Il premier spagnolo Mariano Rajoy

Una morale pubblica da rifondare

Il premier Mariano Rajoy ha negato ogni coinvolgimento nel caso Bárcenas. Ma anche se fosse vero, il ripetersi degli scandali ad alto livello in un paese in crisi rischia di distruggere la fiducia nella democrazia.

Pubblicato il 4 Febbraio 2013 alle 16:51
Il premier spagnolo Mariano Rajoy

Il 2 febbraio il primo ministro si è presentato davanti ai dirigenti del suo partito per smentire di aver ricevuto o versato fondi segreti e per difendere la propria integrità. Siamo convinti della sua sincerità e siamo sicuri che numerosi cittadini condividano questa impressione, che abbiano o meno votato per lui alle elezioni.

Ma non è questo che preoccupa l’opinione pubblica. Ad angosciare gli spagnoli sono le fortune accumulate dall’ex tesoriere del Partito popolare e nascoste al fisco, i legami di Luis Bárcenas con lo scandalo Gürtel, nell’ambito del quale molti eletti nel Pp sono stati accusati di corruzione in casi di licitazione pubblica, e le rivelazioni di vari personaggi e ambienti vicini al Pp secondo i quali i versamenti irregolari andavano avanti da molti anni.

Si sa che sono la segretaria generale del Pp María Dolores de Cospedal e lo stesso Mariano Rajoy ad aver deciso di mettere fine al sistema dei pagamenti e alla contabilità affidata al tesoriere Bárcenas, conformemente a prassi ormai in uso da tempo immemorabile dal partito. In tale situazione è impossibile comprendere la levata di scudi del partito a fronte delle informazioni che circolano oggi, dato che sono i suoi stessi due massimi dirigenti ad aver deciso di farla finita con i sospetti di irregolarità portati alla ribalta dalla scoperta di una rete di corruzione come Gürtel.

Bisogna riconoscere al premier il merito di aver promesso trasparenza e di voler pubblicare la sua dichiarazione dei redditi e rendere nota l’entità del suo patrimonio, ma si stenta a credere che questa stessa trasparenza sia stata effettivamente la regola all’interno del suo partito, dopo i molteplici episodi iniziati con la malversazione del suo primo tesoriere Rosendo Naseiro. Basti ricordare la condanna dell’ex presidente della regione autonoma delle Baleari ed ex ministro di Aznar, Jaume Matas; la condanna al carcere di Francisco Correa, principale accusato nello scandalo Gürtel; e infine l’apertura di un’indagine sui sindaci e i consiglieri municipali del Pp per frode e corruzione.

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La tesi della trasparenza sui conti ha un punto debole fondamentale: l’ombra permanente di Luis Bárcenas, che per una ventina d’anni ha avuto accesso ai segreti finanziari del seggio centrale del partito. Sarà anche vero che i 22 milioni di euro accumulati dall’ex tesoriere su un conto svizzero non hanno niente a che vedere con il Pp. Ma è innegabile che il tesoriere del partito era un multimilionario ed evasore fiscale (oggi amnistiato) per il fatto stesso di aver gestito la contabilità del partito per tanti anni.

La bolla della corruzione

Spetterà alla giustizia determinare l’origine del patrimonio di Bárcenas e verificare l’autenticità dei conti che egli ha tenuto. Ma dal canto loro i dirigenti del Pp avranno l’obbligo di spiegare ai loro elettori e all’opinione pubblica come hanno potuto accordare per decenni la loro fiducia a un evasore fiscale, e continuare a farlo anche dopo la sua espulsione e in un clima di pesanti sospetti di corruzione. Ma si sa: è difficile prendere le distanze da un dirigente che si è arricchito nell’ufficio accanto.

Il presidente del governo spagnolo si sbaglia se crede che i cittadini siano disposti ad accettare l’idea che le rivelazioni di queste ultime settimane siano soltanto un complotto ordito contro il suo partito o contro lui stesso. La giustizia emanerà il suo verdetto sui comportamenti da lui tenuti in passato.Ma la politica deve guardare al presente e al futuro: qui c’è in gioco la democrazia stessa. E non un surrogato di democrazia, nel quale le istituzioni sono ostacolate dai poteri ufficiali e da forze occulte, bensì un paese europeo che deve avere garanti al di sopra di tutti i sospetti, siano essi all’opposizione o al governo.

È normale, in presenza di casi come quello che riguarda il ministro della sanità Ana Mato – accusata di aver ricevuto regali da una rete criminale – che i cittadini manifestino tutta la loro indignazione, e lo facciano tanto più energicamente nel mezzo di una crisi finanziaria provocata da una bolla immobiliare che ha alimentato la corruzione politica. Per tutto ciò oggi è quanto mai indispensabile un piano di rinnovamento della democrazia, che preveda la rifondazione giuridica e morale delle nostre istituzioni e che non potrà essere portato avanti da nessuna delle forze politiche odierne, dato che sono nella stragrande maggioranza travolte dai sospetti.

La classe politica, della quale l’opinione pubblica ha già una così bassa opinione, deve prenderne coscienza, e ancor più coloro che sono al governo. Non si può che alimentare insoddisfazioni e sdegno facendo orecchie da mercanti nei confronti delle critiche, negando la realtà, rifiutandosi di prestare attenzione alle legittime proteste.

Commento

Rajoy deve fare qualcosa

La pubblicazione da parte di El País dei presunti "documenti segreti" dell'ex tesoriere del Partito popolare Luis Bárcenas ha provocato una tempesta politica e una crisi istituzionale. Questi documenti contengono infatti la doppia contabilità attraverso la quale alcuni membri del partito avrebbero ricevuto delle retribuzioni irregolari fra il 1990 e il 2008. Il loro presunto autore sarebbe stato espulso dal partito nel 2010 per il suo coinvolgimento nello scandalo Gürtel. Il segretario generale del Partito socialista (Psoe) Alfredo Pérez Rubalcaba ha chiesto le dimissioni del primo ministro Mariano Rajoy. Quest'ultimo ha negato pubblicamente ogni suo coinvolgimento, ma aumentano i dubbi sulla possibile implicazione di importanti membri del partito e anche del ministro della sanità, Ana Mato, che avrebbe avuto questi fondi per finanziare le sue spese personali. Per il quotidiano conservatore El Mundo, la dichiarazione di Rajoy non ha affatto messo fine allo scandalo:

La sua situazione sarebbe meno complicata se ammettesse che il Pp ha ricevuto delle donazioni poco chiare e annunciasse un'inchiesta per scoprire se alcuni dirigenti del partito hanno ricevuto pagamenti irregolari. Questo ovviamente avrebbe un costo politico, ma comunque molto minore rispetto a quello che dovrà pagare se non prenderà alcun provvedimento contro chi ha apparentemente messo le mani nelle casse del Pp per accrescere la propria ricchezza personale.

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