La campagna elettorale per le legislative del 9 dicembre è dominata dalle discussioni sul budget europeo per il periodo 2014-2020. Dopo essersi scontrati ancora una volta per decidere chi dei due sarebbe andato al Consiglio europeo, il primo ministro Victor Ponta e il presidente Traian Băsescu (che alla fine andà a Bruxelles) si sono accapigliati su un eventuale veto al nuovo budget: Ponta è favorevole nel caso in cui la Romania subisse una riduzione dei fondi, Băsescu è contrario.
Secondo Adevărul se i leader romeni avessero voluto fare qualcosa di utile “avrebbero studiato dei provvedimenti per fare in modo che la Romania spenda in modo più efficace i miliardi che riceve dall’Ue. Ma la Romania, per cui il budget Ue prevedeva 19,66 miliardi di fondi europei, è all’ultimo posto per quanto riguarda il loro utilizzo, sottolinea il quotidiano. Secondo Adevărul sotto la presidenza di Traian Băsescu Bucarest
è riuscita a realizzare un fantastico 4 per cento di assorbimento effettivo e un 10 per cento sulla carta. I bulgari ci superano, e i polacchi potrebbero prenderci in giro se solo non temessero che il record negativo della Romania spinga i paesi dell’Europa occidentale a decidere di ridurre in modo sostanziale i fondi di coesione.
Il quotidiano si domanda quanto costerà ai romeni l’esportazione sulla scena europea della guerra politica interna:
La Romania è diventata un cattivo esempio per l’Europa e uno strumento nelle mani dei paesi interessati a dimostrare che il denaro dei ricchi non dev’essere più speso per ridurre lo scarto tra gli stati più sviluppati e quelli più arretrati. L’adozione di una politica di riduzione dei budget al prossimo Consiglio europeo è un colpo portato all’idea di un’Europa più integrata e più forte.
Secondo il quotidiano un nuovo fallimento dell’esercizio finanziario dell’Ue significherebbe per la Romania l’abbandono di ogni speranza di ridurre lo scarto e avvicinarsi agli standard di prosperità della “vecchia Europa”.