Il business delle false biocolture

In materia di frodi all'Ue, ognuno ha le sue specialità: i greci hanno inventato gli olivi di plastica, gli italiani gli agrumeti virtuali, in Polonia invece sono di moda le finte aziende biologiche. Con la differenza che Varsavia le considera assolutamente legali, racconta Polityka.

Pubblicato il 8 Agosto 2011 alle 14:51

Prima del 2004, quando lo Stato ancora non sovvenzionava gli agricoltori e loro le coltivazioni biologiche, la Polonia contava solo 3.700 fattorie di questo tipo. I pochi irriducibili che si lanciavano in questa attività, lo facevano soprattutto per ragioni ideologiche, con la convinzione di produrre alimenti più sani. Fare del denaro con l'agricoltura biologica era piuttosto difficile. Oggi, invece, la Polonia conta almeno 21mila aziende biologiche, che si estendono su una superficie di 519mila ettari.

Un balzo in avanti che dovrebbe allarmare i responsabili della Politica agricola comune (Pac) dell'Ue. In effetti, durante gli ultimi sei anni in cui sono stati concessi dei contributi agli agricoltori polacchi, le dimensioni medie di un'azienda agricola tradizionale non hanno mai superato i 6,8 ettari. Al contrario, la superficie media di un'impresa biologica ha raggiunto una media di 25,2 ettari. Per non parlare poi delle aziende di diverse centinaia o migliaia di ettari nate negli ultimi tempi.

Dorta Metera, membro del Consiglio di agricoltura biologica e dirigente della società Bioekspert che certifica i prodotti con il marchio Eko, sottolinea che i paesi che sostengono realmente le colture biologiche come la Germania impongono condizioni molto rigide ai produttori. "In Germania i sussidi sono versati solo se il raccolto è di alta qualità".

La situazione è diversa per il ministero dell'agricoltura polacco, che con il suo atteggiamento ha aperto la porta alle frodi. Difatti, dopo il 2004, l'agricoltura biologica ha attratto persone che, prima di andare nei campi, hanno accuratamente studiato le condizioni per ottenere le preziose sovvenzioni europee con l'aiuto di avvocati specializzati. Alcune di queste aziende biologiche sono del resto di proprietà di questi stessi studi legali.

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Noci biologiche a peso d'oro

La coltivazione di verdure bio, per le quali l'Agenzia per la ristrutturazione e l'ammodernamento dell'agricoltura, fornisce ai coltivatori un fondo di 1.550 złoty (circa 380 euro) per ettaro coltivato, rimane un settore riservato ai veri ecologisti e non agli speculatori. Al contrario, questi ultimi preferiscono investire nelle noci biologiche, particolarmente redditizie in termini di sussidi. E se le sovvenzioni riguardano centinaia o migliaia di ettari, si fa un vero e proprio affare: in questo caso, il contributo può arrivare a 2,8 milioni di złoty (circa 700mila euro).

Tutti sembrano adattarsi a questo sistema, comprese le agenzie di certificazione biologica, che ammettono di non verificare sul terreno né le coltivazioni né i raccolti, in quanto la legge non le obbliga. "Se l'agenzia di certificazione esprime qualche riserva, l'agricoltore biologico si rivolgerà a un'altra più indulgente", spiega Teresa Ropelewska della società Agro Bio Test. La messa in discussione del carattere biologico di un'azienda da parte di ispettori troppo rigorosi può addirittura portare a un processo. In questo modo, le società di certificazione che preferiscono mantenere i loro clienti mostrano un atteggiamento molto disciplinato e mansueto.

Inoltre, le più importanti società di controllo vantano numerosi contatti negli ambienti politici e, in caso di irregolarità, il più delle volte si limitano a segnalarle all'Agenzia per la ristrutturazione e l'ammodernamento dell'agricoltura. Questa agenzia, che gestisce l'attribuzione delle sovvenzioni, non è però all'origine della legislazione che incoraggia le frodi. Le cause di questa situazione risalgono al ministero dell'agricoltura, particolarmente indifferente ai suggerimenti dell'agenzia in favore di una revisione delle regole in vigore.

D'altra parte, dopo che si è scoperto che l'attuale viceministro dell'ambiente polacco aveva una piantagione fittizia di noci ecologiche, è stato chiesto che la legge venisse emendata. Tuttavia, anche se i contributi stanziati per la coltivazione delle noci sono effettivamente diminuiti, i truffatori hanno trovato un'altra soluzione: "Ormai le piantagioni, invase da erbacce, sono riempite da meli piantati in tutta fretta e spesso su suoli acquitrinosi, dove non hanno alcuna possibilità di sopravvivere. Gli aiuti finanziari alla coltivazione di mele sono attualmente superiori a quelli stanziati per le noci. Per quanto riguarda invece la raccolta, tutto è rimasto come prima e nessuno se ne preoccupa", si rammaricano i rappresentanti delle agenzie di certificazione. (Traduzione di Andrea De Ritis)

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