Il problema tedesco

Pubblicato il 15 Marzo 2013 alle 14:19

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"Uno spettro si aggira di nuovo per l'Europa - lo spettro della potenza tedesca", scrive lo storico Brendan Simms nel pezzo di copertina del New Statesman, dedicato al "problema tedesco". Il settimanale sottolinea che gli ultimi cinque anni hanno visto la "notevole ascesa" dell'influenza tedesca, con Berlino che ha superato indenne la crisi economica e impedito alla Banca centrale europea di lanciarsi

nella corsa all'acquisto di bond che i paesi della periferia in bancarotta dell'Europa desiderano tanto, prescrivendo invece loro una dieta di indigeste 'regole' fiscali. […] Non sorprende, quindi, che in questo periodo si sia registrato anche l'aumento della germanofobia politica e popolare in tutto il continente.

Secondo Simms negli ultimi 500 anni la Germania ha oscillato tra l'essere diplomaticamente troppo forte o troppo debole.

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Oggi la Germania è sia troppo forte che troppo debole, o almeno troppo poco impegnata. Sta scomodamente al centro di un'Ue che è stata concepita soprattutto per limitare la potenza tedesca ma che ha invece contribuito ad accrescerla, e i cui errori di progettazione hanno involontariamente privato molti altri paesi europei della loro sovranità senza dar loro in cambio una leva democratica nel nuovo ordine.

La domanda adesso è questa: come si può persuadere la Repubblica federale, prospera e sicura come non mai, a prendere l'iniziativa politica e fare i sacrifici economici necessari a completare l'opera dell'unità europea? In un modo o nell'altro, la questione tedesca rimane e ci accompagnerà sempre. Perché ogni volta che l'Europa e il mondo pensano di averla risolta, gli eventi e i tedeschi cambiano la questione.

Un altro storico, Dominic Sandbrook, scrive sul Daily Mail che secondo un numero crescente di europei "per la terza volta in meno di cento anni la Germania sta cercando di prendere il controllo dell'Europa". Si riferisce all'intervista dell'ex presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker a Der Spiegel, che ha fatto il parallelo tra il 2013 e l'anno che ha preceduto lo scoppio della Prima guerra mondiale e avvisato che la minaccia della guerra in Europa esiste ancora. Secondo Sandbrook,

Se i tedeschi continuano a imporre brutali ristrettezze economiche ai popoli d'Europa, le conseguenze in termini di alienazione sociale, dispute internazionali e ascesa dell'estremismo politico potrebbero essere drammatiche. Abbiamo già assistito a proteste sanguinose contro il giogo economico della Germania ad Atene, Roma e Madrid. […] Grazie a questa crisi politica apparentemente interminabile, la Germania è vista sempre più come l'oppressore dell'Europa che come il suo salvatore. […] Ma la verità è che legare insieme le economie di nazioni diverse come Portogallo, Grecia, Francia, Italia e Germania è servito solo a infiammare vecchie inimicizie.

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