Partenariato orientale

L’Ucraina vacilla sotto la pressione russa

Pubblicato il 13 Novembre 2013 alle 14:38

A due settimane dal vertice di Vilnius sul partenariato orientale, durante il quale dovrebbe essere firmato l’Accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Ue, a Kiev la situazione precipita. Riunita in sessione straordinaria il 13 novembre, il parlamento ucraino ha rinviato al 19 novembre il voto sulla liberazione dell’ex premier Julia Timošenko, una delle condizioni essenziali poste dagli europei per la firma dell’accordo. 
Tre giorni prima il presidente Viktor Janukovyč aveva effettuato una visita a sorpresa a Mosca che ha alimentato le polemiche. “Il sito ufficiale di Janukovyč ha annunciato il giorno stesso che il presidente si sarebbe recato nella Federazione russa senza aggiungere altro, constata Den, quotidiano centrista di Kiev. “Il sito del presidente Putin non ha fornito alcuna informazione, e questa segretezza ha prodotto ogni genere di speculazioni e insinuazioni”. Il filoccidentale il Kyiv Post parla di pressioni da parte di Mosca e addirittura di una “guerra commerciale contro l’Ucraina” a cui “l’economia ucraina non sarebbe in grado di resistere” perché “molti settori dell’economia del paese sono dipendenti dalla Russia”. 
Secondo il primo ministro ucraino Mykola Azarov, citato da Ukrainska Pravda, la marcia indietro di Kiev si spiegherebbe con la speranza di “normalizzare i rapporti con la Russia” per soddisfare le “industrie e gli imprenditori ucraini, preoccupati dal futuro degli scambi commerciali con Mosca”. Secondo alcuni Putin avrebbe addirittura chiesto la testa di Azaroz durante l’incontro, perché i russi lo considerano troppo favorevole al riavvicinamento con l’occidente. 
A Bruxelles, riporta EUobserver, “i diplomatici europei hanno abbandonato la speranza che l’Ucraina firmi l’accordo”. Il sito d’informazioni nota che Serhiy Vlassenko, avvocato di Timošenko, è stato appena accusato di violenza coniugale:

l’accusa è arrivata 48 ore prima che una commissione del parlamento europeo emanasse (mercoledì 13)  il suo verdetto per stabilire se l’Ucraina ha messo fine alla sua “giustizia selettiva”, e una settimana prima dell’incontro tra i ministri degli esteri europei (lunedì 18) per stabilire se firmare l’accordo durante il vertice con le ex repubbliche sovietiche nella capitale lituana, previsto per i 28 e 29 novembre.

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