Un po’ come una festa nel mezzo di una tempesta: il 22 aprile 2022 è l’Earth Day, la festa della terra. L’evento, creato oltre 50 anni fa negli Stati Uniti è celebrato in tutto il mondo e, quest’anno, cade a pennello poiché la terza e ultima parte del sesto rapporto dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), pubblicato il 4 aprile 2022, ha faticato a lasciare il segno in uno spazio mediatico occidentale largamente monopolizzato dalla guerra in Ucraina, anche se i due temi, geopolitica e ambiente, non si escludono a vicenda.

Il rapporto ci dice che i prossimi 5 anni saranno cruciali se vogliamo mantenere un livello di riscaldamento globale a 1,5°C entro la fine del secolo. Per far sì che questo accada le emissioni di CO2 dovrebbero smettere di crescere entro il 2025 e diminuire del 43 per cento entro il 2030. Un abbassamento del 25 per cento delle emissioni entro il 2030 manterrebbe il riscaldamento globale sotto i 2°C.

Perché gli eco-investitori si ritrovano a finanziare le “Big Oil”? A quali stratagemmi ricorre la finanza per raggiungere questo obiettivo? Come possono proteggersi i cittadini? Quale ruolo può svolgere la stampa? Ne abbiamo discusso con i nostri esperti Stefano Valentino e Giorgio Michalopoulos, che per Voxeurop analizzano i retroscena della finanza verde.

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