Il diritto alla morte divide l’Europa

Sono sempre sempre di più i paesi dove l'assistenza medica al suicidio è considerata legale, ma molti europei devono ancora rivolgersi all'estero per trovare qualcuno disposto ad aiutarli a morire.

Pubblicato il 2 Febbraio 2011 alle 15:31

"Non voglio più vivere, e la prego di esaminare la possibilità di aiutarmi a farla finita". Il giudice Rolf Vogle ha sentito innumerevoli richieste da parte dei condannati, ma mai una del genere. B., un sociologo di Michelsberg di 52 anni, ha ucciso sua moglie. Gli esperti hanno confermato che soffre di schizofrenia. Durante il processo l'accusato, nel pieno delle sue facoltà, ha chiesto al giudice: "Voglio morire, mi aiuti".

L'ex senatore di Amburgo Roger Kusch avrebbe volentieri esaudito i suoi desideri: ha addirittura messo a punto un apparecchio che "garantirà a tutti un trapasso indolore e dignitoso, basta spingere un pulsante". La questione dell'eutanasia era fino a poco tempo fa un argomento tabù in Germania, a causa delle pratiche adottate sotto il Terzo Reich. Oggi però l'ordine federale dei medici (Bäk) fa appello a "una modifica delle regole" sulla morte assistita. Un medico tedesco su tre è disposto a intervenire per abbreviare le sofferenze dei malati in fase terminale.

Per Kusch, che nel 2006 ha pagato la sua idea con la fine della sua carriera politica e l'uscita dalla Cdu, è una vittoria indiretta. Kusch ha fondato un'associazione chiamata "Aiuto a morire", e ammette di aver già fatto ricorso alla sua invenzione, facendo sempre attenzione a lasciare il capezzale del malato nel momento decisivo per evitare le conseguenze penali dell'atto. Di conseguenza i clienti di Kusch ricevono da soli, con un'iniezione automatica, la loro dose letale di cloruro di potassio.

La questione dell'eutanasia di malati terminali e anziani è già stata sollevata qualche anno fa da Karsten Vilmar, l'ex capo della Bäk, che preferisce il termine "morte socialmente accettabile". Secondo l'attuale capo della Bäk, Jörg-Dietrich Hoppe, i medici non possono essere condannati o accusati per l'aiuto al suicidio.

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Hoppe non prende in considerazione la partecipazione attiva dei medici nell'atto di dare la morte, ma chiede che venga permesso loro di dare consigli sui mezzi medici più appropriati a persone stanche di vivere e in grado. Un'assistenza del genere riguarderebbe "esclusivamente la coscienza medica". Il suo punto di vista è condiviso da quasi il 74 per cento dei tedeschi, che sono d'accordo con l'aiuto attivo dei medici nell'eutanasia.

Per il capo della Caritas tedesca, Peter Neher, tale assistenza è inaccettabile, anche se passiva. I laureati in medicina non prestano il giuramento di Ippocrate per uccidere, afferma Neher. Gli oppositori dell'eutanasia assicurano che la decisione di morire è un sintomo di depressioni passeggere che possono essere curate, e anche persone con handicap molto pesanti possono ritrovare la voglia di vivere. Ma la liberalizzazione della legislazione tedesca in merito al suicidio assistito è ormai una questione di tempo, visto il numero di pareri positivi tra i medici e i magistrati. Tanto più che il "turismo" europeo del suicidio è in piena espansione.

Una villa sul lago

Sir Edward Downes era il direttore dell'orchestra della Bbc e sua moglie, Lady Joan Downes, più giovane di 11 anni, era stata una ballerina classica. A 85 anni lui aveva perso la vista e l'udito, e lei aveva un tumore. Di fronte al divieto dell'eutanasia in Gran Bretagna, i Downes hanno cercato aiuto presso l'organizzazione svizzera Dignitas e sono stati i primi clienti di Ludwig Minelli, avvocato e fondatore dell'organizzazione. Una villa sul pittoresco lago di Pfäffikon attende gli aspiranti suicidi. Anche se il costo di questo servizio non è trascurabile (6.400 euro, cremazione compresa), la richiesta ha rapidamente superato le capacità tecniche dell'"imprenditore".

In Svizzera l'eutanasia è legale. Chi l'organizza deve però dimostrare, tramite una registrazione video, che le persone interessate si sono date da sole la morte. La maggior parte degli svizzeri accetta l'aiuto a morire, ma ci sono anche quelli che non vogliono che il paese diventi oggetto di una processione ininterrotta di convogli funebri provenienti da tutta Europa.

Tuttavia gli ultimi oppositori hanno perso la battaglia con il commercio della morte. Di fronte a un aumento costante di richieste, i legislatori sono costretti a fare sempre più concessioni.

Grazie a una legge in vigore da due anni, i Paesi Bassi sono all'avanguardia in Europa in materia di eutanasia. Nei paesi del Benelux il numero di persone che ogni anno muore su richiesta è stimato in 3-4mila unità. Nel Lussemburgo per legalizzare la morte assistita si è addirittura modificata la costituzione. E quasi tutti gli altri paesi dell'Europa occidentale tollerano l'assistenza passiva alla morte. (traduzione di Andrea De Ritis)

Paesi Bassi

La clinica dell’eutanasia

Secondo uno studio della Nvve, l'Associazione per il fine vita volontario, "i Paesi Bassi sono pronti per una clinica dell'eutanasia", scrive De Volkskrant. La struttura sarebbe destinata alle persone che desiderano l'eutanasia ma non trovano medici disposti a praticarla. Secondo la Nvve, "a causa della scarsa di conoscenza della legge e per paura di conseguenze giuridiche" numerosi medici rifiutano di praticare l'eutanasia. Il quotidiano cita il caso di una persona che ha avuto difficoltà a trovare un medico disposto a realizzare il desiderio di morire della madre, malata di Alzheimer. Secondo De Volkskrant molti medici hanno paura di diventare un "dottor morte", sottolineando che al momento non è possibile dire se il progetto della Nvve andrà a buon fine ma che l'iniziativa ha comunque avuto il merito di rilanciare il dibattito sulla morte volontaria. L'associazione di medici Knmg precisa che la "decisione ponderata sulla morte necessita di una certa apertura di spirito affinché l'eutanasia non sia percepita come l'unica alternativa possibile". Il quotiano propone la creazione di un "registro di medici che accettano il desiderio di fine vita".

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