Il premier Mark Rutte (sn) e il leader laburista Diederik Samsom

Il rompiscatole rientra nei ranghi

Il premier liberale Mark Rutte è stato confermato alle elezioni del 12 settembre, ma dovrà allearsi con i laburisti invece che con l’euroscettico Geert Wilders. Le sue posizioni sull’Europa sono quindi destinate ad ammorbidirsi.

Pubblicato il 18 Settembre 2012 alle 11:15
Il premier Mark Rutte (sn) e il leader laburista Diederik Samsom

A Bruxelles i diplomatici e i funzionari europei hanno appreso con sollievo il risultato delle elezioni olandesi del 12 settembre. "Un risultato incredibile. Il buon senso è di ritorno, la ragione ha avuto la meglio", ha concluso uno di loro. "Era tempo che i Paesi Bassi tornasse alla normalità", ha dichiarato un altro funzionario.

Un timore per ora è scomparso a Bruxelles: l'odio nei confronti dell'Ue non si diffonderà a partire dai Paesi Bassi - stato fondatore dell'Ue e ancora dotato di un rating tripla A - verso il resto dell'Europa. La coalizione, che sarà probabilmente composta dal Vvd [Partito popolare per la liberta e la democrazia, liberali] e dal Pvda [Partito del lavoro, socialdemocratici], non volterà le spalle all'Ue. Infatti il partito laburista, da quando Diederik Samsom ne è alla guida, ha ribadito le sue scelte europeiste.

Del resto nei prossimi mesi la nuova coalizione avrà più di un'occasione per affermare la sua posizione nell'Unione. In ottobre o in novembre si ripresenterà inevitabilmente la questione del salvataggio della Grecia o della Spagna attraverso i fondi europei. Negli ultimi due anni sul problema dei prestiti di emergenza ai paesi in difficoltà della zona euro, in parte sotto la pressione del Pvv [il partito populista di Geert Wilders], Rutte e il ministro delle finanze Jan Kees De Jager si sono comportati come avvoltoi.

Una coalizione con il Pdva adotterà di certo un altro atteggiamento nei confronti di Bruxelles. In realtà la posizione del nuovo governo non disentirà molto dall'assenso critico offerto dal precedente, costituito dal Vvd e dal Cda (cristiano democratici), che già si appoggiava al Pdva per far approvare gli aiuti urgenti. Ma probabilmente ci sarà un cambiamento per quanto riguarda i progetti di Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, che prevede di dotare l'Ue di un'architettura del tutto inedita. Prima delle elezioni Rutte diceva in tono sprezzante che non c'era alcun bisogno di nuove prospettive europee, soprattutto se queste fossero state accompagnate da un delicato trasferimento di poteri a Bruxelles. Ma con Samsom al suo fianco, Rutte non potrà più ripetere frasi del genere.

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Van Rompuy e il presidente della Commissione José Manuel Barroso ritengono inevitabile un'integrazione più profonda se gli stati membri dell'Ue vorranno conservare la ricchezza e il benessere. Di fatto questo significa delle regole europee ancora più rigorose in materia di bilancio, degli accordi ancora più esigenti sull'applicazione della politica economica e sociale, una maggiore armonizzazione della fiscalità e una maggiore influenza del Parlamento europeo. Il Pdva è aperto a un'evoluzione del genere e il primo ministro Rutte, quando dovrà prendere delle decisioni (alla fine di quest'anno) sarà costretto a dire "sì a condizione che", invece di "assolutamente no".

Ci si dovrà aspettare anche un atteggiamento più flessibile nei negoziati sul nuovo finanziamento pluriennale dell'Ue. Lo "zero è abbastanza" espresso da Rutte e Kees De Jager (il blocco dell'aumento delle spese di bilancio) sarà sostituito da uno scenario che prevede un modesto aumento del bilancio dell'Ue. Una posizione sicuramente più realista, a meno che i Paesi Bassi non decidano veramente di sabotare il bilancio comunitario con il loro veto.

In altre parole il ruolo di Rutte come rompiscatole d'Europa - com'era stato definito da diversi diplomatici dell'Ue - sembra finito. Invece di cercare alleanze con gli euroscettici di Londra e Helsinki, un governo composto dal Vvd e dal Pvda si avvicinerà a chi - per esempio a Berlino - pratica una critica costruttiva. Insomma, dopo le elezioni il primo ministro olandese sembra essere ridiventato un po' più tedesco sulle questioni europee.

Opinione

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Gli “intensi dibattiti pubblici” in corso in Germania dopo la sentenza della Corte costituzionale di Karlsruhe sono un esempio da seguire per gli olandesi, il cui atteggiamento verso la democrazia è “sempre più indifferente”, scrive Ton Nijhuis su De Volkskrant. Secondo il direttore dell’Istituto tedesco nei Paesi Bassi

il paese farebbe meglio a prendere sul serio il malcontento e le inquietudini della popolazione tedesca e smorzare il più possibile il suo isolamento, per esempio sposando il progetto di Angela Merkel di creare un’unione politica […]. Dobbiamo chiarire cosa ci aspettiamo dall’Europa. Se prenderemo l’iniziativa anziché restare in disparte a lamentarci aumenteremo le nostre possibilità di avere un ruolo di primo piano [in Europa]. Se condivideremo le preoccupazioni dei tedeschi e troveremo risposte adeguate potremo evitare che la Germania si scoraggi poco a poco e allo stesso tempo animare e indirizzare il dibattito europeo nei Paesi Bassi.

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