Idee Dopo le elezioni europee in Belgio
Un murale a Bruxelles.

Il fossato tra valloni e fiamminghi si allarga

Due grandi tendenze dominano il panorama politico belga dopo le elezioni europee: una moderata onda rosso-verde tra la popolazione francofona e di un'ondata di nazionalismo e xenofobia piuttosto preoccupante nelle Fiandre.

Pubblicato il 20 Settembre 2019 alle 09:00
William Murphy | Flickr, CC BY-SA 2.0  | Un murale a Bruxelles.

L'onda rosso-verde ha spinto i Verdi francofoni (Ecolo) a ottenere il 7,8 per cento dei voti (+2,9% rispetto alle europee del 2014) e due seggi nel parlamento europeo. Allo stesso tempo il Partito dei lavoratori francofoni (Ptb) ha ottenuto il 5,57% e il suo primo seggio.

Naturalmente, a livello globale, i tre partiti tradizionali sono ampiamente percepiti come incapaci di affrontare le sfide ecologiche. I partiti liberale e socialista francofoni hanno perso entrambi sostegno, una tendenza che si applica in qualche misura anche ai democristiani francofoni.

Nel caso dei liberali, il fenomeno può essere spiegato dalla loro partecipazione al precedente parlamento federale, che ha fatto riforme e ha utilizzato discorsi percepiti da molti elettori francofoni come troppo vicini per opportunismo all'agenda nazionalista fiamminga. L'uso aggressivo da parte del partito di video su YouTube rivolti ai verdi francofoni ma basati su notizie false potrebbe aver inavvertitamente conferito al dibattito ecologico un significato ancora più centrale.

Tuttavia, i Verdi stessi si sono dati un colpo di zappa sui piedi con un volantino che è stato percepito come troppo comunitario e compiacente nei confronti del radicalismo islamico, causando una tempesta mediatica che senza dubbio gli è costata voti soprattutto tra gli ambienti antireligiosi.

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La sinistra si è unita nella sua forte critica all'"agenda neoliberale" dell'Unione europea, con particolare attenzione ai trattati commerciali, al Meccanismo europeo di stabilità e alle politiche della Banca centrale europea. Sembra che la maggioranza degli elettori francofoni abbia sostenuto queste critiche, come dimostra il successo di figure come il socialista Paul Magnette, feroce oppositore dell'accordo di libero scambio con il Canada (Ceta) e sostenitore di un'"Europa sociale".

Populismo e xenofobia nelle Fiandre.

Per quanto riguarda le Fiandre, ad eccezione di Bruxelles, il partito di estrema destra Vlaams belang (Vb) ha ottenuto il 12 per cento dei voti, un aumento inaspettato del 7,7 per cento che lo spinge da uno a tre seggi al parlamento europeo, e al secondo posto assoluto. I nazionalisti della Nuova alleanza fiamminga (N-Va) di destra radicale si sono piazzati al primo posto con il 13,73 per cento, in leggera flessione rispetto ai risultati del 2014. Tra loro, i due partiti hanno ottenuto il sostegno della metà di tutti gli elettori fiamminghi. Tuttavia, piuttosto che riflettere un pronunciato euroscetticismo, questo ha più a che fare con le critiche diffuse alla politica di immigrazione e di sicurezza del paese.

Il Vb ha investito molto in una campagna su Facebook che sottolinea "la perdita dei valori europei" e si rivolge in particolare ai giovani fiamminghi. Il Vlaams belang ha inoltre ricevuto una forte copertura mediatica per aver inserito il giovane Dries Van Langenhove tra i candidati alle elezioni federali del paese, che si sono svolte lo stesso giorno delle elezioni europee. Van Langenhove è il fondatore del gruppo di estrema destra Schild & Vrienden, ed è sotto inchiesta per la diffusione di propaganda neonazista. Ciononostante, ora entra nel parlamento federale, avendo ottenuto un sostegno significativo.

Le voci critiche

La critica dell'Ue è viva e vegeta in Belgio, ma varia a seconda di dove si guarda. Le Fiandre sono in preda all'ondata populista e xenofoba che ha sommerso tutta l'Europa, adottando una linea molto dura sull'immigrazione e promuovendo personalità politiche che hanno scarso rispetto per la legislazione europea e la Dichiarazione universale dei diritti umani quando si tratta di migranti. La popolazione francofona si concentra sempre più sull'abbandono da parte dell'Ue delle questioni sociali ed ecologiche. Queste divisioni continuano ad invitare all'impossibile prospettiva dell'implosione del paese.

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Cet article est publié en partenariat avec Eurozine

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