Un seggio a Sofia durante le legislative del 12 maggio

Un test per le europee del 2014

Il 27 maggio i socialisti sono usciti dall’impasse seguita alle elezioni con un governo tecnico. I nuovi equilibri di Sofia potrebbero rivelarsi determinanti per la futura Commissione europea.

Pubblicato il 27 Maggio 2013
Un seggio a Sofia durante le legislative del 12 maggio

Mentre scriviamo questo articolo non è stata ancora risolta l'equazione del futuro governo di Sofia, dopo l’incerto risultato delle elezioni del 12 maggio. La posta in gioco è alta, non solo per i nostri vicini a sud del Danubio ma per l'intera Ue.

Le elezioni politiche anticipate bulgare sono state anche una sorta di prova generale per le prossime elezioni europee. Gli interessi in gioco sono molto grandi per la futura configurazione dell'assemblea che deciderà il futuro dell'Unione europea.

Le elezioni del 2014 per il Parlamento europeo introducono una grossa novità per i cittadini dell'Unione: per la prima volta le grandi famiglie politiche potranno proporre dei candidati alla presidenza della Commissione europea. Si tratta delle prime elezioni dopo l’entrata in vigore del bilancio 2014-2020.

Il ruolo principale nella nomina del capo della Commissione spetterà sempre al Consiglio europeo. Ma quest'ultimo dovrà decidere in sintonia con il risultato delle elezioni del Parlamento europeo, altrimenti il candidato proposto dal Consiglio potrebbe non ottenere la maggioranza necessaria fra i deputati europei.

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Di conseguenza è importante sapere chi parteciperà al Consiglio europeo per la Bulgaria - al contrario della Romania, i bulgari sono rappresentati dal primo ministro e non dal presidente, anche se quest'ultimo è eletto a suffragio universale. Quale famiglia politica [europea] potrà disporre del voto della Bulgaria nel Consiglio che proporrà il nome del presidente della Commissione?

Per ora la bilancia sembra pendere in favore dei socialisti, a cui appartiene il presidente del parlamento di Sofia [Mihail Mikov]. Si potrebbe quindi ipotizzare una maggioranza parlamentare incentrata sui socialisti di Sergej Stanišev - ma non lanciamoci in congetture troppo azzardate. In ogni modo non bisogna dimenticare che Stanišev è anche il presidente del Partito socialista europeo.

Per questa ragione la posta in gioco per i socialisti è enorme. Si dice addirittura che la candidatura del tedesco Martin Schulz - presidente del Parlamento europeo e capogruppo dell’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici (S&d) - alla presidenza della Commissione potrebbe essere lanciata a Sofia. Di certo i socialisti hanno tutto l'interesse a organizzare le loro campagne là dove i loro compagni vincono le elezioni e non dove sono sconfitti.

Vincere da secondi

In effetti i socialisti bulgari non hanno vinto alle urne (hanno ottenuto solo il 27 per cento dei voti, il tre per cento in meno del partito dell'ex primo ministro Boiko Borisov, che si è dimesso all'inizio dell'anno). Di conseguenza Stanišev è quasi obbligato a imporsi nei negoziati per la formazione di un governo.

Se per Schulz le elezioni bulgare e le loro conseguenze sono importanti, le elezioni nel suo paese, la Germania, lo sono ancora di più. Perché sarà praticamente impossibile che il capofila degli eurodeputati socialisti possa essere proposto alla presidenza della Commissione se il suo partito non farà parte della coalizione di governo nel suo paese (e vista la situazione è difficile immaginare che l'Spd riesca a imporsi in Germania).

Inoltre per Bucarest il 2014 rappresenta un interesse particolare. In autunno, prima delle elezioni europee e delle presidenziali, si potrebbe svolgere un referendum per cambiare la costituzione.

La crisi politica dell'estate 2012 ha mostrato fino a che punto la Commissione europea ha influito sulla vita politica interna, e gli schieramenti in lotta a Bucarest non sono così indifferenti sulla scelta del futuro presidente della Commissione.

Da Sofia

Anche la Bulgaria punta sui tecnici

I socialisti, arrivati secondi alle elezioni del 12 maggio, hanno nominato l’ex ministro delle finanze Plamen Orešarski come nuovo primo ministro dopo la rinuncia del capo del governo uscente Boiko Borisov, che non ha raccolto un sostegno sufficiente in parlamento. Il 27 maggio Orešarski presenterà una squadra di tecnici incaricata di portare il paese fuori dalla crisi economica e politica, e il 28 maggio il governo sarà sottoposto al voto del parlamento, scrive 24 Chasa. Alla coalizione formata dai socialisti e dall’Mdl (Movimento per i diritti e le libertà) manca un seggio (quello della minoranza musulmana del paese) per ottenere la maggioranza assoluta in parlamento. Orešarski conta sul sostegno o sull’astensione dei deputati degli altri partiti.

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