Idee Lettera aperta ai dirigenti dell'Ue ed europei

“Occorrono Eurobond della rinascita per affrontare la crisi economica e sanitaria”

In questa lettera aperta ai dirigenti dell'Ue e ai leader nazionali, oltre 1.500 fra economisti, universitari e professionisti da tutta Europa propongono una serie di misure urgenti in risposta all'epidemia di Covid-19. Chiedono inoltre che l'Unione crei un fondo comune che emetta titoli europei chiamati "obbligazioni di rinascita europea" per aiutare i paesi dell'Ue a superare la crisi.

Pubblicato il 6 Aprile 2020 alle 11:04

La diffusione di Covid-19 ha determinato il più grave sconvolgimento sanitario ed economico che abbia colpito il mondo intero dalla seconda guerra mondiale. I sistemi sanitari, le famiglie, i singoli e le aziende di tutta Europa hanno bisogno di un aiuto urgente e significativo. Le misure necessarie includono:

  • Fornire risorse ai sistemi sanitari per curare i pazienti infetti e prevenire nuove infezioni.

  • Fornire sussidi di disoccupazione temporanea a tutti i lavoratori che perderanno il lavoro.

  • Aiutare le famiglie e i giovani, gli anziani e i disabili a soddisfare i bisogni aggiuntivi derivanti dalla crisi.

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  • Fornire sussidi e assistenza finanziaria alle aziende che devono interrompere o ridurre la loro produzione.

  • Finanziare il sistema educativo per rendere effettivo l'apprendimento a distanza.

  • Finanziare le operazioni delle Ong nel loro ruolo di sostegno sociale.

  • Finanziare un piano di investimenti a livello europeo sulle infrastrutture e l'ambiente in grado di rilanciare in modo sostenibile l'economia europea.

La commissione europea ha stanziato 25 miliardi di euro e ha sospeso le regole fiscali cui sono soggetti i paesi dell'Unione europea. La Banca centrale europea ha per parte sua fornito un ombrello temporaneo di 750 miliardi di euro. Non potrebbe essere altrimenti ma, pur apprezzando questi sforzi, riteniamo che non siano sufficienti. Sarà necessario un sostegno fiscale straordinario di importo ancora non quantificabile, ma i paesi non possono essere lasciati soli né fiscalmente né economicamente.

Se così fosse, gli oneri del debito nazionale esploderebbero, per quanto confortevole possano sembrare flessibili i margini di manovra fiscale odierni. Le misure fiscali mancherebbero quindi di credibilità, determinando così reazioni di mercato controproducenti che aumenterebbero i premi di rischio, perturberebbero i mercati finanziari europei e – all'interno della zona euro – imporrebbero un onere eccessivo alla Banca centrale europea: un remake della crisi del debito sovrano del 2010-2012 su scala incommensurabile. Ancora più importante, qualsiasi vincolo alla capacità dei singoli paesi di combattere la pandemia e le sue conseguenze economiche è una minaccia per le popolazioni di tutti gli altri paesi. Se questa grave emergenza non sarà affrontata correttamente, la salute e la vita di milioni di cittadini saranno a rischio.

Ci troviamo di fronte a una sfida senza precedenti a livello dell'Unione, abbiamo bisogno di una strategia senza precedenti a livello dell'Unione.

Pertanto, uniamo le nostre voci per incoraggiare l'Unione europea a fare "tutto il necessario" per combattere la pandemia, alleviare le sofferenze dei cittadini e sostenere l'economia in tutti i paesi, assumendo un ruolo attivo nel finanziamento, nel coordinamento e nell'attuazione delle misure necessarie. Di conseguenza,

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Proponiamo che le risorse necessarie per rispondere alle emergenze che colpiscono tutti i paesi dell'Unione europea siano raccolte in un fondo comune e centralizzato sotto la responsabilità delle istituzioni dell'Unione (ad esempio la Commissione), evitando un aumento insostenibile del debito nazionale. Ogni stato membro dovrebbe avere accesso a questo fondo sulla base di esigenze documentate e di piani coerenti concordati con la suddetta istituzione; in caso di difficoltà nel raggiungere una decisione, le risorse dovrebbero essere distribuite agli stati membri in base alla proporzione di popolazione.

