Un tappeto in un bazar di Istanbul. Markb120/Flickr

La fede, un valore molto relativo

Il referendum svizzero sui minareti ha rilanciato il dibattito sul ruolo dell'islam in Europa. Al filosofo musulmano Tariq Ramadan, che mette l'accento sul contributo dei musulmani alla cultura del vecchio continente, il giornalista Arcadi Espada risponde che la religione non costituisce un elemento di superiorità morale. 

Pubblicato il 2 Dicembre 2009 alle 19:01
Un tappeto in un bazar di Istanbul. Markb120/Flickr

Capisco (più o meno) Tariq Ramadan quando afferma che è "molto difficile per il cittadino qualunque accettare la nuova presenza musulmana come un fattore positivo". Per Ramadan questa difficoltà si inserisce tra le "sgradevoli polemiche" sull'islam. E il filosofo ne cita alcune: "la violenza, l'estremismo, la libertà di espressione, la discriminazione sessuale, i matrimoni forzati".

Ma Ramadan deve riconoscere che la libertà e la vita non sono dibattiti futili, e che le polemiche che cita le riguardano in pieno. Di conseguenza non è così assurdo che l'opinione pubblica europea diffidi dei musulmani. In nome di Allah sono state fatte molte cose sgradevoli, anche se sono convinto che anche molti atti di bontà possano essere fatti in suo nome.

Tuttavia non è questo il punto fondamentale del dibattito, né la ragione delle divergenze europee o dello sdegno mostrato da Ramadan. Per essere sinceri, e pensando in quanto europeo, vorrei chiedere a Ramadan: per quale motivo i musulmani dovrebbero essere un fattore positivo? Un musulmano è definito dalla sua fede, e solo da essa. Perché la laicità europea dovrebbe ammettere come "positiva" una presenza contraddistinta unicamente dalla fede?

Saremmo disposti ad accettare qualcuno si presenta in uno spazio pubblico dicendo "sono cattolico e di conseguenza devo essere considerato positivamente"? Uno dei valori conquistati a duro prezzo in Europa è che la religione non è moralità. La religione ne è solo un fattore, peraltro molto discutibile. Posso accettare, al di là di ogni generalizzazione ambigua, che Ramadan definisca positiva la presenza araba. Ma potrebbe dire esattamente la stessa cosa della presenza cinese. In realtà non riesco a capire quale influenza possa avere l'introduzione di una condotta definita dalla religione.

Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

È probabile che il rifiuto dei minareti da parte degli svizzeri sia il frutto del razzismo e dell'intolleranza di credenti e laici. Ma può esserci anche una ragione più sottile e delicata, che merita di essere presa in considerazione. Oggi molti europei vedono le vecchie chiese cristiane con uno sguardo completamente privo di fede; le considerano come semplici edifici culturali. Ma tutto questo è molto più difficile con i minareti, e ancora di più con tutte le vestigia architettoniche musulmane presenti in Spagna. Nei minareti antichi e moderni domina sola e dispotica la religione. Un fattore intrinsecamente negativo per l'Europa.

OPINIONE

Perdità d'identità e paura dell'Islam

“In un recente passato, molti europei credevano ai loro re e regine, sventolavano la bandiera, cantavano l’inno nazionale, apprendevano le vicende eroiche della storia nazionale. Il loro Paese era la loro casa. I viaggi all’estero erano riservati ai marinai, ai soldati, ai ricchi. «L’identità» non era ancora vista come un problema”, scrive lo scrittore e giornalista Ian Buruma sulle pagine del Corriere della Sera. “La maggior parte di noi vive oggi in un mondo laico, liberale, disincantato. Gli europei sono ora quasi ovunque più liberi di quanto siano mai stati. Non ci viene più detto da preti o da superiori cosa fare o pensare. L’affrancamento dalla fede e dalla tradizione non ha sempre prodotto maggiore felicità, ma al contrario è stata spesso causa di un diffuso smarrimento, di timori e risentimenti. [...] I musulmani sono invidiati perché hanno ancora una fede, sanno chi sono, hanno valori per cui vale la pena morire”, quanto meno nella percezione che di loro ha la maggior parte degli europei. “Gli svettanti minareti e i volti velati rappresentano minacce perché gettano sale sulla ferita di chi soffre la perdita della sua fede”. “Il meglio che possiamo sperare è piuttosto che le democrazie liberali escano da questo periodo di malessere, che resistano alle tentazioni demagogiche e riescano a contenere gli impulsi violenti. Sarebbe meglio, però, se ci fossero meno referendum, perché, al contrario di quanto solitamente si crede, non rafforzano la democrazia ma la indeboliscono, costringendo chi abbiamo eletto ad assecondare i sentimenti viscerali degli arrabbiati anziché governare in modo assennato”.

Tags
Ti è piaciuto questo articolo? Noi siamo molto felici. È a disposizione di tutti i nostri lettori, poiché riteniamo che il diritto a un’informazione libera e indipendente sia essenziale per la democrazia. Tuttavia, questo diritto non è garantito per sempre e l’indipendenza ha il suo prezzo. Abbiamo bisogno del tuo supporto per continuare a pubblicare le nostre notizie indipendenti e multilingue per tutti gli europei. Scopri le nostre offerte di abbonamento e i loro vantaggi esclusivi e diventa subito membro della nostra community!

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Abbònati!

Sullo stesso argomento