Le attrici durante una rappresentazione della Casa di Bernarda Alba

Otto gitane recitano Lorca

Ingaggiare un gruppo di donne gitane analfabete per mettere in scena un testo del grande poeta spagnolo. Ci hanno provato a Siviglia, per combattere l'emarginazione sociale attraverso la cultura. Un tema che in questi giorni è al centro degli Incontri europei organizzati al Festival di Avignone.

Pubblicato il 9 Luglio 2010 alle 13:09
Teatro Español de Madrid  | Le attrici durante una rappresentazione della Casa di Bernarda Alba

Rocío Montero è una donna sulla cinquantina dalla carnagione olivastra. Vive a El Vacie, alla periferia di Siviglia, una dei più antichi quartieri gitani d'Europa. Rocío abita qui da più di vent'anni insieme al marito Manolo, ferraiolo, e ai loro sette figli. Qualche mese fa, grazie a un laboratorio del Centro internazionale di ricerca teatrale TNT, Rocío e sette altre donne gitane hanno scoperto l'opera di Federico García Lorca, "un uomo buono che ha fatto tanto per noi". Contagiate dal virus del teatro, le gitane si sono prestate al gioco e hanno partecipato a un progetto d'integrazione unico in Spagna. Il risultato artistico è stato applaudito dalla critica e anche da Laura García Lorca, nipote del poeta e presidente della Fondazione Federico García Lorca.

"All'inizio pensavano che Lorca fosse ancora vivo", racconta Pepa Gamboa, che si è assunta il compito di mettere in scena questa versione molto particolare di La casa di Bernarda Alba. "Alcune di loro non sapevano né leggere né scrivere, e naturalmente nessuna aveva una formazione teatrale. Tuttavia hanno compensato con un entusiasmo invidiabile". "È vero, siamo analfabete", hanno confermato le attrici durante le interviste. Una difficoltà che non ha però impedito loro di memorizzare il testo. Rocío rievoca le prove con la sua voce sfilacciata: "Pepa mi leggeva il testo e io lo ripetevo. Una, due, tre, cinque volte, finché non lo imparavo a memoria".

La marginalità sociale dei gitani di El Vacie

La messa in scena aveva un'impostazione innovativa, e così Pepa Gamboa ha deciso di snellire il testo e permettere alcune approssimazioni in senso contemporaneo. Per guadagnare in verosimiglianza, la pièce è stata successivamente arricchita di aggiunte proposte dalle attrici stesse. Il risultato finale sorprende per intensità drammatica. Grazie alla costanza e agli sforzi di queste donne, la singolare opera di Lorca ha potuto incontrare di nuovo il suo pubblico ed è stata portata in giro per tutta la Spagna. "Un rapido sguardo alla vita di queste donne permette di individuare un parallelo evidente con i personaggi dell'opera, donne sottomesse che vivono in una situazione soffocante e molto dura. Il contesto di marginalità sociale che per i gitani di El Vacie è una realtà quotidiana è molto simile a quello in cui si muovono Angustias, Magdalena, Amelia, Martirio e Adela, le protagoniste dell'opera di Lorca. Per le attrici quello che succede nella pièce non è una tragedia, ma la loro vita quotidiana", sottolinea Pepa Gamboa.

"Non volevano farle entrare a una festa organizzata in loro onore"

Le prime repliche sono state accolte molto favorevolmente. "A novembre abbiamo recitato nel quartiere di El Vacie, e a febbraio nel Teatro Español di Madrid, un posto molto prestigioso. Abbiamo fatto il tutto esaurito per quindici giorni", continua la regista. L'apprezzamento del pubblico ha permesso alle attrici di acquisire fiducia in se stesse e di firmare il loro primo contratto di lavoro. Tuttavia, per uno strano paradosso, le donne "soffrono ancora di emarginazione. Ci sono ancora posti in cui non le fanno entrare, e spesso c'è bisogno che io le accompagni per convincere un tassista a prenderle a bordo. Alcuni agenti non volevano farle entrare a una festa organizzata in loro onore".

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Anche se con il suo lavoro di attrice ormai guadagna qualche soldo, Rocío sta ben attenta a tenere i piedi per terra. Sa che la sua vita è a El Vacie. In fondo, la sua aspirazione non è intraprendere una carriera professionale nel teatro. Quello che desidera è una casa "senza topi e dove non piova dal soffitto". Un posto dove vivere dignitosamente con la sua famiglia.

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