Più forza al Parlamento, non alla Commissione

Nel 2014 gli elettori europei potranno votare il successore di José Manuel Barroso. Politicizzare l’Unione è necessario, ma la Commissione non può diventare il governo europeo.

Pubblicato il 2 Maggio 2013 alle 11:12

A Bruxelles fervono i preparativi per le elezioni europee dell'anno prossimo. C'è chi si aspetta grandi cose da queste elezioni e molti vivono l'attesa in una sorta di euforia. I più entusiasti prevedono che le elezioni del maggio 2014 rappresenteranno un progresso importante per la democrazia. Ogni gruppo politico del Parlamento europeo è stato infatti pregato di indicare il suo candidato alla funzione di presidente della Commissione e su questo argomento numerose sono le speculazioni.

Martin Schulz sarà il candidato dei socialisti? Il fatto di mettere un tedesco in cima alla lista non sarà visto come una provocazione? Il Ppe - gruppo conservatore e cristiano-democratico - può veramente nominare il ministro polacco Donald Tusk, che in questo caso dovrà rinunciare alla poltrona di capo del governo?

Ma ci sono molte altre domande: nell'Europa di oggi il federalismo ortodosso del liberale Guy Verhofstadt non rischia di spaventare? Perché le donne sono così rare tra i candidati? Ed è vero che José Manuel Barroso ha intenzione di ricandidarsi?

La speranza è che la politicizzazione del processo di nomina del prossimo presidente della Commissione rappresenti un passo avanti per la democrazia. L'idea non è nuova. Uno dei più illustri esperti dell'Ue, l'inglese Simon Hix, si batte da tempo in favore di questa evoluzione parziale del sistema. Il suo libro What's wrong with the European Union & how to fix it è stato ripubblicato più volte.

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Hix raccomanda una maggiore politicizzazione delle decisioni dell'Ue. Per lui la cultura del consenso in vigore oggi dissuade i cittadini dal chiedere risposte. La democrazia dovrebbe uscire rafforzata da un'aperta concorrenza fra un numero più elevato di candidati per la funzione di presidente della Commissione.

Finora la nomina del presidente della Commissione era decisa al riparo da occhi indiscreti. I capi di governo negoziavano i possibili nomi e il risultato era la nomina di un candidato di compromesso, di solito piuttosto anonimo. Inoltre l'adozione di questa nuova procedura significa rompere con la consuetudine delle decisioni prese a porte chiuse e in segreto.

Ma l'attuale esperienza di democrazia europea pone molte questioni delicate che finora non hanno trovato risposta. Per esempio Martin Schulz sarà a capo della lista socialdemocratica in Svezia? No, perché in occasione delle legislative europee gli stati membri diventano delle circoscrizioni elettorali e di conseguenza in Svezia saranno sempre degli svedesi a essere candidati. Ma anche se i cittadini svedesi non avranno la possibilità di votare Schulz, si potranno comunque affiggere dei manifesti in Svezia con il suo volto se sarà il candidato dei socialisti europei. Una cosa che potrebbe disorientare gli elettori.

E come sapere quale sarà la politica adottata? Schulz si batte in favore di una politica europea più federalista della maggior parte dei socialdemocratici svedesi, ma quanti elettori saranno a conoscenza della linea politica per la quale votano? Tutti elementi poco chiari.

Inoltre anche da un punto di vista formale le cose sono poco chiare. Secondo l'articolo 17 del Trattato di Lisbona il presidente della Commissione è nominato "tenendo conto delle elezioni del Parlamento europeo", ma è il Consiglio europeo (il vertice dei capi di stato e di governo) che propone il candidato. La situazione è decisamente complicata.

Troppo potere

Con molta probabilità le elezioni del 2014 deluderanno: saranno sempre i dirigenti ad avere l'ultima parola. Del resto bisogna riflettere bene se è il caso di dare al presidente della Commissione una legittimità democratica come se si trattasse di un capo di governo.

La Commissione è un'istituzione sovranazionale che dispone di un potere esteso e di numerose prerogative. È l'unica abilitata a proporre nuove leggi europee e per alcune di esse dispone di un potere di decisione, vigila sulla loro applicazione e può intentare una procedura legale contro i paesi che non rispettano le regole.

Questo tipo di nomina del presidente rischia quindi di avere l'effetto inverso di quello previsto e di provocare un aumento della concentrazione dei poteri, suscitando dubbi legittimi in materia di azione politica. Non sarebbe forse meglio limitare l'influenza della Commissione invece di aumentarla?

D'accordo nel radicare la democrazia europea a livello nazionale rafforzando il ruolo del Parlamento europeo; d'accordo nell'accettare un maggior numero di candidati nella corsa alla successione di Barroso e organizzare delle audizioni pubbliche. Ma non trasformate la Commissione nel governo dell'Unione.

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