Il presidente francese François Hollande e l'attore Gérard Depardieu: "Non sopporto più Astérix!"

La grande evasione fiscale

Anche l'attore Gérard Depardieu si è trasferito in Belgio per sfuggire alla tassa del 75 per cento imposta da Hollande sui redditi più alti. Il governo rischia di dover pagare il conto delle polemiche.

Pubblicato il 17 Dicembre 2012 alle 15:43
Il presidente francese François Hollande e l'attore Gérard Depardieu: "Non sopporto più Astérix!"

Due secoli fa gli aristocratici francesi sceglievano l'esilio per sfuggire ai sanculotti e alla ghigliottina. Altri tempi, altri costumi: oggi i (molto) ricchi scelgono l'esilio fiscale per sfuggire a tasse considerate eccessive.

Gérard Depardieu fa parte di questo gruppo. E come spesso accade con questo monumento del cinema francese, il caso ha preso delle proporzioni tanto enormi quanto assurde. La sua scelta di trasferire il suo domicilio in Belgio non lascia dubbi: vuole beneficiare del più mite sistema fiscale belga. E questo è stato detto senza timore di scatenare uno psicodramma nazionale, all'altezza della sua celebrità.

"Decisamente meschino", ha commentato il primo ministro Jean-Marc Ayrault. "Ma chi è lei per giudicarmi così?" ha replicato Depardieu in toni teatrali, minacciando di restituire il passaporto e di abbandonare la nazionalità francese. Scatenando una nuova serie di reazioni indignate, il ministro del lavoro ha esplicitamente parlato di "una forma di decadimento personale" e il ministro della cultura ha chiesto all'attore - con più umorismo - di "tornare al cinema muto".

Un deputato socialista è arrivato al punto di suggerire che chi si trasferisce all'estero per motivi fiscali sia privato della nazionalità. Qualcuno potrà vedere in questo caso una farsa burlesca. Altri, una fredda risposta dei più ricchi alle misure di rigore del fisco francese e la dimostrazione che ormai la gestione del proprio patrimonio è per loro molto più preoccupante dell'interesse nazionale. Ma sarebbe bene che tutti riflettessero sulle cause di questo psicodramma.

Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

Le motivazioni risalgono alla campagna presidenziale. Volendo dare un'impronta forte al suo programma e fare delle concessioni alla sua sinistra, François Hollande aveva proposto a sorpresa di tassare al 75 per cento i redditi oltre un milione di euro. Troppo alto per la destra - una posizione discutibile, visto che tassi simili sono esistiti negli anni settanta - questo tasso era giustificato da un dovere di solidarietà per risanare i disastrati conti pubblici. Ma a quanto pare l'argomento non ha convinti i diretti interessati. E in effetti i motivi non mancano.

Da un lato una tassazione del 75 per cento sembra punitiva. Se Hollande avesse voluto rispettare lo spirito della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, secondo la quale i cittadini devono contribuire all'imposta "in base alle loro facoltà", avrebbe imposto due, tre o addirittura quattro scaglioni supplementari per arrivare se necessario a una percentuale del 75 per cento. Inoltre ci si rende conto che la fiscalità in un solo paese è decisamente inefficace nell'epoca della globalizzazione e della libera circolazione dei cittadini in Europa.

Così Hollande rischia di pagare i costi politici della sua decisione elettorale di primavera. E di rimanere invischiato in questa polemica, com'era successo a Nicolas Sarkozy con il suo scudo fiscale. L'aumento delle imposte è necessario, i più ricchi devono contribuire più degli altri. Ma la brutalità simbolica del 75 per cento finisce per cancellare del tutto questo messaggio.

Da Bruxelles

Il silenzio di Di Rupo

Se in Francia la decisione di Gérard Depardieu di scegliere l’esilio fiscale in Belgio suscita forti polemiche, da parte belga la vicenda viene vista con ironia e divertimento. “Attore fuoristrada cerca clima fiscale mite”, titolava il 17 dicembre la Libre Belgique dopo la notizia che Depardieu si è informato sulle procedure per ottenere la cittadinanza belga. 
Il corrispondente da Bruxelles di Les Temps sottolinea invece “il silenzio del Belgio”. Mentre il presidente francese François Hollande “ha confermato l’intenzione di rinegoziare le convenzioni fiscali” tra Francia e Belgio, il primo ministro belga Elio Di Rupo ha accuratamente evitato di esprimersi sull’argomento”. Richard Werly evidenzia il fatto che 

in Belgio non è stata pronunciata nemmeno una parola ufficiale sulla vicenda e sulla polemica rilanciata domenica da Depardieu nella sua lettera molto dura. Questo silenzio ha due cause principali: la fragilità politica attuale di Di Rupo e la complessità della questione della fuga di capitali in generale e dell’evasione fiscale in particolare. 
Il silenzio di Di Rupo, che aveva già evitato di commentare il trasferimento del miliardario francese Bernard Arnault, dimostra dunque i limiti (tenuto conto della difficile situazione della politica nazionale belga) del piano europeo per la lotta all’evasione fiscale presentato a Bruxelles il 6 dicembre dalla Commissione europea.

Tags
Ti è piaciuto questo articolo? Noi siamo molto felici. È a disposizione di tutti i nostri lettori, poiché riteniamo che il diritto a un’informazione libera e indipendente sia essenziale per la democrazia. Tuttavia, questo diritto non è garantito per sempre e l’indipendenza ha il suo prezzo. Abbiamo bisogno del tuo supporto per continuare a pubblicare le nostre notizie indipendenti e multilingue per tutti gli europei. Scopri le nostre offerte di abbonamento e i loro vantaggi esclusivi e diventa subito membro della nostra community!

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Abbònati!

Sullo stesso argomento