Attualità Dieselgate

La Corte europea boccia le deroghe ai limiti alle emissioni

La Corte di giustizia dell’Ue ha accolto il ricorso di alcune città contro la decisione della Commissione europea di cosentire alle case automobilistiche di superare i limiti di emissioni dei veicoli diesel. Ma occorrerà parecchio tempo prima che possano essere costrette a mettersi in conformità.

Pubblicato il 16 Dicembre 2018 alle 23:51

La sentenza, che accoglie il ricorso presentato a maggio dalle città di Parigi, Bruxelles e Madrid lo scorso maggio, riapre il dossier Dieselgate che pareva essersi concluso col diktat delle lobby dei costruttori. Questi tuttavia potranno continuare a inquinare oltre misura ancora a lungo visto che la Corte ha concesso alla Commissione dodici mesi per adottare regole piu rispettose della salute pubblica.

Ricostruiamo la vicenda. Lo scandalo Volkswagen nel 2015 aveva dimostrato come gli ossidi di azoto (Nox) emessi dai veicoli di tutte le case automobilistiche fossero superiori alla norma. Gli NOx sono responsabili di 75.000 decessi prematuri ogni anno in tutta Europa, secondo l’Agenzia ambientale europea.

Per porre fine alla frode, nel 2016 l’Ue ha deciso di ammodernare i test in laboratorio, fino ad allora effettuati con metodi obsoleti, e di integrarli con più accurati test di omologazione su strada. Tuttavia, sotto le pressioni dell'industria automobilistica e dei governi che la spalleggiano, la Commissione ha concesso un generoso periodo di deroga alle soglie che l’Europarlamento, unico organo democraticamente eletto, aveva stabilito nel 2007. E' cosi previsto che dal settembre 2017 le emissioni dei nuovi modelli di auto immessi sul mercato possano arrivare fino a oltre il doppio del limite di 80 mg/km. Solo nel 2020 questo margine di sforamento verrà ridotto al 50% del limite ufficiale. Inoltre, tali soglie decrescenti si estenderanno, rispettivamente nel 2019 e nel 2021, anche ai nuovi veicoli di modelli già esistenti che solo l'anno prossimo inizieranno a essere testati anche su strada.
La decisione della Corte Ue segna un precedente storico. "Per troppo tempo le case automobilistiche e le lobby industriali sono state in grado di dettare le regole”, ha dichiarato Anne Hidalgo, sindaco di Parigi, “Oggi, il Tribunale dell'Unione europea ha sostenuto la nostra tesi secondo cui si tratta di un tradimento dei cittadini europei richiedono aria pulita per respirare”.
A farle eco ė Anna Gerometta, presidente dell'associazione milanese Cittadini per l'aria: "viene affermato il ruolo guida dei sindaci e delle città per proteggere la salute dei cittadini che troppo spesso viene dimenticata dai governi centrali.”
La vittoria di principio è pero' indebolita nei fatti. La sentenza infatti stabilisce che la deroga ai limiti di legge continuerà ad applicarsi fino all'approvazione di nuove norme sui test su strada che, stavolta, non consentano il superamento dei limiti.
"Lo statu quo di 12 mesi prescritto dal tribunale mira a evitare un'incertezza giurdica che potrebbe screditare l'intera normativa sui test su strada", commenta Ugo Taddei, avvocato presso l'ONG Client Earth a Bruxelles.
I tempi per l'adozione di una nuova normativa rischiano pero di allungarsi. La Commissione ha due mesi di tempo per impugnare la sentenza. Se lo fa, come ė probabile, il termine di dodici mesi decorrerebbe dalla data in cui la Corte rigettasse l'appello. La riforma quindi non entrerà presumibilmente in vigore prima di metà 2020 e non potrà essere retroattiva. Da qui ad allora le emissioni in eccesso dei veicoli in circolazione, che siano modelli vecchi o nuovi; resteranno intoccabili: tutte ancora legali, anche se autorizzate da una normativa giudicata illegale.

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