La Moldova, paese che sta ospitando il maggior numero di rifugiati ucraini in proporzione alla popolazione, sta cambiando molto velocemente. Da quando il partito pro-europeo PAS (Partito di Azione e Solidarietà) ha ottenuto la maggioranza assoluta in parlamento a luglio 2021 Il Paese ha visto un'accelerazione in campo energetico, nei diritti umani e nello stato di diritto. Se prima la classe dirigenziale era un rimasuglio della tradizione sovietica, ora è più europea di molti Paesi dell’Ue. Ma non mancano gli strascichi.
"Il sostegno a Putin qui in Moldova è diminuito, ma non abbastanza. Siamo sotto l'influenza permanente dei media controllati dallo stato russo, ciononostante la resistenza contro la macchina della propaganda russa è al massimo storico. Considerando anche i moldavi e le moldave che vivono all'estero, circa il 70 per cento è filoeuropeo,” spiega Valeriu Pasa, presidente del think tank WatchDog.MD.
Come esempi di questo cambiamento possiamo citare il Palazzo presidenziale, tradizionalmente chiuso ai visitatori, che oggi è aperto e ospita, tra le altre cose, un centro di raccolta per il riciclo di dispositivi elettronici. Il Presidente della repubblica è una donna di 49 anni, Maia Sandu, il Capo del governo è un’altra donna, ancora più giovane, Natalia Gavrilița di 44 anni.
Tra i consulenti del governo ci sono dei ventenni con carriere impressionanti. Laureati del Collegio d’Europa, il prestigioso istituto di studi europei post-universitari con sede a Bruges e Varsavia, con esperienze lavorative nel Regno Unito a Bruxelles e Berlino. Sono i giovani di Federica Mogherini, rettrice dell’istituto. Giovani poi richiamati in patria per riformare il Paese. Giusto qualche mese fa, giusto prima dell’emergenza rifugiati. Una fortuna nella sfortuna.
Questi sviluppi sono parte di un esercizio ben più ampio, che include legami più stretti con democrazie liberali. La domanda a questo punto è potrebbero essere reversibili?
Le difficoltà che questo Paese è chiamato ad affrontare sono seconde solo a quelle dell’Ucraina. In questo caso parliamo di crisi rifugiati e del settore energetico controllato da aziende russe che sostengono, tra l'altro, la regione separatista della Transnistria. Secondo Pasa, poi, l’inflazione ha raggiunto il 20 per cento, un record negli ultimi trent’anni. Questo non solo per le pressioni dirette o indirette del governo russo, ma anche per una serie di contingenze logistiche. Ancora una volta però il regime di Vladimir Putin ha avuto un ruolo. […]
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