Attualità Elezioni tedesche 2013
Parco eolico a Wilster, Germania del nord

La bolletta pesa sulle elezioni

La transizione alle rinnovabili sta costando sempre più cara ai cittadini senza produrre i risultati sperati. Un fallimento difficile da spiegare in piena campagna.

Pubblicato il 13 Settembre 2013 alle 11:26
Parco eolico a Wilster, Germania del nord

I piccoli ruscelli fanno i grandi fiumi. Questo adagio di saggezza popolare il ministro dell'ecologia tedesca Peter Altmaier (Cdu) non lo ignora di certo. Così ha riunito in una guida alcuni consigli pratici che dovrebbero aiutare tutti i cittadini a far progredire la causa della transizione energetica, il "progetto del secolo" che la cancelliera evoca così spesso.

Si tratta di mostrare al cittadino come ridurre i propri consumi elettrici, mentre la sua partecipazione finanziaria all'energia verde, che è indicata sulle bollette, si appresta a passare dagli odierni 5,3 centesimi a kilowattora a 6,2 o 6,5 centesimi, secondo le previsioni del governo. Un aumento di quasi il 20 per cento, mentre il consumatore tedesco ha già oggi le tariffe di elettricità più care d'Europa.

Questa impennata delle tariffe dipende soprattutto dai nuovi aumenti e dalle tasse prodotte dall'immaginazione dello stato. Il problema è che né le pensioni né le indennità di disoccupazione beneficiano di un aggiustamento automatico sulle tariffe di elettricità. Ogni anno più di 300mila famiglie sono private dell’elettricità a causa di bollette non pagate. La Caritas e altre associazioni hanno inventato un termine per definire questo fenomeno, la "precarietà energetica".

Per la società tedesca i costi hanno da tempo raggiunto dei livelli incredibili, paragonabili solo a quelli associati al salvataggio dell'euro. Quest'anno i consumatori si vedranno obbligati a sborsare più di 20 miliardi di euro per pagare l'elettricità prodotta dai pannelli fotovoltaici, dagli impianti eolici e dalle centrali a biogas, il cui prezzo sul mercato ammonta a meno di tre miliardi di euro - e questa somma non corrisponde nemmeno al prezzo della corrente, se dobbiamo tenere conto dei danni collaterali e delle spese risultati da uno sviluppo non coordinato delle energie verdi nella rete elettrica.

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La produzione elettrica dei pannelli solari e degli impianti eolici può essere considerevole o nulla a seconda dell'ora del giorno e delle condizioni meteorologiche. Questo significa che vi possono essere delle assurde situazioni di sottoalimentazione, di sovralimentazione e di inadeguatezza della rete. Quando troppa elettricità circola sulla rete, le turbine eoliche devono girare a regime ridotto o addirittura essere fermate. Il problema è che questa "corrente fantasma" viene pagata comunque. Al contrario, in caso di assenza di vento o di oscurità, la produzione elettrica è troppo bassa. In questo caso bisogna rimettere in funzione le vecchie centrali a gasolio e a carbone per rimediare alla mancanza di corrente. Il risultato è che [[l'anno scorso i produttori tedeschi di energia hanno immesso nell'atmosfera più anidride carbonica dell'anno precedente]].

L'esempio migliore di questo fallimento è Großkrotzenburg, una tranquilla cittadina dell'Assia. Qui la società E.on Ag di Düsseldorf, primo fornitore di energia tedesco, sfrutta da diversi anni un'enorme centrale a carbone. Il sito di Staudinger conta cinque bruciatori, di cui il più vecchio risale al 1965 e offre un ridicolo rendimento del 32 per cento. Anche E.on ritiene la centrale "del tutto inaccettabile sia da un punto di vista economico che ecologico".

Questo è uno degli aspetti più singolari di una svolta energetica che non manca certo di singolarità: oggi i più grandi inquinatori - le vecchie e obsolete centrali a lignite - sono diventate le più redditizie. Una notizia che risalta nelle statistiche ambientali tedesche. Così mentre nell'anno di lancio della svolta energetica, il 2012, si è assistito a un aumento del 10,2 per cento della produzione di corrente proveniente dalle energie rinnovabili, la produzione di centrali a carbone fossile e a carbone è aumentata di più del 5 per cento. Il ministro dell'ecologia Altmaier commentava: "Questa evoluzione non deve diventare una tendenza".

Eolico a gasolio

Il governo ripone molte speranze nello sviluppo dei parchi eolici offshore. Tuttavia i cantieri marittimi sono in una situazione molto confusa. Di fronte all'isola di Borkum, nel Mare del Nord, gli impianti eolici girano a vuoto non essendo ancora stati collegati alla rete, e il raccordo non sarà operativo prima dell'anno prossimo. Nel frattempo, per non arrugginire, il parco eolico viene fatto funzionare con dei motori a gasolio.

Tuttavia lo stato fa una promozione attiva dello sviluppo eolico. I progetti sono enormi. Entro il 2020 i parchi offshore dovranno produrre fino a 10 gigawatt - l'equivalente sulla carta di otto centrali nucleari. Nel frattempo lo stato moltiplica gli incentivi per attirare gli investitori. Così un kilowattora offshore sarà ricomprato a 19 centesimi - cioè quasi il 50 per cento di più rispetto a un kilowattora prodotto dagli impianti eolici terrestri. Inoltre lo stato libera questi imprenditori da qualunque rischio in materia di responsabilità giuridica. Se un progetto non dovesse funzionare saranno i consumatori a pagarne le conseguenze.

In piena campagna elettorale [[i partiti si rinfacciano reciprocamente la responsabilità del fallimento]]. In questa situazione il governo vorrebbe evitare il più possibile di parlare della transizione energetica, ma il problema è ritornato di attualità. Il 5 settembre la Monopolkommission [commissione sui monopoli] ha pubblicato su direttiva del governo un rapporto dal titolo "La concorrenza nella fase della transizione energetica". Il documento mette in evidenza le disfunzioni di un sistema che ricompensa le installazioni meno efficienti, che non contribuisce alla salvaguardia del clima, che mette in pericolo l'alimentazione della rete e che sfavorisce i cittadini più poveri. Nel loro rapporto, gli esperti raccomandano un'[urgente] revisione del sistema.

Appello

Piano con le rinnovabili

Il 10 settembre i capi di dieci grandi fornitori di elettricità europei si trovavano a Strasburgo – dove questa settimana siede il Parlamento europeo – per “denunciare l’attuale politica europea dell’energia”, riporta La Croix e chiedere “misure concrete per ricostruire l’Europa dell’energia”, come recita il loro comunicato.
“Dobbiamo ridurre il ritmo dell’installazione dei parchi eolici e pannelli solari in Europa. Attualmente non è sostenibile”, ha dichiarato Gérard Mestrallet, direttore generale di Suez citato dal Financial Times.
Pur non essendo contrari alle energie rinnovabili, i capi delle imprese

sottolineano che il denaro pubblico sarebbe speso meglio riorientando gli investimenti verso le tecnologie meno mature come l’idroeolico, l’eolico offshore e lo stoccaggio dell’energia.

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