Il presidente francese in un fotomontaggio da un ritratto di Luigi XVI di Antoine-François Callet (1786)

Hollande e il fantasma di Luigi XVI

Dopo lo scandalo Cahuzac la popolarità del presidente francese è caduta ancora più in basso. Di questo passo rischia di essere travolto dagli eventi come il monarca ghigliottinato dai rivoluzionari.

Pubblicato il 10 Aprile 2013 alle 15:01
Il presidente francese in un fotomontaggio da un ritratto di Luigi XVI di Antoine-François Callet (1786)

François Hollande avrebbe potuto prendere a modello François Mitterrand, un amministratore scaltro. Si sarebbe potuto sperare che fosse un Gerhard Schroeder francese, un severo riformista. Ma dopo lo scandalo Cahuzac, il presidente francese appare sempre più come un moderno Luigi XVI, il re mandato alla ghigliottina dai rivoluzionari.
Dopo cinque annui di ininterrotta crisi economica e sociale, senza che ancora appaia la luce in fondo al tunnel, i francesi stanno perdendo la pazienza non soltanto nei confronti dei loro rappresentanti politici, ma di tutte le loro élite. Hollande, come Luigi, potrebbe rivelarsi un uomo non all'altezza di tempi fuori dal comune.
L'ancien régime francese cadde, travolgendo Luigi, quando i privilegi dell'aristocrazia non furono più percepiti come una compensazione dei servizi resi alla società. Hollande potrebbe quindi essere considerato in futuro come la vittima di una rivolta contro le moderne élite francesi.
Hollande siede alla testa dell'aristocrazia politica francese, che include sia destra sia sinistra, e ha perso contatto con il resto del paese. I loro “piccoli patti tra amici” erano accettati perché il loro contributo era giudicato positivamente, ma nella Francia odierna, come in tutta Europa, i privilegi delle élite sono ritenuti disonesti. Questo è uno degli elementi chiave, se non la spiegazione più importante, dell'ascesa di un populismo che ha assunto il poco piacevole profumo degli anni trenta. A differenza di allora, non ci sono potenze straniere che incoraggiano l'estrema sinistra o l'estrema destra. Ad alimentare l'estremismo ci sono soltanto un'economia vacillante e gli scandali.
Alla fine del XVIII secolo il resto d'Europa, alle prese con la Rivoluzione francese, era perplesso e indeciso. Si trattava di un'opportunità unica per trarre beneficio dall'autoesclusione di Parigi dal gioco di potere in Europa? O lo spettro della rivoluzione era una minaccia? Oggi la crisi della Francia è più di ogni altra cosa motivo di preoccupazione in tutte le capitali europee, in particolare a Berlino. Naturalmente, la Francia non è un'eccezione: basta pensare alla Spagna e alla sua famiglia reale disonorata da uno scandalo o alla paralisi del sistema politico italiano.
Ma il caso della Francia è diverso, e teoricamente molto più preoccupante. La “Grande nazione”, nota per il suo stato forte e per le sue ambizioni internazionali, pare tormentata da una vera crisi di regime. È molto improbabile che dall'attuale clima in via di peggioramento emerga una Sesta repubblica. Ma la crisi va ben oltre lo scandalo che riguarda Jérôme Cahuzac, che il mese scorso si è dimesso da ministro del bilancio. In quella posizione si presumeva che incarnasse il rigore dello stato francese, e invece ha ripetutamente mentito riguardo al fatto di avere un conto bancario in Svizzera.
Siamo al culmine di un processo di disaffezione tra il popolo e le élite che ha fatto seguito a una serie di perdita della fiducia dei francesi nello stato. In parte, questo fenomeno riflette l'incapacità da parte del governo di lottare contro la disoccupazione, ma più in profondità esprime l'erosione della sua dignità. Nessuno ha contribuito a questo più dell'ex presidente Nicolas Sarkozy, con la sua confusione tra sfera privata e sfera pubblica.

Poche soluzioni

Deciso a ripristinare la dignità dello stato, Hollande vuole prima di tutto placare e rassicurare i francesi, ma barcamenandosi con eccessiva prudenza tra la logica dei mercati obbligazionari (nessuna politica keynesiana)  e quella inerente al suo partito socialista (no a misure coraggiose per affrancare il mercato del lavoro), ha raggiunto il risultato esattamente opposto. Ha quindi incoraggiato un clima di aspettative negative e sospetto nei confronti dell'efficienza dello stato.
Siamo all'acme della crisi? Non necessariamente. Non è chiaro che cosa possa fare Hollande per darsi una nuova immagine. Si è presentato come un uomo normale quando nel maggio 2012 ha vinto le elezioni per la presidenza, e forse questa è la causa principale della sua rapida caduta in disgrazia. Non era mai successo che un presidente si ritrovasse con un indice di popolarità così basso dopo soli 11 mesi in carica.
Messo alle strette dalla duplice ascesa dell'estrema sinistra e (molto più importante) dell'estrema destra, scoprirà che la sua tendenza naturale a procrastinare le decisioni non potrà bastare. Un nuovo governo e in particolare un nuovo primo ministro potrebbero risolvere le cose? Difficile dirlo.
Luigi XVI fu un uomo rispettabile che cercò di fare del proprio meglio per il suo paese, ma che non riuscì a comprendere appieno quanto fosse insoddisfatto il popolo; fu incapace di controllare il suo entourage e finì come un personaggio da tragedia, vittima di forze che non era preparato ad affrontare. Hollande dovrebbe fare molta attenzione alla possibilità di andare incontro a un simile destino.

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