Fra i vari cambiamenti che ha introdotto, il trattato di Lisbona ha ampliato i poteri del Parlamento europeo. E questa settimana l'assemblea li ha messi alla prova dei fatti, su una questione estremamente delicata come il bilancio. Il Parlamento europeo infatti ha reclamato una riforma del sistema di finanziamento dell'Unione, basata sull'introduzione di nuove tasse e in grado di darle gli strumenti adatti alle sue ambizioni. L'assemblea ha poi votato un aumento del bilancio del 5,9 per cento, quasi il doppio di quello che avrebbero voluto gli stati membri.

Inoltre gli eurodeputati hanno concluso un accordo inter-istituzionale con la Commissione che attribuisce loro più ampi poteri, in particolare nei negoziati internazionali e in materia di accesso ai documenti riservati. Questo accordo è [contestato](http:// http://www.consilium.europa.eu//uedocs/cms_data/docs/pressdata/EN/genaff/117238.pdf) dal Consiglio, che non ha partecipato ai negoziati e ha annunciato che farà ricorso alla Corte di giustizia per "qualunque atto della Commissione o del Parlamento adottato in applicazione di questo accordo e tale da danneggiare i suoi interessi o le sue prerogative".

Il Parlamento ha quindi preso consapevolezza dei suoi nuovi poteri e sembra avere tutta l'intenzione di volerli utilizzare. Una posizione che la Commissione sembra condividere e sostenere. Solo il Consiglio, dove sono rappresentati direttamente gli stati membri, sembra subire le nuove regole piuttosto che utilizzarle. In questo nuovo quadro istituzionale, i tre protagonisti cercano i loro punti di riferimento. E i parlamentari sembrano partiti con il piede giusto per imporre i loro. (traduzione di Andrea De Ritis)

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