Tregua tra Svizzera e Stati Uniti sul segreto bancario

Pubblicato il 30 Maggio 2013 alle 14:05

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“Un altro chiodo sulla bara del segreto bancario”, titola il Financial Times dopo che il 29 maggio è arrivata la notizia che il Consiglio federale svizzero ha proposto una nuova legge sulla collaborazione con gli Stati Uniti per smascherare gli evasori fiscali. La nuova norma dovrebbe porre fine a una lunga battaglia tra le autorità fiscali americane e Berna, che in passato ha già comportato la chiusura della Wegelin (la più antica banca Svizzera) dopo che l’istituto ha ammesso di aver aiutato degli americani a evadere le tasse.

Le leggi svizzere in vigore proibiscono alle banche di rivelare dati sui loro clienti, ma la nuova norma aprirà una finestra di un anno in cui gli istituti potranno aiutare gli ispettori del fisco fornendo documenti interni. Questo procedimento potrebbe evitare denunce penali per i singoli, ma le banche dovranno comunque pagare milioni di dollari di multa per aver favorito l’evasione fiscale. Secondo il Financial Times

è una buona legge, che aiuta a superare l’incertezza legale che sta penalizzando le banche svizzere sul mercato Usa, e inoltre permette a Washington di chiedere una punizione e l’ammissione di colpa agli istituti che hanno aiutato gli americani a ingannare il fisco.

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Tuttavia il quotidiano economico sottolinea che

la legge interromperà le normali regole confidenziali soltanto per un anno, ma in realtà sarebbe molto meglio che il vecchio sistema in cui nessuno faceva domande non sopravvivesse.

Prima che la legge entri in vigore dovrà passare al vaglio del parlamento svizzero, dove la “Lex Usa”, come viene chiamata in Svizzera, “incontra una forte resistenza”, precisa la Neue Züricher Zeitung. Il quotidiano esprime i suoi timori di un “possibile fallimento dell’accordo fiscale con gli Stati Uniti”:

Per il momento non esiste una maggioranza in parlamento a favore dell’azione del Consiglio federale. I tre principali gruppi parlamentari, infatti, rifiutano la “Lex Usa”.

Le Temps sottolinea con rammarico che

l’opacità che circonda l’accordo e la libertà concessa agli istituti bancari di entrare o meno nel programma americano non contribuiscono alla solidità giuridica ed economica auspicata su entrambi i fronti.

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