Per quanto riguarda i mezzi necessari per la creazione del fondo, sono state avanzate diverse proposte. In linea con altri appelli da noi sottoscritti, proponiamo l'emissione di Eurobond, che suggeriamo di chiamare "European Renaissance Bonds "– Buoni europei della rinascita. Queste obbligazioni potrebbero essere sostenute da una forma di capacità fiscale comune o da altri strumenti finanziari creati ad hoc, considerando che il timore del rischio morale non può intervenire nelle attuali circostanze. Inoltre, sottolineiamo che questo nuovo debito comune non comporterà alcuna mutualizzazione dei debiti sovrani esistenti, ma si riferirà solo alle spese necessarie per affrontare l'enorme shock comune che colpisce tutti i paesi dell'Ue. Se emergerà una determinazione politica collettiva e un consenso, nessun problema tecnico sarà insormontabile.

Dopotutto, a quale scopo è stata creata l'Unione europea? Perché noi, cittadini europei, dovremmo restare uniti se non siamo nemmeno capaci di dare una risposta comune alla minaccia comune che aleggia su di noi? Senza una risposta comune il futuro dell'Eurozona e dell'Unione europea sarebbe seriamente a rischio.

L'Ue dovrebbe trasformare questi giorni difficili in un'opportunità. È tempo di dimostrare il vero significato del lungo processo di integrazione che ha creato l'Unione europea e le istituzioni dell'Eurozona. Ora è urgente un'azione comune per prevenire un danno irreversibile.

Firma la lettera qui

Primi firmatari:

Tiziana Assenza (Toulouse School of Economics, France), Andrea Boitani (Università Cattolica, Milan, Italy), Sheila Chapman (LUMSA, Rome, Italy), Nicos Christodoukakis (Athens University of Economics, and LSE, UK), Fabrice Collard (Toulouse School of Economics, France), Paul De Grauwe (London School of Economics, UK), Pompeo Della Posta (Università di Pisa, Italy), Michele Grillo (Università Cattolica, Milan, Italy), Jens Hӧlscher (Bournemouth University, UK), Klaus Kempf (Bayerische Staatsbibliothek, München, Germany), Jackie Krafft (Université Côte d’Azur, France), Luisa Lambertini (Ecole Polytechnique Fédérale, Lausanne, Switzerland), Enrico Marelli (Università di Brescia, Italy), Mario Morroni (Università di Pisa, Italy), Marcello Signorelli (Università di Perugia, Italy), Roberto Tamborini (Università di Trento, Italy), Hans-Michael Trautwein (University of Oldenburg, Germany), Amy Verdun (Leiden University, Netherlands), Hans-Jürgen Wagener (Europa Universität Viadrina, Frankfurt/-Oder, Germany). The complete list of signatories can be found here.

Gli economisti italiani si appellano all’Ue

È ora di cambiare corso

In una lettera aperta pubblicata su MicroMega, un gruppo di economisti italiani chiede che, sul breve periodo:

-la Bce riaffermi con forza che i 750 miliardi di interventi annunciati rispondono solo alle prime necessità della crisi, e che è disposta ad interventi illimitati in base a quanto necessario;

-gli acquisti di titoli pubblici non avverranno più in base alle quote di capitale della Banca che ogni Stato possiede (criterio che peraltro non è applicato per le obbligazioni societarie), ma in base alla necessità di contrastare la speculazione;

-la Bce dichiari che i titoli sovrani detenuti in base ai vari programmi di acquisto saranno rinnovati indefinitamente;

-la Bce trovi la formula giuridica compatibile con i Trattati per acquistare a titolo definitivo bond senza scadenza emessi dagli Stati, con rendimento zero o prossimo allo zero, da collocare poi presso le Banche centrali nazionali.

Per il futuro, ritengono necessario che:

-i governi Ue abbandonino l’idea che la crescita dell’economia possa essere affidata alle sole esportazioni, continuando a perseguire indefinitamente una politica di contenimento dei bilanci pubblici e dei consumi interni;

-i governi Ue prendano atto che l’inserimento del Fiscal compact all’interno dei trattati europei è stato bocciato dal Parlamento europeo e quindi quelle prescrizioni vanno lasciate cadere;

-i governi Ue concordino che il pareggio di bilancio debba valere solo per le spese correnti;

-i governi Ue prendano ufficialmente atto che la politica fiscale possa essere usata in funzione anticongiunturale, anche se ciò comporta un deficit pubblico o un suo aumento;

-i governi Ue abbandonino i criteri di sorveglianza basati su parametri inaffidabili come il Pil potenziale e l’output gap.

I firmatari sottolineano che "ciò che ora importa è che i vertici europei si rendano conto dei clamorosi errori ripetuti nel tempo e dichiarino di voler seguire d’ora in poi una strada diversa. Se questo non sarà fatto la crisi sarà pagata duramente da tutti i cittadini europei e sarà messa a forte rischio la stessa sopravvivenza dell’Unione."

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