Opinione La Georgia e l’Ue

Perché la Georgia non diventi come la Bielorussia, un appello a Kaja Kallas

In prima linea contro l’invasione russa dell'Ucraina, l’ex premier estone è stata appena nominata a capo della diplomazia europea. Una delle sue priorità dovrebbe essere, secondo gli autori, quella di fermare il tentativo russo di trasformare la Georgia in un vassallo del Cremlino.

Pubblicato il 24 Luglio 2024

La nomina di Kaja Kallas, ex premier estone, come nuova Alta rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza è senza dubbio una dimostrazione che l'opposizione all’invasione russa su larga scala dell’Ucraina è una priorità per l’Unione europea

In Georgia, paese chiave del Partenariato orientale e vittima dell’aggressione russa nel 2008, Kallas dovrà affrontare la crescente influenza russa, che mira a trasformare la Georgia in un vassallo di Mosca, contro la volontà della maggioranza del suo popolo.

Una vittoria politica russa in Georgia, che ora pare più vicina di quanto molti pensassero, sarebbe un duro colpo per gli interessi dell’Unione europea, e una tragedia per il popolo georgiano, che ha espresso ripetutamente, e con determinazione, le sue aspirazioni europee

La nuova Alta rappresentante dovrà concentrarsi non solo su come prevenire una vittoria politica russa, ma anche su come ristabilire un controllo politico sul lavoro del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae, che dipende dall'Alta rappresentante), che spesso ha agito come facilitatore dell’influenza russa in Georgia.

La posta in gioco non potrebbe essere più alta: se la trasformazione della Georgia in un satellite della Russia sarebbe un disastro, il fallimento nell’aiutare il popolo georgiano a invertire questo slittamento verso l’orbita russa renderà inutili anche gli sforzi dell’Unione per confrontarsi a un’Armenia che guarda a Occidente.

Non c’è dubbio che la legge sui cosiddetti “agenti stranieri” recentemente adottata dal partito al governo, Sogno Georgiano, che copia della draconiana legislazione che il regime di Putin ha usato per smantellare la società civile in Russia, sia una vittoria per il Cremlino. 

I leader russi, incluso Vladimir Putin, hanno fortemente sostenuto la legge voluta da Sogno Georgiano a fronte alle critiche occidentali. 

Il Seae, invece, che Kallas dirigerà, ha spinto per il business as usual con Bidzina Ivanishvili, l’oligarca dietro il partito, consentendo così il regresso democratico della Georgia e il suo avvicinamento ulteriore all’orbita russa.  

Nelle capitali occidentali e a Bruxelles dovrebbe essere chiaro per tutti che sono necessarie delle sanzioni economiche verso Ivanishvili e i suoi accoliti; in caso contrario le conseguenze saranno peggiori, non solo per la Georgia, ma anche per gli interessi dell’Unione: praticamente tutte le organizzazioni della società civile georgiana che si sono rifiutate di accreditarsi nel registro in stile Cremlino rischiano la chiusura imminente. 

Nel suo manifesto anti-occidentale del 29 aprile, Ivanishvili ha annunciato una repressione che sicuramente includerà persecuzioni di massa, arresti e violenze. Le organizzazioni di monitoraggio elettorale in Georgia sarebbero quasi certamente smantellate, rendendo il controllo internazionale delle elezioni di ottobre limitato. E le elezioni stesse risulterebbero minacciate. 

La “bielorussizzazione” della Georgia – la sua trasformazione in un vassallo di Mosca – farà un ulteriore passo avanti. Il regime di Ivanishvili sta utilizzando da tempo tattiche da “manuale del Cremlino”, tra cui l’uso di gruppi di teppisti, spesso mischiati alla polizia, per aggredire in maniera grave i dissidenti, anche vicino alle loro case e davanti ai figli.

Come è possibile essere arrivati a questo punto? La Georgia non doveva essere in prima linea nel Partenariato orientale? Siamo in tanti ad aver messo in guardia, e per anni, riguardo alla deriva della Georgia: il passi indietro nello stato di diritto hanno avvicinato sempre più il paese al Cremlino. Queste preoccupazioni sono state spesso minimizzate dai burocrati a vari livelli. 

Il rapporto del 2013 del consigliere speciale dell’Unione europea per la riforma costituzionale e legale, Thomas Hammarberg, ha trascurato e persino negato, lo sviluppo della giustizia selettiva sotto il governo di Sogno Georgiano. Questa posizione si è rivelata estremamente dannosa in un momento in cui si poteva fare di più.

Troppi hanno  guardato altrove, desiderosi di dichiarare un “successo” il proprio lavoro. In un incontro del 2016 con un gruppo di europarlamentari in visita a Tbilisi, l’allora ambasciatore dell’Unione europea in Georgia, Janos Herman, ha minimizzato le preoccupazioni riguardo alle inclinazioni pro-russe di Ivanishvili, ha difeso il suo operato e le sue intenzioni, e ha chiesto loro di non definire Ivanishvili un oligarca. Invece, ha affermato, dovrebbero chiamarlo un “illuminato e patriottico magnate”. 

Janos Herman ha difeso una controversa legge che Sogno Georgiano ha usato per prendere il controllo dell’allora indipendente e rispettata Corte costituzionale. Purtroppo questo è solo uno, ma certamente non l’unico, esempio di come l’ignoranza abbia permesso alla Georgia di scivolare gradualmente verso il disastro.

Il nostro obiettivo ora, e quello di una parte del popolo georgiano, deve essere di prevenire questo percorso, ed evitare la catastrofe finale, ovvero la  “bielorussizzazione” del paese. 

Siamo fiduciosi questo sia anche quello che Kaja Kallas desidera. Affinché questo accada, l'Occidente, e l’Unione europea in particolare, deve usare sin da ora le leve di cui dispone e tornare a esercitare un forte controllo politico ai massimi livelli sul dossier georgiano a Bruxelles. 

Non imporre sanzioni a coloro che hanno sostenuto e guidato le politiche per portare la Georgia nelle grinfie del Cremlino non è pragmatismo, ma un incoraggiamento, e la via verso problemi molto più grandi.


Il nostro obiettivo ora, e quello di una parte del popolo georgiano, deve essere prevenire questo percorso, ed evitare la catastrofe finale, ovvero la  “bielorussizzazione” della Georgia


Gli Stati Uniti hanno imposto restrizioni di viaggio a queste persone e ai loro familiari; non seguirne l’esempio è un incoraggiamento diretto ai personaggi più controversi all’interno di Sogno Georgiano. 

Certamente l’Ungheria cercherà di bloccare sanzioni di questo tipo ma, come ha dimostrato l’episodio delle sanzioni contro la Russia, l’Unione può evitare di essere tenuta in ostaggio da Viktor Orbán, mentre la Commissione ha a sua disposizione parecchi strumenti esecutivi. 

La posta in gioco è semplicemente troppo alta, e come abbiamo visto in passato, non fare nulla è la politica peggiore. Il popolo georgiano ha mostrato la sua determinazione, la sua disciplina non violenta, il suo impegno per gli ideali europei e la sua resistenza all’influenza tirannica del Cremlino. 

È giunto il momento per una risposta europea, il momento di difendere la democrazia e lo stato di diritto, e di permettere alla Georgia di rimanere candidata all’adesione all’Unione europea.

Traduzione a cura di Linkiesta

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