Sessanta milioni di consumatori in bilico

Il 19 novembre il parlamento ucraino ha rimandato il voto sulla liberazione di Julija Tymošenko, chiesta dall'Ue come requisito per l'adesione. Il governo vuole rimanere al centro della contesa tra Europa e Russia più a lungo possibile.

Pubblicato il 20 Novembre 2013 alle 16:12

Ombrelloni rossi e gialli, tavoli pieghevoli, grandi cartelloni. Anche se è molto improbabile che l’Ucraina firmi in tempi brevi il patto di adesione all’Unione europea, nella partita che si disputa in piazza Sobornaya di Odessa sembra quasi di assistere a un incontro di calcio politico. Qui raccolgono firme sia i sostenitori dell’adesione all’Ue sia chi vuole che l’Ucraina torni nell'orbita della Russia. Da una parte ci sono i nazionalisti dei partiti Svoboda e Batkivshchyna, dall’altro i comunisti e gli iscritti al partito Rodina.

Il leader di quest’ultimo, l’ex deputato Ihor Markov, di recente è diventato vittima del gioco geopolitico che si sta disputando per scegliere il futuro dell’Ucraina. A fine ottobre è stato arrestato con l’accusa di teppismo e condannato a restare sotto custodia fino al 20 dicembre. I suoi sostenitori affermano che è stato arrestato perché troppo filorusso perfino per il filorusso Partito delle regioni. I suoi avversari, invece, lo definiscono semplicemente un agente russo diventato troppo pericoloso addirittura per il presidente Viktor ‪Janukovyč‬.

In tutta Odessa è facile vedere i segni della gloria del passato. Le palazzine di appartamenti in stile art nouveau sono belli, ma così fatiscenti che si ha paura a entrarvi e sembra che il soffitto possa cadere da un momento all’altro. Quasi tutti qui parlano russo, lingua franca nei negozi, negli uffici e nei ristoranti. L’unico posto dove si parla soltanto ucraino è il quartier generale locale del partito Svoboda. Secondo Pavel Kirilenko, il trentenne che rappresenta il partito al parlamento ucraino, l’adesione all’Ue è ancora possibile, ma resta l’unica opzione concreta per il paese.

“A prescindere dagli sviluppi del caso di Julija Tymošenko, l’Ue dovrebbe firmare l’intesa”, dice Kirilenko. Secondo lui questo non soltanto darà un forte impulso per rilanciare la depressa economia ucraina e migliorare gli standard politici riducendo la corruzione dilagante, ma oltretutto permetterà all’Ucraina di raggiungere l’indipendenza e di affrancarsi una volta per tutte dalla Russia. Il giovane deputato afferma anche che “il prezzo da pagare sarà alto, un boicottaggio dei prodotti ucraini in Russia, forse perfino un tentativo di indurre la Crimea a chiedere la secessione dall’Ucraina. Ma prima lo facciamo meglio sarà”.

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A Odessa la questione dell’integrazione con l’Ue di fatto equivale ad andare incontro a seri problemi con la Russia. Kirilenko è soddisfatto che l’influente Markov, che lui chiama “l’agente russo”, sia stato messo in carcere. Fino a poco tempo fa Markov era deputato del Partito delle regioni ed era considerato un collaboratore stretto della “lobby di Donetsk” al governo. Ma le sue opinioni sono controverse perfino per gli standard ucraini: Markov considera l’Ucraina uno stato “stagionale”, temporaneo, che dovrebbe rientrare sotto l’ala del grande impero russo.

Premesso ciò, le motivazioni del suo arresto suonano un po’ pretestuose. Nel 2007 Markov aveva condotto con successo una campagna per erigere a Odessa un monumento dedicato all’imperatrice Caterina II. Durante una protesta inscenata dal partito Svoboda la situazione degenerò in rissa e Markov colpì uno dei manifestanti. Fino a poco tempo fa nessuno aveva prestato particolare attenzione a quell’episodio. Adesso Markov è stato privato della sua immunità e arrestato.

