Due miliardi di euro. Questo è il costo stimato da Moschos Korasidis, direttore generale dell'Unione nazionale delle Cooperative Agricole greche, per la serie di disastri climatici che hanno colpito il paese tra metà luglio e metà settembre.
Gli incendi hanno dapprima devastato l'area intorno ad Alexandroupoli, principale città della regione agricola di Evros, nel nord-est del paese, le isole di Rodi e Corfù e il monte Parnes, polmone verde della capitale. Poi le tempeste Daniel ed Elias hanno spazzato via la pianura della Tessaglia, la riserva alimentare del paese. E la natura in tutto questo?
È la domanda che si pone Kiriaki Chatzisavvas, 37 anni, biologa di formazione, che ha lasciato l'industria farmaceutica per piantare viti a Evros. “Qui c'era un piccolo paradiso", spiega, indicando le colline. Ora è un disastro. Le viti sono carbonizzate, i grappoli d'uva appassiti… La tenuta di 7 ettari ha un odore acre, ci vorranno dai 5 ai 10 anni per tornare allo stesso livello di produzione. La viticoltrice si domanda se sarà in grado di continuare il suo esperimento di viticoltura basato sulla "biodiversità".

Spiega: "Il mio approccio era olistico, con pochi interventi umani. Avevo persino condotto un esperimento con un apicoltore che aveva installato delle arnie intorno alle viti. La natura aveva ritrovato un suo equilibrio. Gli incendi hanno spazzato via la biodiversità, devastando vigneti, boschi, terreni agricoli e oliveti.
Gli apicoltori sono preoccupati. Michalis, 31 anni, aveva circa 200 arnie che è riuscito a salvare. "La produzione di miele è la mia unica fonte di reddito. Dove si nutriranno le mie api ora il fuoco ha bruciato tutto?".
Questa è una preoccupazione fondamentale per Pavlos Georgiadis, un etnobotanico di Evros che insegna all'Università di Hohenheim in Germania: "Le api, che sono essenziali per l'impollinazione, non hanno più nulla da mangiare anche se le arnie sono state salvate. In questo contesto, c'è il rischio di desertificazione. Gli incendi hanno un impatto enorme sulla biodiversità! Migliaia di ulivi sono bruciati, i terreni coltivabili sono stati distrutti e gli animali sono morti tra le fiamme". Continua il ricercatore: "Suolo, aria, acqua, biodiversità: tutto è colpito da questi incendi”.
Insomma, l'intero ecosistema è in pericolo. "La salute biologica del suolo sarà compromessa dalle inondazioni e dagli incendi: inoltre, sarà difficile piantare colture che potrebbero essere colpite da malattie del suolo a causa dell'eccessiva umidità, oltre che da 'asfissia radicale' dovuta principalmente al prolungato allagamento del terreno", spiega Moschos Korasidis.
A suo avviso, "questo degrado di vaste aree agricole rappresenta una seria minaccia per la sicurezza alimentare locale e nazionale. La carenza di colture essenziali può portare a una maggiore dipendenza dalle importazioni, con ripercussioni negative sulla bilancia commerciale del paese".

L'avvertimento può sembrare esagerato... Ma le cifre danno la misura dello spettro della penuria e dell'aumento dei prezzi che ora perseguita la Grecia. Nella regione di Evros, gli incendi hanno bruciato 94 mila ettari, di cui quasi la metà di foreste, e 8.114 ettari di terreni agricoli (il 55,6 per cento del totale della regione). Anche gli ulivi secolari sono in pericolo.
La Tessaglia, che rappresenta quasi il 15 per cento della superficie agricola del paese (oltre 400mila ettari), è una vera e propria riserva agricola e un riserva di grano. Produce inoltre il 7 per cento della barbabietola da zucchero del paese, il 50 per cento dei pomodori da industria e dei principali legumi come i piselli, il 30 per cento del cotone e dell'orzo, il 20 per cento del fieno utilizzato negli allevamenti e gran parte della frutta e della verdura.
La regione, inoltre, è un pilastro della produzione di carne, latte e formaggio. Moschos Korasidis avverte: "Abbiamo subito anche enormi anche disastri nei prodotti immagazzinati, come i cereali". A suo avviso, "tra un'offerta notevolmente ridotta di prodotti alimentari sul mercato e gravi problemi dovuti alla speculazione, si sono create le condizioni per un aumento dei prezzi".
Dopo dieci anni di crisi economica e finanziaria, si profila un'altra crisi: questa volta sulla produzione alimentare.
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