Viktor Orbán a Bruxelles, aprile 2011

Il braccio di ferro è cominciato

Dopo settimane di polemiche, la Commissione europea ha avviato una tripla procedura d'infrazione contro il governo ungherese. Chi cederà per primo, Budapest o Bruxelles?

Pubblicato il 18 Gennaio 2012 alle 14:39
Viktor Orbán a Bruxelles, aprile 2011

Il 17 gennaio la Commissione ha inviato tre lettere al governo ungherese, concedendo a Budapest un mese di tempo per conformarsi al diritto europeo in tre campi: l'indipendenza della Banca nazionale, del sistema giudiziario e dell'autorità di controllo sulla protezione dei dati personali. Se il governo ungherese non avvierà le modifiche necessarie entro la scadenza, l'esecutivo europeo potrà portare Budapest davanti alla Corte di giustizia europea. Il 18 gennaio il Parlamento europeo discuterà la procedura di infrazione in presenza del primo ministro ungherese Viktor Orbán.

Bruxelles ha sferrato "tre colpi" contro Viktor Orbán, titola Népszabadság. L'Europa, spiega il quotidiano di centrosinistra,

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oggi dice solo una cosa: se il popolo ungherese non si darà una svegliata ed eleggerà un nuovo governo alle prossime elezioni, assisteremo al fallimento dello stato e il governo dovrà accettare i diktat europei. Per la diplomazia dell'Unione non esiste altro scenario.

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Tuttavia, sottolinea il quotidiano, le istituzioni comunitarie rischiano di non disporre dei mezzi di pressione necessari:

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La Commissione parla il linguaggio della legge, il Parlamento europeo quello della politica. Ma l'unica legge che Orbán capisce è quella della forza. E la forza in Europa è rappresentata dal Consiglio, ovvero dagli stati membri. Se i politici nazionali (soprattutto quelli dei grandi stati) si decidessero a mandare un avvertimento deciso e inequivocabile, forse potrebbe funzionare. […] Non bisogna sottovalutare la pressione del Parlamento europeo, ma quali sono le sue reali conseguenze? Nessuna.

Magyar Nemzet scrive invece che "la Commissione europea critica tre leggi concrete, e non è la fine del mondo. Si tratta soltanto di questioni tecniche, non politiche o di principio. Ora tocca ai giuristi decidere". Tuttavia il quotidiano di destra mette in guardia i lettori:

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L'Europa non si fida dell'Ungheria. Non si fida della sua politica economica e nemmeno del suo impegno democratico. Non è il momento di mettere il broncio, bisogna affrontare il problema con serietà, perché l'Unione non ha alcun interesse a mettere in ginocchio l'Ungheria. Come abbiamo visto lo scorso fine settimana [durante una manifestazione anti-europea organizzata dal partito di estrema destra Jobbik i manifestanti hanno bruciato la bandiera dell'Unione], l'estrema destra è pronta ad approfittare delle critiche eccessive di Bruxelles.

A questo punto si tratta di decidere, scrive Népszava in prima pagina: "l'Ungheria oppure Orbán". Secondo il quotidiano di sinistra non bisogna però perdere di vista la questione centrale. Le tre infrazioni evidenziate dalla Commissione

non sono che la punta dell'iceberg. Il problema principale è che Orbán sta costruendo un sistema politico ed economico che non è conforme ai valori europei. […] Possiamo giustificarci, mercanteggiare, giocare con le parole come notai. Ma oggi a Strasburgo gli eurodeputati muoveranno nei confronti di Orbán critiche molto più profonde. Bisogna rientrare nei ranghi. Non a Strasburgo ma a casa nostra. E al più presto possibile.

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