L'inaugurazione di "Pécs 2010" il 10 gennaio (AFP)

Due capitali, poca cultura

Capitale europea della cultura insieme a Istanbul ed Essen, Pécs fatica a uscire dall'ombra di Budapest. Il paese sarà in grado di organizzare un evento di proporzioni europee? Se lo chiede il sito d'informazione Hírszerzö. 

Pubblicato il 22 Gennaio 2010 alle 16:32
L'inaugurazione di "Pécs 2010" il 10 gennaio (AFP)

“Nel 2010 l'Ungheria avrà due capitali”, ha annunciato il 10 gennaio il premier Gordon Bajnai ai ventimila spettatori raccolti nella piazza Széchenyi di Pécs. Il pubblico non ha lesinato fischi. Anche se una delle due capitali sarà “culturale”, non è detto che questo basti per suscitare negli ungheresi il senso di essere a tutti gli effetti europei.

Abbiamo già criticato abbastanza questo progetto: il giorno stesso in cui ha proclamato Pécs capitale della cultura 2010, l'amministrazione di allora, odorando la pioggia di finanziamenti, ha tagliato fuori le associazioni che avevano reso quella vittoria possibile. Tuttavia, “Pécs 2010” può ancora offrire una bella stagione culturale e attrarre folle di turisti, ungheresi e stranieri (nel corso dell'anno sono previsti 350 eventi).

Cinque anni fa la sfida era: è possibile creare qualcosa di livello europeo in Ungheria al di fuori di Budapest? La domanda bastava già a dimostrare quanto poco ci sentiamo europei. Nelle aree privilegiate del continente a nessuno verrebbe in mente di proporre una capitale. Lo scopo dell'operazione è proprio quello di favorire lo sviluppo regionale e la decentralizzazione.

Se ci aspettavamo che la vittoria di Pécs nel 2005 avrebbe comportato un cambiamento di mentalità, allora non possiamo che essere delusi. All'indomani della proclamazione, i locali si sono lamentati della tiepida attenzione dei media, e per dimostrare la superiorità culturale della città il direttore di un sito di informazione di Pecs ha persino mandato a quel paese gli intellettuali di Budapest. Se durante gli anni della preparazione i media si sono occupati poco di Pécs 2010, il motivo non è un complotto tramato a Budapest, ma l'incompetenza degli organizzatori dell'evento. Certo, c'è di mezzo l'antagonismo tra la capitale e la provincia: se la città organizzatrice fosse Budapest e non Pécs ci interesseremmo di più al successo del progetto.

Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

Frustrazione e accuse

È per questo che a Pécs si respira una certa frustrazione e si cercano consolazioni, come l'annuncio trionfale del sindaco Zsolt Páva, secondo il quale il 59 per cento degli ungheresi avrebbe assistito alla cerimonia di inaugurazione. Un audience del genere era immaginabile solo vent'anni fa, quando c'era un solo canale. In realtà solo il 9,4 per cento dei telespettatori ha assistito alla festa.

Lo spettacolo era stato organizzato da un'agenzia di Budapest, il che non gioca molto a favore dei meriti di Pécs, ma è comprensibile. Rimane invece un mistero perché anche il buffet dell'inaugurazione sia stato ordinato da Budapest, come se a Pécs non si potesse preparare altro che patate e crostini imburrati.

Altro motivo di scandalo: il governo ha posto il segreto per vent'anni sui documenti e le relazioni che hanno portato alla designazione di Pecs. Le leggende dureranno almeno altri 15 anni. Due considerazioni. Prima: i membri stranieri della giuria non potevano essere troppo sensibili al fatto che, l'anno precedente, il sindaco socialista di Pécs aveva fatto di tutto per far eleggere Ferenc Gyurcsány (primo ministro ungherese dal 2004 al 2009). Seconda: che la vittoria del titolo di capitale europea della cultura non susciti altro che la denigrazione di un'altra città non denota certo un alto livello culturale.

Nel dibattito sulla stagione culturale ungherese manca solo l'essenziale: la cultura. Se l'anno prossimo riusciremo a parlare tranquillamente dei successi e delle pecche del progetto, non tutte le nostre fatiche saranno state vane. In caso contrario, l'Ungheria non dovrebbe più partecipare a concorsi del genere: rischia di perdere la faccia. (nv)

PUNTI DI VISTA

Tre città per la cultura

Quest'anno sono tre le città che si dividono il titolo di capitale europea della cultura: Pécs, Istanbul ed Essen. Di fronte alle due grandi colleghe, la piccola città magiara (160mila abitanti) rischia di sentirsi fuori scala. In occasione della cerimonia di inaugurazione a Pecs, “la presenza di grandi celebrità come [i cantanti] Ferenc Demjén, Evelyne Kandech e Györgyi Lang e la parata sulla storia di Pécs non hanno potuto competere con i fuochi d'artificio di Essen”, aveva constatato Hvg. “Nonostante il gelo, la città tedesca ha richiamato 100mila persone, tra cui il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e il presidente tedesco Horst Köhler”.

Il settimanale di Budapest ricorda che Essen, 600mila abitanti, non è particolarmente nota né per le sue bellezze paesaggistiche né per la sua effervescente vita culturale. Per questo gli organizzatori hanno deciso di includere nel progetto altre 53 città della Ruhr, con l'obiettivo di rendere Essen una sorta di città-faro per le attività culturali della regione.

Quanto a Istanbul, che coi suoi 10 milioni di abitanti gode della fama di “città più evocativa del mondo”, Hgv ricorda che accoglie ogni anno circa 7 milioni di visitatori. Per la Turchia, che non fa parte dell'Unione, era fondamentale essere all'altezza della sfida. Per questo lo stato finanzia il progetto al 99 per cento.

Tags
Ti è piaciuto questo articolo? Noi siamo molto felici. È a disposizione di tutti i nostri lettori, poiché riteniamo che il diritto a un’informazione libera e indipendente sia essenziale per la democrazia. Tuttavia, questo diritto non è garantito per sempre e l’indipendenza ha il suo prezzo. Abbiamo bisogno del tuo supporto per continuare a pubblicare le nostre notizie indipendenti e multilingue per tutti gli europei. Scopri le nostre offerte di abbonamento e i loro vantaggi esclusivi e diventa subito membro della nostra community!

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Abbònati!

Sullo stesso argomento