Con più di 150 lingue parlate da una popolazione di 480mila abitanti, Manchester è la città con la più alta varietà linguistica del Regno Unito se non del mondo, quanto meno rispetto alle altre città di dimensioni simili. Una vera Babele dove quattro residenti su dieci parlano diverse lingue fra cui alcune molto rare, come il nahuatl di origine azteca o l'"eleme", un dialetto nigeriano conosciuto solo da tremila persone al mondo. In cima alla lista (ovviamente dopo l'inglese) c'è l'urdu, parlato da diecimila persone originarie del subcontinente indiano, seguito dall'arabo, dal cinese, dal bengali, dal polacco, dal punjabi, dal somalo e così via.
Questo ritratto variopinto è il frutto di una ricerca condotta da un'équipe dell'università della città riunita nel progetto Multilingual Manchester, abbastanza unica nel suo genere. Il gruppo, che ha analizzato una moltitudine di dati forniti dalle autorità e dai servizi locali (scuole, biblioteche, ospedali, censimenti ufficiali e così via), ha prodotto dal 2010 fino a oggi più di 100 rapporti sul multilinguismo e sulle minoranze linguistiche, fra cui una sintesi che è stata appena pubblicata.
Questo ha permesso di sapere fra l'altro che nel 2012 tremila studenti delle scuole della città hanno scelto di passare il loro "Certificato generale dell'insegnamento secondario" in una lingua straniera; che ventimila libri o altri media non inglesi sono stati presi in prestito più di settantamila volte in un anno nelle librerie municipali; che in due mesi sono stati inviati attraverso Tweet più di dodicimila messaggi in cinquanta lingue diverse.
Il carattere poliglotta di Manchester non è una scoperta. [[In questa città l'immigrazione è un fenomeno antico, cominciato nella seconda metà del diciannovesimo secolo]], all'epoca in cui questo centro della rivoluzione industriale attirava operai dalle origini più diverse. Ancora oggi questa città è il centro inglese che, dopo Londra, ha visto la sua popolazione aumentare più rapidamente in dieci anni, con un tasso di crescita del 19 per cento fra il 2001 e il 2011 (rispetto a una media nazionale del 7 per cento). Ogni anno continuano ad arrivare 1.500 nuovi bambini in età scolare.
Tuttavia le stime del "Multilingual Manchester" superano le cifre ufficiali, probabilmente influenzate dal predominio accordato alla nozione di "lingua principale", che sottovaluta la pluralità di lingue parlate da ogni individuo. Così in occasione del censimento fatto nel 2011 in Inghilterra e nel Galles, "solo" il 20 per cento degli abitanti di Manchester aveva dichiarato di parlare principalmente una lingue diversa dall'inglese.
Questo multilinguismo molto accentuato non influenza però l'integrazione linguistica. L'80 per cento dei residenti che non hanno nell'inglese la loro prima lingua, affermano di parlare quest'ultima bene o molto bene. La percentuale degli abitanti che dichiarano di non conoscere bene la lingua nazionale è solo del 3 per cento, e il 17 per cento che afferma di non sentirsi a suo agio con l’inglese è costituito soprattutto da persone anziane.
Beneficio gratuito
Secondo la ricerca questa diversità sarebbe una vera e propria ricchezza. L'interazione fra tutti questi gruppi linguistici facilita il dialogo religioso e la coesione sociale e aumenta la domanda e l'offerta di interpreti, traduttori, assistenti scolastici e così via. Il multilinguismo della città offre alle imprese locali la possibilità di allargare i contatti e i commerci internazionali. La capacità di parlare diverse lingue è sempre più ricercata sul mercato del lavoro, e la presenza di una popolazione giovane, istruita e poliglotta finisce per attirare società multinazionali.
La città beneficia di questa risorsa senza aver fatto grandi investimenti pubblici, poiché la trasmissione delle conoscenze linguistiche si basa soprattutto sulle famiglie e sulle comunità. Così 8mila studenti frequentano dei corsi di lingua interamente organizzati da una cinquantina di questi gruppi, mentre molti centri comunitari offrono ai loro membri altri tipi di servizi.
Le autorità pubbliche si limitano ad adottare una strategia reattiva - anziché attiva - pragmatica, decentralizzata e adattata alle varie domande, proponendo documenti in diverse lingue, offrendo la possibilità di ricorrere a interpreti, certificando le conoscenze linguistiche acquisite e così via. La saggezza delle istituzioni locali si manifesta anche nella scelta di non scoraggiare le lingue di origine, né nello spazio pubblico né in quello privato, ma al tempo stesso impegnandosi nel facilitare l'apprendimento dell'inglese.