Lobbying in alto loco, occultamento di informazioni e sfruttamento dell’opinione pubblica: ecco come Uber ha conquistato il mondo, rivelano gli Uber Files, una vasta inchiesta dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) alla quale hanno collaborato 40 giornali tra cui Le Monde, The Guardian o ancora L’Espresso. L’inchiesta, basata su più di 124 000 documenti riservati appartenenti alla piattaforma americana noleggio con conducente (NCC) e recuperati dal The Guardian, mette in luce le pratiche aggressive adottate tra il 2013 e il 2017 per espandersi, talvolta di forza, in diverse parti del mondo.
Diverse personalità politiche internazionali sono state avvicinate, con più o meno successo, dall’impresa californiana: l’attuale cancelliere tedesco, Olaf Scholz (allora sindaco di Amburgo), il presidente americano Joe Biden (vicepresidente all’epoca) o ancora George Osborne, quand’era cancelliere dello Scacchiere (ministro delle finanze) del Regno Unito. L’impresa sembra aver trovato un’alleato speciale nell’attuale presidente francese Emmanuel Macron, quando era ancora ministro dell’economia; oltre che assisterli nell’attività di lobbying, Emmanuel Macron sembrerebbe aver incontrato frequentemente dei rappresentanti di Uber in segreto e contro l’opinione del suo stesso governo. L’ex commissaria europea, Neelie Kroes, avrebbe operato a favore di Uber presso il governo olandese durante il periodo di latenza, ovvero dopo la fine del suo mandato a Bruxelles e prima di entrare a far parte del comitato consultivo della società, con un gettone di 200 000 euro.
Gli Uber Files rivelano anche lo sfruttamento dei movimenti sociali e della violenza a fini di comunicazione così come una comprovata abitudine nel distruggere le informazioni riservate; questa sarebbe incarnata da un “kill switch”, un protocollo che permette di togliere a distanza l’accesso ai dati dell’impresa in caso di perquisizione da parte della polizia.