Attualità Presidenza dell’Ue
Durante la presentazione del logo della presidenza lituana dell’Ue, il 12 giugno, a Vilnius

La Lituania sarà capace di ridare fiducia all’Europa?

Lunedì primo luglio la repubblica baltica assume la presidenza dell’Ue per i prossimi sei mesi. Un mandato che comincia in un’atmosfera di sfiducia nei confronti dell’Unione, cosa che non faciliterà di certo il compito di Vilnius.

Pubblicato il 1 Luglio 2013 alle 14:34
 | Durante la presentazione del logo della presidenza lituana dell’Ue, il 12 giugno, a Vilnius

L'istituto statunitense Pew Research Center ha fatto di recente uno studio sulla fiducia nell’Unione europea. Quali sono stati i risultati? Quasi il 45 per cento degli abitanti intervistati negli otto paesi in cui è stata fatta l’inchiesta sostiene l’Ue. Un anno fa questo indicatore era del 60 per cento. Il clima più pesante è in Francia, dove il numero di euroscettici è aumentato del 18 per cento in un anno; oggi il 58 per cento dei francesi dice di non avere fiducia nell’Europa. I nostri vicini polacchi salvano in parte la situazione con una percentuale del 69 per cento in favore dell’Ue. Nella vicina Repubblica ceca la situazione è esattamente l’opposto.

“Una delle ragioni principali della delusione nei confronti dell’Ue si può spiegare con la sfavorevole situazione economica, in particolare nei paesi della zona euro, perché i loro abitanti mettono in relazione la precarietà, la moneta unica e le decisioni prese dall’Ue per salvarla”, spiega Ramunas Vilpisauskas, direttore del Tspmi, l’Istituto di relazioni internazionali e di scienze politiche dell’università di Vilnius.

“In alcuni paesi, per esempio la Lituania, la gente ha meno fiducia nelle istituzioni nazionali rispetto a quelle dell’Ue. Tuttavia i paesi nei quali la fiducia nelle istituzioni, sia nazionali sia europee, è in caduta libera sono numerosi e la Grecia ne è l’esempio più evidente. La gente ha già espresso la propria delusione in occasione delle elezioni nazionali, ma questa situazione potrebbe avere ripercussioni anche sulle elezioni per il Parlamento europeo dell’anno prossimo", continua Vilpisauskas.

Inoltre gli esperti ritengono che un elemento da non trascurare sia la posizione delle classi dirigenti nazionali nei confronti dell’Ue. Per Kęstutis Girnius gli esempi polacco e ceco fanno capire l’importanza del ruolo svolto dall’élite al potere. “In Polonia i dirigenti hanno sempre sostenuto l’Ue, e oggi il paese vuole avere un ruolo importante nella comunità, mentre l’ultimo presidente ceco Vaclav Klaus avrebbe forse preferito portare la Repubblica ceca fuori dall’Ue. A Praga il partito comunista è ancora influente e si sa che i socialisti guardano all’Ue con circospezione", spiega il professore di scienze politiche.

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“Bisogna ricordarsi del discorso [del ministro degli Esteri polacco] Radoslaw Sikorski a Berlino [il 28 novembre 2011], nel quale incitava la Germania a risolvere in modo più attivo la crisi della zona euro e a portare l’Ue verso una maggiore integrazione. Questa posizione del potere polacco è considerata positivamente dalla maggioranza degli abitanti del paese. Bisogna inoltre ricordarsi che l’economia polacca non è entrata in recessione durante la crisi. E anche questo può influenzare il parere dei cittadini”, osserva Vilpisauskas.

I francesi sono arrabbiati per la nuova distribuzione degli equilibri nell’Ue. “Fino alla crisi la Francia aveva un ruolo importante in Europa. Di fatto esisteva un accordo informale tra la Francia e la Germania in base al quale quest’ultima era la locomotiva dell’economia, mentre la Francia prendeva numerose e importanti decisioni politiche. Ma tutto ciò non esiste più. Anche quando il potere era in mano a Merkozy (la coppia Angela Merkel e Nicolas Sarkozy), l’equilibrio è cominciato a cambiare e i francesi non hanno apprezzato questa nuova situazione”, spiega Girnius.

E qual è la situazione in Lituania? Se uno studio simile a quello fatto dal Pew Research Center fosse fatto nel nostro paese, i lituani avrebbero una posizione simile a quella dei polacchi o dei cechi?

Vilpisauskas sottolinea che per ora i lituani hanno fiducia nell’Ue, anche se non bisogna generalizzare. “Per esempio il numero relativamente importante di persone che non approva l’introduzione dell’euro rispetto alle persone favorevoli dimostra lo scetticismo dei lituani nei confronti di una maggiore integrazione, quanto meno in questo settore. Ciò è probabilmente dovuto all’aumento dei prezzi, alla riduzione del potere di acquisto e alle incertezze che rimangono nella zona euro”, sottolinea il direttore del Tspmi.

Durante la presidenza della Lituania, anche se la popolazione sostiene l’Ue, sarà difficile migliorare l’immagine dell’Unione. “Gli stati piccoli fanno fatica a occuparsi dell’immagine dell’Ue, soprattutto per mancanza di risorse”, osserva Girnius.

Vilpisauskas aggiunge che i responsabili della politica estera lituana dovrebbero preoccuparsi soprattutto degli abitanti della Lituania, per non essere criticati per aver voluto fare le cose troppo in grande durante la loro presidenza.

Già adesso le critiche sono molto forti sui numerosi lavori stradali, si ha l’impressione che il governo voglia mettersi in bella mostra davanti all’Ue e nascondere una situazione tutt’altro che positiva. La presidenza del Consiglio europeo da parte della Lituania potrà migliorare il livello di informazione degli abitanti di questo paese sugli affari europei. E questo potrà contribuire a dare un’immagine positiva dell’Ue? Difficile dirlo.

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