"Niente euro, niente Berlino". Helmut Kohl e François Mitterrand.

Una moneta, una Germania

L'abbandono del marco e l'adesione al progetto dell'euro sono state il prezzo pagato dal governo tedesco per il via libera di Parigi all'annessione dell'Rdt? Alcuni documenti riservati gettano nuova luce sulle trattative tra Kohl e Mitterrand.

Pubblicato il 1 Ottobre 2010 alle 15:52
"Niente euro, niente Berlino". Helmut Kohl e François Mitterrand.

Il padre dell'unità tedesca è arrabbiato. Wolfgang Schäuble, ministro dell'interno sotto Helmut Kohl e caponegoziatore del trattato di unificazione, non ha parole per esprimere la sua ira. Ha in mano un libro di Peer Steinbrück, ex capo dell'Spd. Cos'è che ha fatto infuriare Schäuble? Una piccola frase del secondo capitolo, ben nascosta in un lungo studio sul "toro zoppo" d'Europa. "L'abbandono del marco tedesco in cambio di un euro stabile è stata una delle concessioni che hanno aperto la strada alla riunificazione tedesca".

"Non abbiamo mai fatto un accordo del genere", afferma Schäuble, anche se Steinbrück è convinto del contrario. Chiunque sia in contatto con il governo francese potrà confermarlo con certezza, spiega l'ex dirigente Spd. Per esempio Hubert Védrine, all'epoca consigliere del presidente Mitterrand, è convinto che il presidente francese non avrebbe approvato l'ampliamento della Repubblica federale tedesca se i tedeschi non avessero ceduto sull'unione monetaria. "Mitterrand non voleva una riunificazione tedesca senza un progresso nell'integrazione europea", spiega Védrine. "E il solo settore in cui questo era possibile era quello monetario".

Non si tratta solo di una disputa politica, ma di un giudizio storico sui principali progetti del governo federale degli ultimi decenni. E se la versione francese dovesse rivelarsi fondata, l'informazione avrebbe delle ripercussioni sulle celebrazioni nazionali tedesche e anche l'euro potrebbe risentirne, poiché dopo il piano di salvataggio della Grecia la moneta europea non gode di grande popolarità. Alcuni critici, come l'ex cancelliere Gerhard Schröder, avevano già definito l'euro "un bambino prematuro dalla salute cagionevole". E adesso potrebbero dire che la moneta europea è stata imposta ai tedeschi.

I documenti – finora confidenziali – degli archivi del ministero degli esteri mostrano che all'epoca la situazione era molto più complicata di quanto si pensasse. In Europa occidentale stava per formarsi una grande alleanza contro la riunificazione tedesca, e l'asse Roma-Parigi rischiava di rompersi. Mitterrand aveva fatto capire chiaramente al governo di Bonn che avrebbe potuto trovarsi isolato "come nel 1913".

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Fino alla rapida evoluzione di fine 1989, il dibattito sulla moneta unica seguiva il solito ritmo di Bruxelles, contrassegnato dalla lentezza. Ogni tentativo si scontrava con gli interessi contrastanti dei paesi inflazionisti del sud e i loro rigorosi partner tedesco e olandese. Nel frattempo i francesi mal soffrivano il dispositivo monetario allora in vigore, che consideravano un sistema a due velocità a loro sfavorevole. "Il marco è per la Germania quello che la bomba atomica è per la Francia, ", si diceva all'epoca nei corridoi dell'Eliseo.

Ma ecco che improvvisamente una questione torna in primo piano a livello internazionale, un'idea che anche i negoziatori dell'epoca giudicavano ancora più utopica della moneta unica europea: la riunificazione tedesca. Alla fine del novembre 1989, Kohl presenta il suo progetto di confederazione tedesca in dieci punti per permettere "al popolo tedesco di scegliere liberamente di ritrovare la sua unità".

I partner occidentali non erano stati informati in precedenza ed è probabile che Kohl abbia voluto forzare la mano per imporre la riunificazione. Quando Mitterrand sente le sue parole ha "un lieve accesso di rabbia che dura alcune ore", ricorda un suo consigliere. Il seguito degli eventi mostra bene come il presidente francese si sia sentito tradito. Il ministro degli esteri tedesco, Hans-Dietrich Genscher, è convocato all'Eliseo. L'incontro è memorabile, e mostra meglio di qualunque documento confidenziale quanto il sostegno di Mitterrand all'unità tedesca fosse legato a una concessione tedesca sull'unione monetaria.

Mitterrand minaccia di opporre il suo veto alla riunificazione della Germania. Bonn non avrebbe avuto contro solo il premier britannico Margaret Thatcher. Il ministro degli esteri tedesco si mostra ragionevole e si assume un impegno non trascurabile. "È necessario prendere una decisione a Strasburgo sulla conferenza intergovernativa per preparare l'unione monetaria ed economica", risponde Genscher.

Una vittoria per tutti

L'8 dicembre 1989, quando Kohl e Genscher entrano nella sala conferenze di Strasburgo, sono accolti da un silenzio glaciale. Solo con grande difficoltà riescono a ottenere il sostegno alla riunificazione tedesca dai loro partner europei. In cambio viene approvato il calendario francese per l'unione monetaria. Impossibile però parlare di un'unione politica.

Poi le cose procedono molto rapidamente. Nell'estate 1990 la Repubblica federale e la Repubblica democratica tedesca firmano l'accordo di riunificazione e il 3 ottobre l'Europa accoglie la nuova Repubblica federale tedesca. In dicembre i capi di stato e di governo europei si riuniscono a Roma per lanciare la conferenza intergovernativa sull'unione monetaria. E quando nel febbraio 1992 gli stati membri firmano il trattato di Maastricht, che prevede l'introduzione dell'euro, Genscher esprime tutta la sua soddisfazione: "Per me questa decisione rappresenta la concretizzazione della promessa fatta durante i negoziati sulla riunificazione".

L'abbandono del marco era quindi il prezzo da pagare per la riunificazione? Non c'è dubbio che il crollo del potere nella Ddr ha affrettato l'entrata del progetto europeo in una fase decisivaa. "Forse l'unione monetaria europea non sarebbe stata mai realizzata senza la riunificazione tedesca", sostiene l'ex capo della Bundesbank, Karl Otto Pöhl.

Di fatto questa concessione ha finito per favorire entrambi i capi di stato: lasciando alla Germania ovest la possibilità di riunirsi con l'est, Mitterrand ha aiutato Kohl a diventare il cancelliere della riunificazione; in cambio Kohl ha promesso di abbandonare il marco tedesco, una delle più grandi vittorie della presidenza Mitterrand. (traduzione di Andrea De Ritis)

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