Atene, 7 novembre. Il premier Antonis Samaras si rivolge al Parlamento

L’“ultima chance” non è ancora stata colta

I deputati greci hanno adottato il nuovo piano di austerity necessario a ottenere una nuova tranche degli aiuti internazionali. Ma questo voto, arrivato al termine di lunghi negoziati in un parlamento assediato dai manifestanti, non salverà il paese dalla crisi politica.

Pubblicato il 8 Novembre 2012 alle 15:51
Atene, 7 novembre. Il premier Antonis Samaras si rivolge al Parlamento

Era “ l’ultima chance”, assicura To Vima. Il 7 novembre il parlamento greco ha approvato sacrifici economici per 18 miliardi di euro, come previsto dal terzo memorandum firmato dal governo di coalizione guidato da Antonis Samaras e dalla troika (Ue, Bce, Fmi). Tra i 229 deputati presenti, 153 hanno votato a favore e 128 contro. Atene potrà così ricevere 31,5 miliardi di euro dall’Ue e dal Fmi ed evitare di essere dichiarata insolvente alla fine del mese. Ma per il settimanale si tratta di una “vittoria di Pirro”:

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È evidente che il governo esce azzoppato da questo voto. Il Partito socialista ha perso 6 deputati, Nuova Democrazia uno, e questi due partiti hanno la certezza che il terzo partito che sostiene la coalizione, la sinistra democratica di Foris Kouvelis, continuerà ad appoggiare le decisioni del governo. […] Il governo con il voto dei deputati ormai non può che chiedere l’aiuto degli europei ed esigere che siano versati prima possibile gli aiuti promessi. Quest’ “ultimo voto” e quest’ “ultima chance” non devono andare sprecati. Per la semplice ragione che sarebbe un delitto a fronte degli enormi sacrifici che il popolo greco sta facendo.

“Un voto da brivido” per il “giorno della vergogna”, titola To Ethnos. La votazione si è svolta a tarda sera, al termine di estenuanti negoziati e sotto la pressione di una folla di oltre 70mila manifestanti riunitisi davanti al parlamento per protestare contro le nuove misure di austerity. L’editoriale di Giorgos Delastik denuncia lo spettacolo offerto dalla democrazia greca:

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A poche ore dal voto, il ministro delle finanze Yannis Stournaras ha proposto di approvare anche una riduzione degli stipendi dei dipendenti del parlamento. Naturalmente questi ultimi si sono riuniti per decretare uno sciopero. Hanno mobilitato la polizia (che di norma si mobilita in occasione delle manifestazioni) e hanno bloccato l’ingresso agli uffici del primo ministro. Il ministro delle finanze è stato quindi costretto a ritirare la sua proposta. Il parlamento assomiglia sempre più a un circo.

A prescindere dalle condizioni nelle quali è stata approvata la proposta, il voto non serve a niente, avverte Kathimerini:

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La Grecia non può essere salvata con un’azione singola come l’approvazione di una legge. Salvare la Grecia è una procedura lunga, che esige la partecipazione attiva della popolazione. […] I politici greci devono smetterla di accusare le “forze conservatrici” di essere socialmente insensibili. Devono smettere di contare sullo scontro tra Washington e la Germania di Angela Merkel. […] La Grecia è ciò che resta dell’impero ottomano scomparso circa un secolo fa. Ancora una volta è in corso un tentativo di occidentalizzazione. E per questo bisognerà fare di più che introdurre o imporre una nuova politica economica.

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