Francia-Turchia, lite sul genocidio

Il varo da parte del governo francese di una proposta di legge che condanna la negazione del genocidio armeno ha scatenato le ire di Ankara. Un'iniziativa definita strumentale e criticata dalla stampa di entrambi i paesi.

Pubblicato il 23 Dicembre 2011 alle 15:29

I deputati francesi sono passati alle vie di fatto: il 22 dicembre hanno adottato una proposta di legge che condanna la negazione dei genocidi. Approvata col sostegno della maggioranza e dell’opposizione di sinistra, la nuova legge prevede un anno di reclusione e multe fino a 45mila euro per “chiunque contesti l’esistenza dei genocidi riconosciuti dalla legge” e va ad aggiungersi ad altre quattro leggi di questo tipo dette “del ricordo”, che in pratica dichiarano il punto di vista ufficiale dello stato su altrettanti avvenimenti storici. Il testo riguarda anche il genocidio armeno del 1915-1916, nel corso del quale quasi 1,2 milioni di armeni (pari ai due terzi di quelli viventi all’epoca nell’Impero ottomano) persero la vita nelle deportazioni e nei massacri organizzati dallo stato. È per questo motivo che il testo di legge – che in ogni caso deve ancora passare all’esame del senato e tornare quindi all’Assemblea nazionale francese – ha scatenato le ire di Ankara, che ha richiamato il proprio ambasciatore a Parigi e minacciato la Francia di rappresaglie commerciali e diplomatiche.

Su Le Point l’opinionista Pierre Beylau denuncia l’accaduto come una manovra politica del governo francese in vista delle elezioni presidenziali e si chiede:

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Era davvero il caso di far emergere il vecchio mostro marino del genocidio del 1915, di cui nessuna persona seria contesta più la realtà? Si tratta palesemente di una manovra politica di chi ritiene determinante il voto armeno. Per compiacere una lobby non si esita pertanto a correre il rischio di provocare danni considerevoli sul piano diplomatico ed economico.   – Le Point

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Dal punto di vista della diplomazia francese in Medio Oriente “un braccio di ferro con Ankara è assurdo”, rincara Le Monde. Ma per il quotidiano il vero problema è la natura stessa della proposta di legge:

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Non spetta al legislatore – appoggiato nello specifico dall’Eliseo – far luce sulla storia. Da qualche anno la Francia ufficiale adora questa giuridicizzazione della Storia. Si approvano leggi “del ricordo”, si crea il reato di negazionismo. Ma queste cose non servono a niente: non alleviano neppure il dolore di coloro che vedono il loro passato […] ignobilmente riscritto per essere poi negato. – Le Monde

Mediapart interpreta questa diatriba alla luce della storia dei due paesi, entrambi alle prese con un ingombrante "padre della patria": il generale De Gaulle e Mustapha Kemal.

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La Francia e la Turchia soffrono, in misura differente, della stessa patologia nazionale: l’incapacità di portare il lutto per la grandeur del proprio passato; il tentativo disperato di aggrapparsi a un salvatore supremo che culla la madre patria in una ferrea mitologia; il rifiuto di fare l’inventario della storia, di procedere a una cernita, di riconoscere errori e delitti.   – Mediapart

Sulla versione in inglese del quotidiano turco Zaman, l’editorialista Bülent Keneş se la prende senza mezzi termini col presidente francese:

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Introducendo una proibizione che prende di mira un fatto storico controverso e facendolo proprio prima delle elezioni presidenziali, ha mostrato a tutti che cosa è la democrazia ‘alla Sarkozy’. Essendo noto il suo interesse a creare dogmi su avvenimenti controversi del passato tramite mezzi politici e legislativi, avrebbe fatto meglio a ripensare all'indiscutibile passato coloniale francese invece di rovistare nelle lacune della storia turca. Proibire le opinioni e le idee che avrebbero potuto essere espresse sul presunto ‘genocidio’ del 1915, ancor prima di presentare le proprie scuse per i massacri commessi dalla Francia in Algeria in un passato ancora molto recente, […] o per gli stermini perpetrati in altri paesi africani e in Indocina come pure nelle colonie d’oltremare è ciò che ci si può aspettare da un buffone della politica francese, che parla politichese e si chiama Sarkozy. – Mediapart

Su Milliyet Mehmet Tezkan scrive che il presidente francese ha “due motivi per volere questa legge”:

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La prima è un investimento politico diretto per avere il voto degli armeni, e la seconda è nuocere alle relazioni con Ankara. I rapporti tra Sarkozy ed Erdogan non sono mai stati buoni e a partire da oggi si può affermare che tutti i ponti sono stati bruciati. Obiettivo di Sarkozy è allontanare la Turchia dall’Ue con questo genere di manovre. – Mediapart

Su Yeni Şafak Ali Bayramoglu ricorda infine che

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secondo l’interpretazione corrente dell’articolo 301 del Codice penale turco, è un crimine affermare che ‘c’è stato un genocidio armeno’. In Francia è un crimine affermare che ‘un genocidio armeno non c’è stato’. Possibile che non ci si renda conto che entrambi questi atteggiamenti sono lesivi della libertà d’espressione e impediscono alle due parti di interrogarsi sul proprio passato? La legge francese creerà danni seri. – Mediapart

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