha messo una grossa pezza sugli errori di un triennio di malapolitica europea che ha spaccato l'euro trascinandolo sull'orlo dell'abisso. Ma ha posato una nuova pietra per dargli una struttura più solida e regalargli un futuro stabile, coerente e credibile.

Ora “la parola passa ai governi”, scrive il quotidiano economico: molti temono che la rete di salvataggio della Bce possa spingerli al lassismo. Ma la subordinazione all’intervento dell’Efsf potrebbe al contrario “stimolare auto-riforme e auto-aggiustamenti accelerati dei conti pubblici per evitare commissariamenti europei invendibili sul piano interno”.

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