“Fuori, da qualche parte in quelle onde, un gommone con 120 persone. O 100, o 130. Non lo sapremo mai, perché sono tutte morte. All’alba abbiamo cercato ancora, assieme a tre mercantili, senza coordinamento né aiuto da parte degli stati. Fosse cascato un aereo di linea ci sarebbero state le marine di mezza Europa, ma erano solo migranti, concime del cimitero Mediterraneo, per i quali è inutile correre, e infatti siamo rimasti soli. (...) È stato come navigare fra i cadaveri”, scrive Alessandro Porro, di Sos Mediterranee Italia, a bordo della Ocean Viking, la nave intervenuta in soccorso del naufragio che ha fatto oltre cento morti al largo della Libia lo scorso 23 aprile.
L’allerta era arrivata il mercoledì mattina ma le richieste di soccorso sono state ignorate, secondo l’ong Sea-Watch International e altre organizzazioni, sia da Frontex, che dalle autorità europee.
Si calcola, ma i dati sono probabilmente al ribasso, che da gennaio 2021 le morti nel Mediterraneo siano oltre 450 (dati IOM), in aumento rispetto allo scorso anno, quando i morti registrati sullo stesso periodo erano “solamente” 150.