Il 30 novembre la commissione europea ha raccomandato di bloccare 7,5 miliardi di euro del recovery fund per l'Ungheria, a causa del deterioramento dello stato di diritto e della possibile corruzione su vasta scala nel paese.
Bruxelles ha minacciato Budapest di rappresaglie finanziarie diversi mesi fa. Aveva presentato un elenco di 17 misure da attuare entro il 19 novembre – una condizione sine qua non senza la quale l’Ungheria non avrebbe avuto accesso ai fondi. Quest’ultima è riuscita in parte a legiferare in tempo su questi temi, ma senza convincere la Commissione. Budapest ha istituito un'autorità anticorruzione e una task force come parte delle riforme necessarie, ma la Commissione ha ritenuto che non è sufficiente.
La Commissione raccomanda agli stati membri di convalidare il piano di ripresa post-Covid 19 dell'Ungheria (5,8 miliardi di euro in sovvenzioni), ma di subordinarne il pagamento ad altre 27 misure chiave, tra cui la lotta alla corruzione e l'indipendenza del sistema giudiziario.
Il premier ungherese Viktor Orbán ha criticato la decisione della Commissione, accusando i "burocrati di Bruxelles" di bloccare i fondi per "motivi politici". Ora tocca ai capi di stato e di governo dell’Ue decidere; con la guerra in Ucraina in corso e un'inflazione galoppante nel paese le due decisioni, previste entro la fine dell'anno, potrebbero provocare una grave crisi politica.