L'Europa uscirà bene dalla crisi aperta, un po' più di un anno fa, dalle difficoltà finanziarie della Grecia? Improbabile solo qualche mese fa, l'ipotesi adesso non è più da escludere.
Il “patto di competitività” che la Germania, sostenuta dalla Francia, proporrà oggi ai suoi partner in occasione del Consiglio europeo di Bruxelles, potrebbe costituire un momento importante nel processo di costruzione europea.
Anche se l'espressione molto francese “governo economico” non fa parte del vocabolario di Berlino, è proprio di questo che si tratta. Il patto infatti intende promuovere una serie di impegni, quanto meno fra i 17 della zona euro e idealmente in tutta l'Unione. Questi accordi riguarderebbero una convergenza delle politiche salariali e della fiscalità per le imprese, sull'evoluzione delle pensioni, sull'indebitamento pubblico e così via.
Se si pensa alla ritrosia di Angela Merkel a correre in aiuto di Atene nella primavera del 2010, non possiamo che essere soddisfatti della svolta del governo tedesco.
Non assistiamo più a una chiusura della Germania. Al contrario, Merkel vuole svolgere un ruolo di primo piano nel consolidamento dell'Unione economica e monetaria. Ma anche se ci rallegriamo della sua fede europeista, la sua iniziativa solleva diversi dubbi.
In primo luogo si può contestare il contenuto stesso del “patto per la competitività”. Di certo è auspicabile un equilibrio dei regimi pensionistici per le finanze pubbliche, ma è molto meno evidente che spostare la pensione a 67 anni – come suggerisce la Germania – favorisca la competitività.
La Germania, che potrebbe vedersi rimproverato il fatto di non avere un salario minimo, deve cercare di impedire che il suo patto finisca per favorire una corsa al ribasso degli standard sociali.
E le grandi opere?
Secondo problema: prendendo la direzione delle operazioni, la Germania e la Francia trascurano la Commissione europea, relegata al semplice ruolo di consulente. In alcuni casi il dinamismo franco-tedesco può essere salutare, ma sul medio periodo questa riduzione dei poteri della Commissione è pericolosa.
Terzo: la competitività dell'Ue non è data dalla somma delle competitività nazionali. Questo è il principio stesso della costruzione europea. Dove sono finiti i grandi progetti di infrastrutture europee, in particolare in campo energetico, che permetterebbero all'Unione di essere più competitiva? Non meriterebbero anche loro di figurare nel patto?
Ma nonostante queste riserve non possiamo che essere soddisfatti di vedere i politici riprendere la situazione in mano e non limitarsi a fare i pompieri. Il patto è un buon inizio per il necessario coordinamento delle politiche economiche nella zona euro. (traduzione di Andrea De Ritis)
Reazioni
Dittatura franco-tedesca
"Il progetto di un governo economico divide l'Ue", scrive Die Presse. Secondo il quotidiano le proposte franco-tedesche per un coordinamento delle politiche sociali e budgetarie "non hanno una base democratica. Con questa proposta di governo economico Germania e Francia indicano la strada e gli altri venticinque stati membri si accodano belando". Di conseguenza alcuni stati si sono già opposti al progetto. Die Presse nota inoltre che "nei trattati europei non si trova alcuna base legale per una decisione di così ampia portata". L'unica ragione per accettarla è di natura politica: "la Germania concederà garanzie più alte per il piano di salvataggio in cambio di un controllo politico e di regole più strette sul bilancio".