Opinione Migranti alla frontiera tra Bielorussia e Ue

La crisi migratoria è parte della propaganda di Lukašenko

Alla frontiera tra la Bielorussia e la Polonia, in una zona di non diritto, sono ammassati migliaia di migranti provenienti dal Medio Oriente che cercano di entrare in Europa. Da Minsk, il giornalista Evgeny Kazartsev spiega come la propaganda del presidente bielorusso Lukašenko sfrutti la situazione per scaricarne la colpa sull'Europa.

Pubblicato il 15 Novembre 2021 alle 16:33

“Non sono razzista, ma...”, ha scritto un utente di Twitter, ricevendo una sfilza di risposte che vanno da “non dovrebbero lasciar entrare i musulmani" alla condanna della situazione. Da maggio, quando è iniziata la crisi migratoria alle frontiere tra Bielorussia e Ue, i social network sono stati relativamente silenziosi sull'argomento. La situazione è esplosa quando i migranti hanno iniziato a cercare di forzare la frontiera verso il confine polacco per poter entrare in Europa. 

Prima su Instagram e Tiktok si potevano vedere foto di "turisti", video di danze arabe per le strade e battute sulle curiosità bielorusse. Ora, invece, gli utenti sono impegnati non tanto in una discussione, quanto in un vero e proprio scontro su come trattare i migranti provenienti da Iran, Iraq, Siria e da altri paesi. 

Se quando migliaia di bielorussi sono andati in Polonia dopo l'agosto 2020, i polacchi avessero detto in massa: "Perché venite qui? Tornatevene a casa vostra!" cosa avremmo detto? I polacchi non si sono permessi di comportarsi così. C’è chi sostiene anche che ai bielorussi è stato riservato questo trattamento perché la vita in Bielurussia è difficile.  E qui ribatto: i curdi fuggono dal loro paese perché la vita lì è meravigliosa? Chi lascia il suo paese quando puo’ condurvi una vita felice?

Un'altra contro-argomentazione è quella di chi dice “ora sono al sicuro, niente li minaccia in Bielorussia, lasciateli lì”. Ribatto: si tratta di persone che vogliono andare in Germania, dove possono avere migliori condizioni di vita. Questo, di conseguenza, li trasforma in rifugiati "economici" piuttosto che "politici". 

È vero, ma allo stesso tempo non contraddice il fatto che siano in pericolo nella loro stessa patria e desiderino semplicemente una vita decente: una vita decente non è un vezzo, è un diritto fondamentale di ogni essere umano. Molti bielorussi, in fuga dalle forze di sicurezza del loro paese, tendono a non rimanere, per esempio, in Ucraina, ma ad andare verso la Germania o la Repubblica Ceca. Possiamo biasimarli per questo?

Quando si parla di migliaia di migranti bloccati in Bielorussia e al confine, spesso si dimentica che si tratta di persone che devono dormire nei boschi nelle fredde notti di novembre, che vengono brutalizzate dalle guardie di frontiera bielorusse ed europee.

Che hanno preso in prestito e/o venduto i loro averi per ottenere i soldi per il loro viaggio. Come si può considerare una persona che fugge dalla guerra, dalla povertà o da un genocidio – e per questo è disposta a infrangere la legge, a rinunciare agli agi di una vita normale, a condurre i propri figli attraverso foreste gelide sapendo che uno dei rischi possibili è la morte – uno "scroccone che non ha niente a che fare con noi"? E sì, qui  sto mettendo in dubbio la moralità e l'intelligenza di questi “esperti da salotto”.

Ma un'altra cosa è importante. Queste discussioni distraggono dalla questione principale: di chi è la colpa di questa catastrofe umanitaria e come viene sfruttata?


Queste discussioni spostano l’attenzione dalla questione principale: di chi è la colpa di questa catastrofe umanitaria e come viene sfruttata?


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