Villaggio svizzero vicino a Zurigo (Juhanson)

Lisbona o Berna?

L’Unione Europea offre sicurezza, benessere, libertà e welfare sociale alla maggior parte dei suoi cittadini, ma sulla scena internazionale è irrilevante. Se l’Europa intende smentire la sua fama di “Grande Svizzera” è necessario che l’Irlanda approvi il trattato di Lisbona, scrive Timothy Garton Ash.  

Pubblicato il 2 Ottobre 2009 alle 12:48
Villaggio svizzero vicino a Zurigo (Juhanson)

C’era una volta un’epoca, un’epoca davvero terribile, in cui il mondo tremava quando la Germania parlava. Adesso la si nota appena. Nelle ultime settimane, per esempio, se per tenermi aggiornato avessi dovuto basarmi esclusivamente sui telegiornali e i quotidiani americani, avrei anche potuto non sapere mai che nel paese più importante d’Europa c'erano le elezioni. Le buffonate di Silvio Berlusconi fanno sempre notizia, ma non la politica europea. L’Europa non è abbastanza pericolosa da doverle prestarle attenzione, né abbastanza dinamica e influente da esigere rispetto come la Cina. L’Europa è bella, noiosa e irrilevante.

Per molti aspetti si tratta di un successo. L’ultima volta che l’Europa ha vissuto una crisi finanziaria ed economica così grave, contrassegnata da un alto tasso di disoccupazione, la Germania non ha certo scelto di essere bella e noiosa. Questa volta, il centro ha trionfalmente tenuto. La politica del “diamo addosso agli stranieri” non porta da nessuna parte. Angela Merkel ha riconfermato il suo status di figura politica più rilevante in Europa, proprio per la sua brillante pretesa di essere assolutamente irrilevante: schietta, senza pretese, pragmatica.

In una coalizione con l’Fdp avrà modo di far passare tagli fiscali, estendere la vita delle centrali nucleari e probabilmente dare un po’ più di respiro al mercato del lavoro. In ogni caso, però, i sostenitori del libero mercato farebbero bene a non nutrire troppe aspettative, come i socialdemocratici farebbero bene a non avere troppi timori. Merkel II non sarà poi molto diverso da Merkel I. Dopotutto, Angela Merkel ha vinto le elezioni restando al centro e il centro resterà dove lei è. Il complesso sistema tedesco di pesi e contrappesi avrà in ogni caso un effetto frenante preciso contro un cambiamento rapido e radicale.

Con Merkel, e molto probabilmente con Guido Westerwelle come primo ministro, neanche la politica estera tedesca cambierà granché. La Germania continuerà a essere il partner europeo più vicino alla Russia, cercherà di essere una buona alleata per gli Stati Uniti, pur continuando a tenere i propri soldati alla larga dall’Afghanistan e a fare quanti più affari possibile con l’Iran.

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I dettagli saranno messi a punto in un mesetto di negoziati in seno alla coalizione. "Quando il 9 novembre i leader mondiali arriveranno a Berlino mi piacerebbe che ad accoglierli ci fosse il nuovo governo" ha fatto sapere Merkel. Nove novembre: la caduta del Muro. Subito tornano alla memoria tutte le speranze e le paure del 1989. La Germania al cuore di un’Europa Unita, modello di riferimento per l’intera comunità internazionale. Oppure, come nelle inquiete fantasie dei conservatori britannici e polacchi, una Germania come Quarto Reich. E invece ci ritroviamo un “orologio a cucù”, come disse una volta con una battuta scherzosa Orson Welles, sintetizzando i risultati di duemila anni di civiltà svizzera. La Germania come una Grande Svizzera.

Ma non si tratta solo della Germania: è l’intera Europa oggi a essere una Grande Svizzera. Ha cantoni grandi e piccoli, ciascuno dei quali difende in modo agguerrito le proprie tradizioni e il proprio autogoverno. Ci sono il Cantone Slovenia e il Cantone Francia, il Cantone Gran Bretagna e il Cantone Lussemburgo. Alcuni cantoni sono più importanti di altri, ma nessuno ha neppure la metà dell’importanza che era solito avere oppure – specialmente nel caso di Francia e Gran Bretagna – di quella che tuttora pensa di avere. Questa Grande Svizzera offre sicurezza, benessere, libertà e welfare sociale alla maggior parte dei suoi abitanti, anche se non tutti, e ad alcuni dei suoi stranieri naturalizzati, anche se non tutti. Per i suoi cittadini, l’Europa è uno dei migliori posti al mondo nel quale vivere.

Il peso dell'Irlanda

Ora, c’è molto da dire sull’essere svizzeri. La domanda più fondamentale che dobbiamo porci è la seguente: noi europei siamo davvero appagati? È davvero solo questo che vogliamo essere nel ventunesimo secolo? Sospetto che in cuor loro molti europei risponderanno sì. Il problema legato a questa situazione è che scegliendo di essere soltanto una Grande Svizzera nel lungo periodo perderemo le condizioni che rendono possibile esserlo davvero. Il fatto è che avere una politica estera europea non è un potere in sé, ma significa avere il potere di proteggere e promuovere gli interessi sempre più comuni a tutti i paesi europei, messi a dura prova in un mondo di giganti non-europei.

La Germania ha il suo peso in questa scelta. La Gran Bretagna anche, e quasi certamente con i conservatori al governo prenderà la direzione opposta. Questa settimana, però, il paese che ha il maggior peso in assoluto è l’Irlanda, che il 2 ottobre vota un'altra volta per il trattato di Lisbona. Perché l’Europa possa avere una voce più forte a livello internazionale, è necessario che gli irlandesi votino sì.

Da un punto di vista strettamente democratico, c’è qualcosa che non va nel fatto di non aver accettato il no del primo referendum, ma c’è qualcosa di problematico anche nel fatto che i quotidiani britannici di proprietà di Rupert Murdoch abbiano una parte così importante nel dibattito irlandese. Gli irlandesi devono prendere una decisione. Decideranno secondo alle loro buone ragioni, e non dovrebbero sentirsi minacciati di ripercussioni nel caso in cui facciano la scelta “sbagliata”. Per il futuro dell’Europa, in ogni caso, la scelta dell’Irlanda può essere perfino più importante di quella della Germania.

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