Prima del suo arresto non c’era dubbio alcuno: Markov, che nel suo ufficio ha appeso un enorme ritratto di Vladimir Putin e trascorreva più tempo a Mosca che a Kiev, era un politico filorusso. Secondo il giornalista di Radio Svoboda, Ivan ‪Ševčuk‬, Markov ha fatto parte di una campagna a tutto campo, sotto il controllo diretto di Mosca, finalizzata a impedire che l’Ucraina entrasse in contatto con l’Ue con varie forme di collaborazione. “Nessuno può quantificarle con precisione, naturalmente, ma per questo scopo sono state spese somme molto ingenti di denaro”, dice ‪Ševčuk‬.

Vladymir Mamonov, un imprenditore filorusso, dice che l’eventuale patto di adesione all’Ue sarebbe un “disastro” che finirebbe col distruggere completamente l’economia ucraina: “Abbiamo solidi rapporti con altri stati post-sovietici. Non è possibile separare e isolare tra loro i vasi comunicanti. Senza accesso al mercato russo, senza il gas russo, l’economia ucraina sarebbe duramente colpita”. Oltretutto, Mamonov è irritato da quella che definisce una fastidiosa propaganda filo-Ue. “Pat Cox e Aleksander Kwaśniewski non dovrebbero dire a un paese sovrano di modificare le proprie leggi al solo scopo di liberare Tymošenko” aggiunge.

Strategia multivettoriale

Secondo ‪Ševčuk‬ quest’ultima condizione è ritenuta inaccettabile dal presidente ‪Janukovyč‬ sin dall’inizio. “Teme davvero di perdere le elezioni per la presidenza e se Tymošenko fosse liberata la sua vittoria sarebbe a rischio”. Il giornalista di Radio Svoboda è del parere che ‪Janukovyč‬ si prefigga in particolare due obiettivi: fare della sua famiglia la più ricca di tutta l’Ucraina (e suo figlio Alexander è già uno degli oligarchi più in vista) e rimanere al governo più a lungo possibile. Per raggiungere quest’ultimo scopo gli servono soldi e non gli interessa da dove arriveranno, se dalla Russia o dall’Ue.

Ecco perché per il presidente ‪Janukovyč‬ la decisione migliore è non prendere alcuna decisione. Di certo egli non vuole arrivare alla firma di adesione all’Ue, né gli interessa perseguire quell’unione doganale con Russia, Bielorussia e Kazakistan che Mosca sta patrocinando. Nel suo scenario ideale ‪Janukovyč‬ preferirebbe continuare a portare avanti la strategia “multivettoriale” dell’ex presidente Leonid Ku‪č‬ma: prendere soldi ovunque possibile in cambio di vuote promesse. Il problema è che questa politica ormai ha fatto il suo corso e non è possibile tornare indietro.

L’economia del paese è in grave difficoltà e il governo ha bisogno di soldi in vista delle elezioni del 2015 per la presidenza. Potrà prenderli a est o a ovest, ma chiunque glieli darà detterà sicuramente le proprie condizioni. Mosca è stata un negoziatore molto duro e le visite di ‪Janukovyč‬ al Cremlino non hanno fruttato le auspicate svolte di rilievo. Il Cremlino infatti vuole che l’Ucraina entri a far parte dell’unione doganale perché la Russia intende tenere sotto controllo l’industria ucraina, e ciò minaccia direttamente gli interessi di ‪Janukovyč‬ e degli oligarchi a lui più vicini.

Secondo il giornalista Dmitri Babi‪č‬ Mosca deve per forza mantenere la propria influenza sull’Ucraina se intende restare una potenza globale. “La questione è puramente di natura economica. Se la Russia vuole essere un hub finanziario le occorre assolutamente un mercato di almeno 200 milioni di consumatori. Dato che ha una popolazione di 140 milioni di abitanti dove può trovarne altri 60 milioni? La risposta è ovvia: deve persuadere l’Ucraina ad aderire alla zona economica comune”, spiega Babi‪č‬.

In ogni caso, a monte di questo ragionamento puramente economico vi sono anche motivazioni politiche. Una cosa è certa: anche se il 28 e 29 novembre al summit di Vilnius sul partenariato orientale non si firmerà alcun accordo per l’adesione, non sarà la fine della partita per l’Ucraina e il suo futuro. Sarà soltanto l’inizio.

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