Il vento cambia anche in Europa

Secondo la stampa europea la vera vincitrice del primo turno delle presidenziali è Marine Le Pen, mentre gli sconfitti sono Sarkozy e la Germania.

Pubblicato il 23 Aprile 2012 alle 15:21

Lo scontro al secondo turno tra François Hollande e Nicolas Sarkozy era previsto dai sondaggi, che da tempo davano in testa il candidato socialista. Il risultato del Front National, invece, è stato una vera sorpresa. Con circa il 20 per cento delle preferenze, Marine Le Pen peserà in modo rilevante sulla campagna del presidente uscente.

Secondo il Financial Times Deutschland la seconda posizione di Nicolas Sarkozy è un’“umiliazione” che testimonia il “rifiuto brutale” di cui è oggetto il presidente uscente. Il quotidiano tedesco sottolinea che quello del primo turno “non è soltanto un risultato, ma un verdetto contro un presidente incapace di realizzare le riforme necessarie”. Convinto che i francesi vogliano sbarazzarsi a tutti i costi di Sarkozy, il Financial Times Deutschland ribadisce che François Hollande potrebbe avere il pragmatismo necessario per uscire dalla crisi:

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Il risultato del primo turno rappresenta una grande occasione e allo stesso tempo un rischio ancora maggiore. Paradossalmente l’occasione si nasconde dietro l’andatura incerta e la presenza poco dinamica di Hollande. Se non ci saranno miracoli nelle prossime due settimane, la Francia avrà un presidente noioso al posto di uno che faceva continuamente auto-promozione. Ma proprio grazie alla sua riservatezza e alla mancanza di determinazione, Hollande potrebbe più del suo predecessore essere in grado di avviare una politica pragmatica basata sulle riforme necessarie per tirare fuori il paese dalla crisi del debito e dalla miseria economica. 

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“Nicolas Sarkozy vacilla”, scrive su Rzeczpospolita Marek Magierowski, secondo cui il presidente uscente

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avrà grandi difficoltà a conquistare i sostenitori di Marine Le Pen, che con ogni probabilità tra due settimane si asterranno in massa. Se Sarkozy vuole continuare a cullare il sogno della rielezione, deve mettere tutto sulla bilancia e virare ancora di più a destra. Molto più a destra. Se vincerà dovrà diventare un lepenista, anche solo per un momento. 

In Spagna El País ricorda che la portata del voto francese oltrepassa le frontiere nazionali. Secondo il quotidiano madrileno

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tutta Europa si sente coinvolta da quest’elezione, dove si affrontano concezioni diverse dell’integrazione a livello continentale. Anche se negli ultimi tempi Sarkozy si è avvicinato alle tesi di Hollande sul sostegno alla crescita contro il ricorso esclusivo all’austerity, altri elementi - per esempio il controllo dell’immigrazione nell’Ue - separano nettamente i due candidati. Sarebbe paradossale che il principale alleato europeo [del primo ministro spagnolo Mariano] Rajoy fosse alla fine un socialista all’Eliseo. Anche se non sarebbe una novità, perché Sarkozy è lo è stato per [il socialista José Luis] Zapatero.

Secondo To Vima, infine, il voto francese rappresenta “una lezione per la Germania”. “La sconfitta di Sarkozy non è soltanto una sconfitta personale - scrive il quotidiano ateniese - ma anche una disfatta per la politica tedesca”. Una politica “che [Sarkozy] ha sostenuto fedelmente”. Dalle urne delle prime elezioni di rilievo dopo la firma del trattato fiscale vengono fuori due messaggi chiari, scrive To Vima:

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Il primo è che la leadership della Germania in Europa è il tema centrale che divide l’elettorato in Francia, mentre il secondo è che il popolo francese patisce le conseguenze della politica imposta dalla Germania all’europa, anche se è stato meno coinvolto [rispetto ad altri]. […] Tuttavia, anche se la sconfitta di Sarkozy sarà confermata al secondo turno e la Francia cambierà presidente, non che detto che il nuovo capo di stato reagirà al diktat tedesco in Europa. Soprattutto perché, se non si adatterà alla politica tedesca, i mercati minacceranno presto la Francia con tassi di prestito elevati. […] L’Europa cambia e cambia contro la Germania. È possibile spaventare i governi ma non i popoli, ed è per questo motivo, a prescindere dall’elezione o meno di François Hollande, che siamo agli inizi del declino del dominio tedesco.

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