Dublino, Irlanda

Il bailout è finito, l’austerità no

Il 16 dicembre il paese è uscito dal piano di salvataggio, liberandosi dalla pesante tutela della troika. Ma le difficoltà dell'economia europea continueranno a condizionare anche quella irlandese.

Pubblicato il 16 Dicembre 2013 alle 16:58
Dublino, Irlanda

All’apice della crisi finanziaria ho preso parte a una festa a casa di una delle molte personalità assunte per porre rimedio alla situazione finanziaria della nazione. A fine serata, la porta si è spalancata e cinque persone sono entrate in sala come fossero sbucate dal film Men in black. Ho chiesto chi fossero i nuovi ospiti e mi è stato detto che erano ispettori dell'Fmi e della Bce venuti a controllare i nostri progressi. Con i loro completi neri e i capelli lisci all’indietro trasudavano fiducia.

Mentre il resto di noi guardava accigliato il fondo dei bicchieri loro tenevano banco, felici e perfino compiaciuti, spiegandoci dove il paese aveva sbagliato e avvisandoci che la strada in futuro sarebbe stata dura. Penso di non essermi mai sentito così depresso dopo una festa come mi accadde quella sera.

E così, a distanza di tre anni, questa mattina ci rechiamo al lavoro nella piena consapevolezza di non dipendere più dal giudizio della troika. Tutte le lamentele e i clamori che hanno accompagnato la nostra cosiddetta perdita di sovranità nel 2010 dovrebbero essere sostituiti ora da una nuova fiducia, mentre muoviamo i primi passi sulla strada verso la ripresa. Ma c’è qualcuno tra noi che questa mattina si sente davvero diverso? Probabilmente no.

Senza dubbio, essere usciti dal bailout è un passo positivo, ma buona parte della crisi economica era ormai ben al di là del nostro controllo. E così pure sarà nei prossimi anni di ripresa. Molti paesi dell’Ue hanno dichiarato che la recessione è finita, ma l’indice di crescita Ue dello 0.2 per cento nel terzo trimestre dell’anno racconta tutta un’altra storia. La crescita della Germania è scesa allo 0,3 per cento, mentre l’economia francese scoppia come una bolla di sapone, precipitando allo 0,1 per cento.

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Nel blocco dei 17 paesi dell’euro, la crescita è calata allo 0,1 per cento appena, mentre la ripresa sta lentamente stabilizzandosi dopo una recessione quasi triennale. La modesta crescita è stata trainata da una ripresa della spesa per i consumi, ma le finanze pubbliche restano fiacche. La crescita ha rallentato in modo significativo rispetto allo 0,3 per cento nel secondo trimestre del 2013.

La Germania, la locomotiva economica della zona euro, ha visto aumentare il suo pil dello 0,3 per cento, ma soltanto grazie alla domanda interna, secondo l’ufficio di statistica federale. La Germania continua a essere il motore principale della crescita, mentre la spesa per i consumi e le esportazioni restano in buona salute.

Per quanto riguarda noi, la dichiarazione della direttrice del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde la dice lunga. Pur riconoscendo che l’Irlanda è in fase di ripresa, ha detto che la sostenibilità dell’indebitamento pubblico “resta fragile”. Senza dubbio, le difficoltà e le sfide economiche sussistono. La disoccupazione è a livelli troppo alti, la sostenibilità del debito pubblico resta fragile e l’indebitamento del settore privato incide moltissimo su qualsiasi ripresa. Le banche, che furono all’origine del tracollo finanziario, non sono ancora in piena salute, dato che le rate ipotecarie e i prestiti non performanti continuano a incidere fortemente sui bilanci.

“Se l’Irlanda vuole uscire del tutto dalla crisi, è indispensabile che continui ad adottare politiche concertate e durature,” ha detto Lagarde. IN realtà intendeva: “Tenetevi forte, perché vi aspettano altri anni molto difficili”. Il ministro delle finanze Michael Noonan la settimana scorsa aveva messo in guardia dicendo che “non ci possiamo permettere di perdere di nuovo la testa”, e molti concorderebbero sul fatto che sarebbe stato meglio evitarlo già la prima volta.

In Europa nessuna altra nazione si è dimostrata altrettanto adattabile. Ciascuno di noi ha provato sulla propria pelle tutta la sofferenza dell'intervento della troika, sia a livello finanziario sia a livello psicologico. Vale sicuramente la pena festeggiare la partenza dei rappresentanti della troika dal nostro paese, e in ogni caso da questo episodio dobbiamo trarre una lezione da tenere a mente.

Negli ultimi tre anni, la vita degli irlandesi è stata stravolta completamente. Decine di migliaia di persone hanno perso il lavoro e molte altre hanno dovuto emigrare. Abbiamo smesso di uscire la sera e stiamo a casa a guardare i film. E le Toyota Avensis che prima si cambiavano ogni tre o quattro anni ora continuano a circolare. Le famiglie hanno tolto i bambini dalle scuole private e c'è chi ha perso la casa, i risparmi, la pensione.

Questa mattina ci incamminiamo tutti su una strada nuova, e tutti sappiamo che non sarà facile, ma quanto meno il peggio ormai è alle spalle. Se siete riusciti a mantenere il vostro posto di lavoro, la vostra casa, la vostra azienda fino a questo momento, ci sono buone probabilità che riusciate a tirarvi fuori dai guai.

Dovremmo tutti darci delle pacche sulle spalle per quello che siamo e per quello che abbiamo realizzato come nazione. E allora, almeno oggi, concediamoci almeno un momento di cercare di emulare la sicumera dei Men in black, che per fortuna se ne sono andati alla ricerca di un’altra “festa”.

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