Un poster del festival India Now di Londra

Il multiculturalismo ha un altro nemico

Dopo Angela Merkel, anche David Cameron si lancia contro la dottrina della convivenza tra culture diverse e propone il rilancio dell'identità nazionale. Un approccio necessario per alcuni, semplicistico per altri.

Pubblicato il 7 Febbraio 2011 alle 15:26
Piecesofwhat  | Un poster del festival India Now di Londra

“Sotto la dottrina del multiculturalismo di stato”, ha dichiarato David Cameron durante la conferenza sulla sicurezza internazionale svoltasi a Monaco, “abbiamo incoraggiato culture diverse a vivere vite separate, ciascuna per conto proprio e distaccata da quella principale. Non siamo riusciti a trasmettere una visione della società di cui vorrebbero far parte”. Questo ha portato “al fallimento di fronte alla piaga dei matrimoni obbligati”, ed è una causa profonda del senso di sradicamento che può condurre al radicalismo e al terrorismo.

Secondo Cameron il Regno Unito deve adottare una politica di “liberalismo attivo e muscolare” con cui affermare e far rispettare i valori di eguaglianza, legalità e libertà di parola in ogni parte della società. Ha anche messo in guardia i gruppi musulmani, avvisandoli che se non riconosceranno i diritti delle donne e promuoveranno l’integrazione, perderanno ogni finanziamento dal governo. Tutti gli immigrati dovranno parlare inglese, e le scuole dovranno insegnare la cultura nazionale.

Il discorso di Cameron è stato immediatamente criticato dall’opposizione laburista e dalle associazioni musulmane per il suo approccio “semplicistico”. Molti hanno deplorato che il discorso sia stato tenuto proprio mentre tremila sostenitori del movimento di estrema destra English Defense League avevano organizzato una grande manifestazione a Luton, vicino Londra. Secondo il Guardian un membro dell'Edl avrebbe detto che “sarebbe splendido se Cameron fosse finalmente passato dalla nostra parte!”.

Il Times elogia invece il discorso e sostiene che la dottrina multiculturale della “tolleranza” non basta più. "È stata sfruttata dagli estremisti, e da quel vortice di identità confusa e religiosità distorta sono scaturiti gli attentati del 7 luglio, le dichiarazioni farneticanti dei jihadisti, il culto dei martiri terroristi. Come disse il filosofo Burke nel XVIII secolo, tutto ciò di cui ha bisogno il male per trionfare è che gli uomini buoni non facciano nulla".

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"Il multiculturalismo è parte del più ampio fenomeno europeo del relativismo etico", scrive Jonathan Sacks sul quotidiano londinese, “nata come risposta all’Olocausto. Assumere una posizione sulle questioni morali sembrava un segno di ‘personalità autoritaria’. Il giudizio morale è stato considerato il primo passo lungo la strada del fanatismo. Ma il relativismo morale è la tomba della civiltà".

"Cameron si è allineato alle mostruose posizioni di Angela Merkel", tuona sull’Independent Yasmin Alibhai-Brown, secondo cui è “una vergogna” che undiscorso indirizzato al proprio paese sia stato pronunciato alla conferenza internazionale sulla sicurezza. "Ammetto che i nostri cittadini sono innervositi da musulmani britannici pieni d'odio che avanzano richieste senza fine e scelgono di essere emarginati. Ma questo senso d'insoddisfazione è alimentato dalle politiche del governo (i durissimi piani di austerity). Musulmani e migranti sono strumentalizzati per distogliere l’attenzione dal caos pianificato da questa coalizione impopolare".

Sul Guardian Madeleine Bunting si spinge ancora più in là: "Dietro al discorso di Cameron si cela la nostalgia per una forte identità collettiva nazionale e una percezione di valori comuni. Ma dopo una generazione di individualismo e globalizzazione, ogni forma di identità collettiva si è indebolita o è stata abbandonata. Molte delle istituzioni che espressero e inculcarono il senso di appartenenza alla nazione sono ormai in declino, siano esse partiti politici, sindacati o chiese. Il tessuto della vita istituzionale è stato sfilacciato a favore della libertà individuale. Quella 'visione della società' che Cameron sollecita di fatto è già evidente nel consumismo capitalista che promuove solo il possesso dei beni materiali".

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