Un boomerang made in UE

Pubblicato il 9 Marzo 2012 alle 14:07

Non possiamo certo rimproverare all'Unione europea di risparmiarsi quando si tratta di comunicare le proprie iniziative. Questa settimana la Commissione ha lanciato The more, the stronger, uno spot destinato a promuovere i benefici dell'allargamento dell'Ue previsto per giugno.

Nel filmato una giovane donna bianca che ricorda Uma Thurman in Kill Bill affronta tre aggressori - un cinese, un indiano e un brasiliano - e si moltiplica per accerchiarli e placarli. Poi la donna e i suoi 11 cloni si trasformano nelle stelle della bandiera europea. Il video si conclude con lo slogan "The more we are, the stronger we are" ("Più siamo numerosi e più siamo forti").

Il problema è che su internet non è possibile scegliere il pubblico a cui rivolgersi, e nel giro di poche ore lo spot è stato bersagliato da pesanti critiche da parte degli internauti e della stampa. Accusato di essere razzista e sessista, è stato ritirato dalla Direzione generale allargamento, che ha riconosciuto di aver commesso un errore e si è scusata.

Si dice che un errore ammesso sia già perdonato a metà. In ogni caso la vicenda offre diversi spunti di riflessione, sia sulla forma che sul concetto di fondo.

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La forma dimostra chiaramente i problemi dell'Ue nel rivolgersi agli europei. Il compito è arduo, perché si tratta di farsi capire da mezzo miliardo di persone che non parlano la stesa lingua (in senso stretto e figurato) e che spesso sono poco entusiaste delle istituzioni europee — secondo l'ultimo eurobarometro il 31 per cento degli europei ha un'immagine positiva dell'Ue, mentre il 26 per cento che la valuta negativamente.

Per quanto riguarda i concetti, come sottolinea Annika Ström Melin dalle pagine di Dagens Nyheter, il video conferma la tendenza dei leader europei ad attribuire le cause della crisi economica a nemici esterni. "Compattare una comunità scaricando ad altri la respondabilità dei problemi è una tecnica classica e pericolosa […] L'Europa è esposta alla concorrenza mondiale, Cina in testa, e l'Unione avrebbe tutto l'interesse a restare unita, approfittando del mercato unico e parlando con una sola voce".

Ma è precisamente questo che l'Ue continua a non fare. L'ostilità dei governi nei confronti dell'adesione di nuovi stati all'Ue e le divisioni nell'affrontare la crisi fanno pensare che il messaggio di unità e apertura dovrebbe essere indirizzato a loro.

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