Un immagine del video pubblicato dall'Eta il 20 ottobre

L’Eta abbandona la lotta armata

Il 20 ottobre l'organizzazione basca ha annunciato che rinuncerà alla violenza. Il comunicato dell'Eta parla di "cessazione definitiva dell'attività armata" e chiede ai governi di Spagna e Francia "di aprire un processo di dialogo diretto" per cercare una soluzione per "il post-conflitto". La stampa spagnola commenta la fine quarant'anni di terrorismo.

Pubblicato il 21 Ottobre 2011 alle 12:00
AFP/Gara  | Un immagine del video pubblicato dall'Eta il 20 ottobre

"Fine del terrore", titola El País. Secondo il quotidiano di Madrid l'annuncio dell'Eta segna "la fine di un incubo":

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La democrazia spagnola trionfa contro i fanatici, che arrogandosi il diritto di rappresentare i cittadini hanno ucciso più di 800 persone. Il problema più tragico della democrazia spagnola è stato finalmente risolto, non perché sia arrivata la pace ma perché una setta di estremisti ha rinunciato alle armi dopo aver sperato che fosse la democrazia ad abbandonare la partita. Oggi è questo il motivo più grande per essere orgogliosi. Ma non bisogna dimenticare il lutto per le centinaia di cittadini [assassinati].

"L'Eta gioca le sue carte in vista delle elezioni", titola El Mundo. Il quotidiano conservatore sottolinea che il comunicato dell'Eta avvantaggerà enormemente il suo braccio politico in vista delle legislative del prossimo 20 novembre:

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Bisogna essere prudenti, perché l’illusione collettiva di una Spagna senza autobombe è stata vissuta già in precedenza. Oggi l'annuncio dell'Eta è più pericoloso che mai, dato che manca appena un mese alle elezioni. Il braccio politico dell'Eta [la coalizione Amaiur, che alle legislative raggrupperà Bildu e gli altri gruppi della sinistra abertzale], punta a ottenere un buon risultato elettorale per trasferire in parlamento la sua sfida separatista. L'assenza di attentati non significa che l'Eta è scomparsa. La fine arriverà soltanto quando l'Eta consegnerà le armi e sparirà senza chiedere alcuna contropartita politica.

"Dopo la resa servono astuzia e prudenza politica", scrive La Vanguardia. Secondo il quotidiano di Barcellona

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l'Eta abbandona la lotta armata perché le sue azioni erano irrazionali, le sue strutture sempre più deboli a causa della pressione della polizia e perché la società basca e quella spagnola (e persino alcuni membri dell'organizzazione) l'hanno resa impotente. Ora inizia un periodo di dialogo in cui all'Eta verrà chiesto di consegnare le armi e gli esplosivi, mentre lo stato dovrà nuovamente prendere in esame la questione dei detenuti [legati all'organizzazione], con rigore ma anche con generosità. L'arduo compito spetterà al governo che uscirà dalle urne il prossimo 20 novembre.

"L'Eta non si scioglie e non consegna le armi", titola Abc. L'editoriale del quotidiano rende "onore alle vittime":

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Non bisogna rinunciare a pretendere giustizia per la vittime dell'Eta, alla cui memoria bisogna dedicare quello che potrebbe davvero essere l'epilogo del gruppo terrorista […] La generosità della memoria, la giustizia e la compensazione spettano soltanto alle vittime.

"Finalmente!", titola El Correo. Secondo il quotidiano basco quella del 20 ottobre è una decisione che l'Eta "avrebbe dovuto prendere già da decenni". Tra le ragioni della resa dell'organizzazione terroristica ci sono

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la situazione di estrema debolezza dopo i colpi della polizia e il fatto che la sinistra nazionalista ha vinto il braccio di ferro per il comando del movimento indipendentista, anche grazie ai magnifici risultati elettorali ottenuti da Bildu alle elezioni municipali del maggio scorso.

Il quotidiano Gara, vicino alla sinistra indipendentista, afferma che

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è arrivato il momento di dimostrare che senza violenza tutto è possibile. Soltanto la società basca può dimostrare di essere in grado di determinare il proprio futuro attraverso il voto.

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